L'immigrazione dimenticata

Le Caritas del Mediterraneo chiedono più attenzione. Mons. Mogavero: "Occorre un progetto organico della Cei". L'Italia rischia di violare la Convenzione di Ginevra.

18/06/2010

In Italia il numero degli immigrati irregolari è aumentato al primo gennaio di quest'anno di 126 mila persone. Niente più sbarchi grazie all'accordo tra Roma e Tripoli, ma adesso gli immigrati atterrano a Fiumicino o a Malpensa, con un visto turistico e dopo qualche mese, non potendo dimostrare di avere un lavoro regolare, automaticamente diventano irregolari.

    Sono poco più di cinque milioni di stranieri in Italia, 544 mila senza permesso di soggiorno. La metà lavora in nero, ma con un rapporto stabile e continuativo, e il 3 per cento è addirittura dipendente a tempo indeterminato. Spiega il vescovo di Mazara del Vallo monsignor Domenico Mogavero: “La politica dei respingimenti che il governo sventola serve solo per dire che la pace regna nel Mediterraneo”.

    Il punto sull’immigrazione in Italia e sulla situazione nel Mediteranneo lo stanno facendo le Caritas nazionali che si affacciano sul mare vicino a Trapani in Sicilia. Il direttore della Caritas italiana monsignor Vittorio Nozza ha chiesto che venga continuamente “monitorato l'andamento dei flussi migratori nell'area del Mediterraneo relativamente a cittadini immigrati, richiedenti asilo, rifugiati e anche rispetto alle vittime della tratta”.

    I problemi restano nonostante gli accordi, che la Caritas critica pesantemente, tra Berlusconi e Gheddafi. Hanno colpito soprattutto chi chiede asilo perché viene da Paesi in guerra e Paolo Artini, dell’Unhcr, l’ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, al convegno della Caritas ha detto che l’Italia rischia di violare la Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati, che la Libia invece non ha mai sottoscritto.

    Le Caritas hanno firmato quello che hanno chiamato il «Patto di Trapani», che prevede anche uno scambio migliore di informazioni circa la situazione degli immigrati nei singoli Paesi e la promozione di momenti di confronto con le istituzioni locali, nazionali ed internazionali “per rafforzare, nell'interesse di tutti, la collaborazione sul fronte della mobilità umana”. Nel testo viene sottolineato inoltre la necessità di “promuovere azioni congiunte per sensibilizzare la società civile sui temi delle migrazioni” e per “contribuire a promuovere una cultura del rispetto e della tutela dei diritti umani”.

   Sia il presidente della Caritas monsignor Nozza, sia il vescovo di Mazara del Vallo monsignor Mogavero, che è anche capo dell’Ufficio giuridico della Cei, hanno chiesto alla Chiesa italiana di preparare un “progetto originale organico sul tema delle migrazione” per evitare “il rischio di andare in ordine sparso”, ma anche per uscire da “una situazione neutrale e di silenzio”, che può provocare “coperture e atteggiamenti di rifiuto e di larvato razzismo e xenofobia”. Ha spiegato Mogavero: “L'immigrazione non è un fatto marginale della nostra attività pastorale. Dobbiamo di più essere stimolo verso la politica, le istituzione e il Paese intero”.

Alberto Bobbio
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