30/09/2011
Il Card. Angelo Bagnasco e mons. Mariano Crociata
“La Cei non fa i governi e nemmeno li manda a casa”. Così ieri mattina il segretario della Conferenza episcopale italiana monsignor Mariano Crociata ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco fosse da leggere come un appello alle dimissioni del premier Silvio Berlusconi, presentando il comunicato finale del Consiglio permanente alla Radio Vaticana: “E’ del tutto fuori luogo attribuire intenzioni del genere alla prolusione”. Crociata ha spiegato che la Cei “non vuole esprimere giudici complessivi sulla maggiore o minore vicinanza alla Chiesa di un governo rispetto ad un altro”: “Questo ci porterebbe su un terreno politico improprio, mentre la Cei esprime per ragioni istituzionali valutazioni e indirizzi su specifici temi che riguardano i valori di fondo della persona e della vita, anche quella sociale, perché è questo che attiene alla missione della Chiesa”.
Nel comunicato si ribadisce che la “questione etica” investe molti ambiti e c’è “il rischio diffuso di un progressivo impoverimento delle famiglie, a fronte di provvedimenti economici che stentano a contenere la gravità della crisi”. Crociata ha confermato che la Cei chiede “la partecipazione attiva dei cattolici alla vita pubblica”. Ciò non vuol dire organizzare un nuovo partito, ma promuovere “il giacimento culturale e di valori del mondo cattolico, che è nel tessuto sociale del Paese e che supera anche i confini di appartenenza religiosa” sforzandosi di “convergere su una piattaforma comune, ma senza nostalgie per il passato”.
Alberto Bobbio