Il Papa: troppo dura la crisi in Abruzzo

Una terra dimenicata dopo il terremoto. Benedetto XVI ricorda la figura di Celestino V e dice che i suoi insegnamenti sono validi anche oggi.

05/07/2010
Benedetto XVI a Sulmona, per la sua terza visita pastorale in Abruzzo, ha celebrato gli 800 anni dalla nascita di Celestino V, papa vissuto nel XIII secolo, tra i pochissimi nella storia a dimettersi solo dopo cinque mesi di pontificato.
Benedetto XVI a Sulmona, per la sua terza visita pastorale in Abruzzo, ha celebrato gli 800 anni dalla nascita di Celestino V, papa vissuto nel XIII secolo, tra i pochissimi nella storia a dimettersi solo dopo cinque mesi di pontificato.

Intreccia il ricordo della figura di Celestino V con la denuncia della sofferenza dell’Abruzzo interno, dove il lavoro manca, i paesi si spopolano e il terremoto dell’anno scorso ha portato un “senso di smarrimento”. Benedetto XVI a Sulmona ha spiegato che gli insegnamenti di Celestino V rimangono “validi” anche ai nostri giorni, perché lui era un “cercatore di Dio”, perché aveva una “chiara coscienza del peccato”, ma anche una “chiara coscienza dell’infinita misericordia di Dio”. Accettò la nomina a Papa per rimettere a posto le cose di una Chiesa travagliata da lotte di potere e corruzione alla fine del 1200, e poi si dimise. Ma il suo fu un atto d’amore e non di viltà, di eroismo, per salvare il Vangelo e il suo “annuncio sereno, chiaro e coraggioso”, ha detto il Papa, “senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza e dell’imposizione”.

    Ratzinger ha spiegato che “le caratteristriche del breve e sofferto pontificato di Celsetino V sono le caratteristiche dell’attività missionaria della Chiesa in ogni epoca”. Poi ha esortato ai sacerdoti a prendere esempio dal monaco eremita diventato Papa per soli 75 giorni, in modo che siano “testimoni credibili” della “riconciliazione con Dio”, aiutando “l’uomo di oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono”.

    Il vescovo di Sulmona ha illustrato al Papa le sofferenze dell’Abruzzo, lontano dall’Aquila, la zona interna “la più povera e dimenticata”. Ha definito la mancanza di lavoro “un’emergenza prioritaria”. Il Papa ha risposto: “Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni”. I giovani gli hanno spiegato che la “crisi occupazionale” li “getta nello sconforto e nella frustrazione”, soprattutto dopo aver studiato “con costanza e con profitto”. Benedetto XVI li ha invitati a non mollare, a usare bene “l’intelligenza”, a non lasciarsi sopraffare dalle “ombre che oscurano l’orizzonte”, guardandosi dai “falsi valori” e dai “modelli illusori”, e ad essere invece “creativi” nel “cercare insieme soluzioni” ai problemi.

Alberto Bobbio
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Postato da FRANCO PETRAGLIA il 07/07/2010 18:27

DELUSIONE E AMAREZZA PER L'ATTEGGIAMENTO ASSUNTO DAL NOSTRO GOVERNO NEI CONFRONTI DEL POPOLO ABRUZZESE- A DISTANZA DI CIRCA 15 MESI DAL DEVASTANTE EVENTO TELLURICO- Sono un ex terremotato irpino e quindi conosco bene gli effetti del sisma e le sue angoscianti conseguenze. Dico subito, senza menar il can per l'aia, che l'atteggiamento assunto dal nostro governo(Berlusconi) nei confronti degli abruzzesi e la loro terra è a dir poco vergognoso. Dopo circa quindici mesi dal terribile evento tellurico, la ricostruzione non si vede, migliaia di persone sono tuttora in condizioni precarie. Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, pour cause, ha dichiarato: “La nostra città è imbestialita, arrabbiata e umiliata”. Durante le recenti manifestazioni che si sono svolte in questi ultimi giorni, il segnale che ho colto tra la gente è di grande sgomento e di delusione verso le istituzioni. I cittadini della terra dannunziana chiedono e si chiedono perchè sono stati abbandonati al proprio destino. E' ora, secondo il mio modesto osservatorio, che il nostro premier, passato il trionfalismo-spavalderia manifestato subito dopo il terremoto,si attivi- hic et nunc- per risollevare le sorti (dramma) di questi nostri sfortunati fratelli. Non riesco a capacitarmi perchè questo maledetto vezzo italico-promettere e poi non mantenere- è duro a morire. Facciamo prevalere, a prescindere da qualsiasi colore politico, l'antico motto:”Magis esse quam videri”. Solo così, impegnandoci a portare a termine le opere-progetti programmati, possiamo dire di incominciare a lavorare seriamente per dare un contributo di giustizia sociale, di democrazia e di politically correct. Diversamente, non serve turlupinare (prendere per i fondelli) un popolo già provato da altri problemi socio-economico-morali. P.S. Tensione e scontri durante la marcia su Roma di oggi: un ragazzo ha ricevuto manganellate dalle forze dell'ordine e presenta lesioni sanguinanti.
N.B. Siete liberi di fare qualsiasi utile taglio al mio commento. Grazie! Grato per la cortese ospitalità, porgo molti cordiali e cari saluti.

Franco Petraglia -Cervinara -(AV)

Postato da FRANCO PETRAGLIA il 05/07/2010 16:25

DELUSIONE E AMAREZZA PER L'ATTEGGIAMENTO ASSUNTO DAL NOSTRO GOVERNO NEI CONFRONTI DEL POPOLO ABRUZZESE- A DISTANZA DI CIRCA 15 MESI DAL DEVASTANTE EVENTO TELLURICO- Sono un ex terremotato irpino e quindi conosco bene gli effetti del sisma e le sue angoscianti conseguenze. Dico subito, senza menar il can per l'aia, che l'atteggiamento assunto dal nostro governo (Berlusconi) nei confronti degli abruzzesi e la loro terra è a dir poco vergognoso. Dopo circa quindici mesi dal terribile evento tellurico, la ricostruzione non si vede, migliaia di persone sono tuttora in condizioni precarie. Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha dichiarato: “La nostra città è imbestialita, arrabbiata e umiliata”. Durante le recenti manifestazioni che si sono svolte in questi ultimi giorni, il segnale che ho colto tra la gente è di grande sgomento e di delusione verso le istituzioni. I cittadini della terra dannunziana chiedono e si chiedono perchè sono stati abbandonati al proprio destino. E' ora, secondo il mio modesto osservatorio, che il nostro premier, passato il trionfalismo-spavalderia manifestato subito dopo il terremoto,si attivi- hic et nunc- per risollevare le sorti (dramma) di questi nostri sfortunati fratelli. Non riesco a capacitarmi perchè questo maledetto vezzo italico-promettere e poi non mantenere- è duro a morire. Facciamo prevalere, a prescindere da qualsiasi colore politico, l'antico motto:”Magis esse quam videri”. Solo così, impegnandoci a portare a termine le opere-progetti programmati, possiamo dire di incominciare a lavorare seriamente per dare un contributo di giustizia sociale, di democrazia e di politically correct. Diversamente, non serve turlupinare (prendere per i fondelli) un popolo già provato da altri problemi socio-economico-morali. Grato per la cortese ospitalità, porgo molti cordiali e cari saluti. Franco Petraglia -Cervinara -(AV)

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