11/06/2013
«Ognuno di voi sa che base fondamentale della nostra religione è la carità, senza di cui tutta la nostra religione crollerebbe, perché noi non saremo veramente cattolici finché non adempiremo, ossia non conformeremo tutta la nostra vita ai due comandamenti in cui sta l’essenza della fede: nell’amare Iddio con tutte le nostre forze e nell’amare il prossimo come noi stessi».
Luciana Littizzetto legge le parole di Pier Giorgio Frassati. “Il ragazzo delle otto beatitudini”, come lo aveva definito Giovanni Paolo II proclamandolo beato il 20 maggio 1990, viene raccontato attraverso i suoi stessi scritti, le lettere alla madre, agli amici, i suoi discorsi e le sue riflessioni.
L’audiolibro Mille colpi di cannone, curato dalla Caritas ed edito dalla San Paolo (libro + Cd euro 22,90) fa scorrere i pensieri di Frassati sulle musiche di Mite Balduzzi. E poi le voci di Giorgio Marchesi, della pattinatrice Carolina Kostner, del calciatore Nicola Legrottaglie, per citare solo alcuni degli interventi, danno corpo ai sentimenti di quel giovane di Torino, nato in una famiglia dell’alta borghesia e appassionato dei poveri, delle montagne, degli amici, della fede.
Morto di poliomelite fulminante, all’età di 24 anni, Pier Giorgio Frassati fa dire al teologo Karl Rahner: «Ecco improvvisamente di nuovo un cristiano, là dove l’ambiente induceva a pensare che una cosa del genere appartenesse ormai al passato». Formatosi nell’Azione cattolica, testimone dell’avanzare del fascismo, “uomo delle beatitudini”, lo definisce nella prefazione all’audiolibro don Dario Viganò, direttore del Centro televisivo vaticano, Frassati si pone oggi come modello, perché «ha attraversato in lungo e in largo quelle che Papa Francesco indica come periferie dell’esistenza. Pier Giorgio è invito a farsi, nelle strade della storia, parabola della grammatica dell’amore del Padre per ciascun uomo e ciascuna donna».
Annachiara Valle