29/06/2012
Papa Benedetto XVI indossa il "pallio", la striscia di lana bianca a forma circolare che si indossa sopra i paramenti liturgici, simbolo della potestà su una provincia ecclesiastica
Sono tre gli arcivescovi metropoliti italiani che hanno ricevuto oggi da Benedetto XVI il "pallio", la striscia di lana bianca a forma circolare che si indossa sopra i paramenti liturgici e che è simbolo della potestà su una provincia ecclesiastica. Si tratta di Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, di Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, e di Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari.
Con loro, altri 43 arcivescovi provenienti da tutto il mondo e nominati durante l’ultimo anno, fra i quali i due cardinali Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlino, e Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara. In particolare, sette sono brasiliani, quattro rispettivamente statunitensi, canadesi e filippini, tre polacchi, due messicani, indiani e australiani, oltre ad altri quindici da singole nazioni (tre di essi la ricevono però nelle loro diocesi, per motivi di salute).
Rivolgendosi a loro, nell’omelia per la solennità dei santi Pietro e Paolo, celebrata come di consueto in Vaticano alla presenza di una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, papa Ratzinger ha sottolineato: «Il pallio che vi ho conferito vi ricorderà sempre che siete stati costituiti nel e per il grande mistero di comunione che è la Chiesa, edificio spirituale costruito su Cristo pietra angolare e, nella sua dimensione terrena e storica, sulla roccia di Pietro. Animati da questa certezza, sentiamoci tutti insieme cooperatori della verità, la quale, sappiamo, è una e “sinfonica”, e richiede da ciascuno di noi e dalle nostre comunità l’impegno costante della conversione all’unico Signore nella grazia dell’unico Spirito».
Il Pontefice si è quindi soffermato sulle figure dei due apostoli: «La tradizione cristiana da sempre considera san Pietro e san Paolo inseparabili: in effetti, insieme, essi rappresentano tutto il Vangelo di Cristo. A Roma, poi, il loro legame come fratelli nella fede ha acquistato un significato particolare. Infatti, la comunità cristiana di questa città li considerò come una specie di contraltare dei mitici Romolo e Remo, la coppia di fratelli a cui si faceva risalire la fondazione di Roma».
E ne ha tratto lo spunto per un pressante invito a realizzare, come gli apostoli, «un modo nuovo di essere fratelli, vissuto secondo il Vangelo, un modo autentico reso possibile proprio dalla grazia del Vangelo di Cristo operante in loro. Solo la sequela di Gesù conduce alla nuova fraternità: ecco il primo fondamentale messaggio che la solennità odierna consegna a ciascuno di noi, e la cui importanza si riflette anche sulla ricerca di quella piena comunione, cui anelano il Patriarca ecumenico e il Vescovo di Roma, come pure tutti i cristiani».
Saverio Gaeta