04/12/2010
Il Papa con un cappello da bersagliere
Esecutivo più forte, sistema naggioritario e federalismo. Questa è la ricetta per uscire dalla “crisi di sistema” e per correggere “la debolezza” dell’Italia proposta alla chiusura del Forum sui 150 anni dell’Unità d’Italia del “Progetto culturale”, di cui è presidente, dal cardinale Camillo Ruini. L’ex- presidente dei vescovi ha avvisato di parlare “a titolo personale”. Ruini ha sottolineato che la debolezza dell’esecutivo in Italia
È una problema storico che riguarda tutti i governi dal 1848, compreso quelli di De Gasperi: “ Avendo seguito in maniera costante e partecipe le vicende della politica italiana dall’ormai lontano 1948, posso dire che mai, nemmeno nelle situazioni che avrebbero dovuto essere più favorevoli, come ad esempio quelle dei governi De Gasperi dopo le elezioni del '48, l’esecutivo ha goduto nell’Italia repubblicana di una vera e sicura stabilità: è questo un elemento di debolezza relativa dell’Italia in confronto agli altri grandi paesi europei”. Ed ecco le sue proposte: “Ritengo, come opinione puramente personale, che un contributo al funzionamento del nostro sistema politico potrebbe venire da un rafforzamento istituzionale dell’esecutivo, naturalmente nel pieno rispetto della distinzione tra i poteri dello Stato. Per la medesima ragione mi sembra importante mantenere, in una forma o nell’altra, un sistema elettorale di tipo maggioritario. Nella stessa direzione sembra spingere l’attuazione del federalismo: da una parte esso corrisponde alla ricchezza pluriforme della realtà storica, sociale e civile italiana e può contribuire a una più forte responsabilizzazione delle classi dirigenti locali; dall’altra parte, per non nuocere all’unità della nazione, il federalismo non solo deve essere solidale, ma va bilanciato con una più sicura funzionalità del governo centrale”.
Il cardinale Camillo Ruini ha sottolienato anche la necessità di occuparsi della “denatalità” e gli “effetti che essa ha già prodotto e a quelli, più gravi, che nel medio periodo è destinata a produrre”: “Oggi, finalmente, anche le classi dirigenti italiane incominciano a prendere coscienza di questa debolezza” Tuttavia ha denunciato che “siamo lontani però dalla realizzazione di quei cambiamenti che possono mettere fine, con il volgere del tempo, al nostro declino demografico”. Sono cambiamenti che riguardano “le politiche pubbliche” Quindi si è rivolto alla Chiesa perché è “su queste frontiere” che devono misurarsi “le nostre attitudini ad incidere, sia come Chiesa sia come laici cattolici, sugli effettivi orientamenti dell’Italia, in riferimento ai modi di sentire e alle scelte di vita della gente, e non solo alle decisioni politiche e legislative”. Poi ha aggiunto che l’Italia “a differenza di quanto si sta verificando in altri paesi europei che pure hanno posto in essere provvedimenti efficaci a sostegno della natalità, dovrebbe valorizzare ben di più quello che rimane un suo grande punto di forza, e cioè la profondità e la tenacia dei legami familiari, che spesso vengono invece considerati come un nostro motivo di arretratezza: ma simili valutazioni hanno ricevuto una smentita concreta dalle capacità di resistere all’attuale crisi economica, capacità che per l’Italia dipendono in larga misura dal ruolo e dal risparmio delle famiglie”.
Alberto Bobbio