In nome dello "Spirito di Assisi"

Con la cerimonia ufficiale di apertura nel pomeriggio di oggi sono partiti i lavori del 25° Incontro per la pace. Riccardi lancia un appello "agli uomini e alle donne di buona volontà".

11/09/2011
Andrea Riccardi
Andrea Riccardi

«Il vivere insieme può trasformarsi in un vivere gli uni contro gli altri, può diventare un inferno se non impariamo ad accoglierci gli uni gli altri, se ognuno non vuole essere altro che se stesso. Ma aprirsi agli altri, offrirsi agli altri può essere anche un dono». Solo trovando la via del convivere l’umanità ha un futuro secondo Papa Benedetto XVI, che ha voluto dare con queste parole il benvenuto alle migliaia di partecipanti al 25° Incontro internazionale della pace cominciato ufficialmente questo pomeriggio a Monaco di Baviera, prima sede del  suo mandato come vescovo ormai 34 anni fa, con la manifestazione ufficiale di apertura.

Nella stupenda cornice della Residenz, magione e sede del governo dei principi bavaresi per oltre tre secoli, il Presidente della Repubblica di Germania Christian Wulff, nel suo discorso di apertura ha lodato l’attività di Sant’Egidio nel favorire il dialogo tra persone di culture molto diverse tra loro. «Il messaggio cristiano è l’amore per i nemici e in questa logica Giovanni Paolo II organizzò nel 1986 l’incontro mondiale di preghiera», ha ricordato il politico. «È necessario respingere la violenza con il dialogo ma dobbiamo prendere atto che molti cristiani sono perseguitati in tutto il mondo; e per tutti ricordo il cristiano Shabaz Bhatti, ex ministro per le minoranze in Pakistan ucciso qualche mese fa», ha detto fra gli applausi dei presenti. Un ricordo che ha assunto un carico simbolico molto forte se si pensa che in sala era presente il fratello di Shabaz, Paul, relatore in alcuni dei forum dei prossimi due giorni.

Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e fra quelli che, nel mondo, ha preso più seriamente l’appello di continuare lo “Spirito di Assisi” inaugurato da Giovanni Paolo II nella città di San Francesco un quarto di secolo fa, ha rilevato come in questi dieci anni «si è generalizzata una cultura del conflitto, quasi risposta naturale a un mondo considerato in preda agli scontri di civiltà», smentendo «la speranza di pace consacrata dagli eventi dell’89 in Europa». La crisi economica, secondo Riccardi, non ha fatto altro che scavare un solco ancora più profondo: «è cresciuto un sentimento impellente e primordiale: bisogna pensare a sé e diffidare dell’altro». La soluzione, allora, non può che essere il «proporre, con rinnovata forza, il problema della pace», una pace che non è solo retorica ma «bisogno impellente di simpatia, di unione, di dialogo» e un «porre fine ai conflitti aperti». Pace che si declina in molti modi, secondo il docente: costruzione politica, responsabilità comune verso il mondo, libertà della miseria nei paesi del Terzo Mondo, sicurezza di fronte al terrorismo… La pace, insomma, «non è utopia» e allora occorre una «svolta» perché il prossimo decennio non può essere sprecato e in questo processo globale, anche di grave recessione mondiale, «le religioni possono aiutare a cambiare mentalità ricordando come il valore della vita non è data dalla quantità di benessere ma dall’investire in quello che non passa». E una sobrietà nei consumi, secondo Riccardi, aiuta la libertà dello spirito. «Uomini e donne possono molto se prendono l’iniziativa, cambiano la loro vita e pacificamente provano a cambiare quella degli altri: non tutto è economia», ha concluso.

Tra gli altri interventi da segnalare quello di Alpha Condé, Presidente della Repubblica di Guinea. Il politico ha ricordato che il 28 settembre prossimo, a Conakry, la capitale dello stato africano, vi sarà un grande incontro per ricordare tutte le vittime della Guinea scomparse dal 1958: «La democrazia è la prima tappa dello sviluppo economico», ha ricordato Condé, «per rafforzarla ho chiesto la collaborazione delle autorità religiose cristiane e islamiche perché percorressero il Paese spiegando a tutti i loro fedeli la necessità del dialogo e della pace». Un seme dello spirito di Assisi piantato nel Continente africano.

Stefano Stimamiglio
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