24/10/2011
Crisi della finanza mondiale
Per uscire dalla crisi e soprattutto per affontare meglio le prossime occorre una Banca centrale mondiale e un’ Autorità politica mondiale. Insomma bisogna cambiare l’intera architettura del sistema finanziario che ha governato il mondo fin qui. La Santa Sede con una Nota del Pontificio consiglio della Giustizia e della pace mette sotto accusa il “liberismo economico senza regole e controlli”e indica con chiarezza che così non si può andare avanti. Le analisi e le proposte contenute nel documento sono praticamente le stesse del movimento mondiale degli Indignados.
Nella Nota c’è una frase che illustra i motivi della pubblicazione del testo che verrà consegnato ai membri del G20 all’incontro di Cannes del 3 e 4 novembre: “Non bisogna temere di proporre cose nuove anche se possono destabilizzare equilibri di forze pre-esistenti che dominano sui più deboli”. Il documento ha un titolo programmatico: “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale”. Nella Nota si prevede anche una tassa planetaria sulle transazioni finanziarie, una sorta di Tobin Tax, per costruire un fondo per sostenere i Paesi colpiti dalle crisi e la revisione dei sistemi di cambi esistenti.
L’ idea di una autorità politica mondiale non è nuova per la Chiesa. Ne parlò per primo Giovanni XXIII nella “Pacem in terris”, l’enciclica pubblicata nel 1962. Oggi, si legge nella Nota, quell’idea appare “ancor più vitale” e degna di “urgente concretizzazione”, anche perché la crisi si è affrontata male con “una combinazione di errori tecnici e di responsabilità morali”. Per la Santa Sede siamo di fronte ad una “Torre di Babele” dove prosperano “egoismi e divisioni”, che mettono a rischio “la democrazia” e accrescono “un clima di crescente ostilità e perfino di violenza”.
Alberto Bobbio