01/04/2011
Il direttore di Caritas Italiana Vittorio Nozza
La Conferenza episcopale italiana risolve quasi in 20 per cento del problema di Roberto Maroni e dei presidenti delle Regioni. In strutture della Chiesa italiana, case di accoglienza di associazioni e conventi, verranno ospitati 2500 degli immigrati arrivati a Lampedusa: Le strutture si trovano in 93 diocesi. Duecento immigrati resteranno a Lampedusa ospiti della Casa della Fraternità della parrocchia dell’isola, dove lavoreranno a rotazione volontari della Caritas italiana di diverse diocesi.
Per l’accoglienza degli immigrati la Cei non chiederà nemmeno un euro allo Stato: “Provvederemo a tutto”, ha spiegato questa mattina ai giornalisti il Segretario generale della Conferenza episcopale monsignor Mariano Crociata: “Alloggio, cibo e vestiario”. La decisione è stata presa durante il Consiglio permanente della Cei che si è svolto questa settimana. Tutta l’operazione verrò coordinata dalla Caritas Italiana. In ognuna delle 93 diocesi sono stati individuate case idonee e perfettamente strutturate. Crociata ha spiegato che in c’è “alcuna ragione politica dietro la decisione, né rispondiamo all’appello di alcuno”: “Semplicemente intendiamo mettere in pratica il Vangelo che dice ero straniero e mi avete accolto”.
Il segretario della Cei ha osservato che “di fronte all’emergenza umanitaria serve uno sforzo di tutti per rispondere all’appello che viene da persone che rischiano la vita” e non bisogna cedere “all’individualismo”. Secondo Crociata “dobbiamo assumere lo stesso atteggiamento di accoglienza che già l’Italia ha dimostrato negli anni passati, nonostante l’attuale momento di crisi”: “ Non dobbiamo oscillare tra estremi così lontani come un’isola che vede in poco tempo praticamente raddoppiata la sua popolazione e zone che magari per esigenze di tranquillità non si dispongono ad accogliere”. Il segretario della Cei ha anche invitato a pensare al dopo: “Risposte di più lunga durata che guardano al lavoro e all’abitazione con un sostegno sopranazionale, cioè europeo, come ha sottolineato anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano”. Secondo i vescovi non si possono chiudere gli occhi “di fronte al volto del prossimo disperato, né essere sordi all’appello di chi vive nel bisogno estremo”: “Purtroppo assistiamo a reazioni varie, persino contraddittorie, che dicono che la cultura dell'accoglienza deve crescere ancora da noi e un po’dappertutto”.
Alberto Bobbio