06/05/2010
L'incontro a Roma, nella Comunità di Sant'Egidio, tra lo storico Andrea Riccardi (a sinistra), monsignor Vincenzo Paglia (al centro), e l’esarca patriarcale della Bielorussia, il metropolita Filarete.
«La carità diventa l’approccio originale dei cristiani con la vicenda umana nelle dimensioni del quotidiano e in quelle, più vaste, del mondo». È questa la sfida che lo storico Andrea Riccardi ha proposto per il tempo attuale, intervenendo al convegno «I poveri sono il tesoro prezioso della Chiesa», tenuto oggi a Roma nella sede trasteverina della Comunità di Sant’Egidio, con la partecipazione di autorevoli esponenti delle Chiese cattolica e ortodossa.
«Non un incontro “sentimentale”, ma una riflessione che tocca l’essenza della Chiesa, poiché non è possibile una fede cristiana senza l’amore preferenziale per i poveri», ha spiegato monsignor Vincenzo Paglia, vescovo di Terni. E il professor Riccardi gli ha fatto eco sottolineando che, se «nella società della globalizzazione la gratuità è assediata e corrosa», ai cristiani spetta continuare a lottare «per ricomporre la distanza tra la Chiesa e i poveri, dinanzi al divorzio fra il mondo della fede e il mondo degli “ultimi”».
«La via della carità è troppo impegnativa perché il mondo possa permettersi di dimenticare il suo senso autentico», ha concordato l’esarca patriarcale della Bielorussia, il metropolita Filarete. Tre le coordinate da lui indicate per descrivere la carità: «Forma diretta di relazione fra l’uomo e Dio, concreta modalità di vita attraverso l’imitazione della carità divina, ascesi salvifica di liberazione dai peccati».
Netta è stata la sintesi del cardinale Roger Etchegaray: «La carità è “plurale”. Amare significa condividere, “fare insieme”». Di qui l’indicazione conclusiva: «La sola possibilità per la Chiesa è di essere uno spazio di libertà spirituale nel quale ogni uomo possa gustare l’assoluto di Dio».
Saverio Gaeta