Libia, i dubbi del vescovo di Tripoli

Troppa fretta militare per l'ingerenza umanitaria? La domanda del vescovo di Tripoli e le preoccupazioni dei diplomatici del Papa. Armi 'ultima ratio'.

20/03/2011
Benedetto XVI e una colomba della pace
Benedetto XVI e una colomba della pace

Era il 19 marzo anche allora. Festa di san Giuseppe, come ieri. Il 19 marzo 2003 poco prima delle mezzanotte l’aviazione americana bombardò l’Iraq avviando una guerra provocata da una cortina di menzogne sulle armi di distruzione di massa, i cui danni sono ancora sotto gli occhi di tutti. Ieri la Francia ha dato il via ai raid autorizzati dall’Onu. Giovanni Paolo II quel 19 marzo 2003, mercoledì, invocò, per intercessione di san Giuseppe, il “prezioso dono della concordia e della pace”. Questa mattina Benedetto XVI ha usato esattamente le stesse parole. Vi sono delle differenze nella posizione dalla Chiesa e della diplomazia vaticana? Allora gli interventi del Papa e dell’ allora “ministro degli esteri della Santa Sede”  Jean-Luis Tauran erano entrati nel merito della crisi irachena. In queste ore invece la Santa Sede analizza soprattutto il lato umanitario della crisi. Più direttamente invece entra nel merito il vescovo di Tripoli monsignor Martinelli che in una dichiarazione telefonica all’Ansa propone un ragionamento che pochi hanno fatto in queste ore. In pratica chiede se non si sia intrapresa la via militare “troppo in fretta”.

Martinelli esprime la posizione classica della Chiesa e della Santa Sede in materia di “ingerenza umanitaria”. La dottrina della Chiesa  non è mai stata contraria al diritto di ingerenza a fini umanitari, ma l’approva solo come “ultima ratio”. E in queste ore in ambienti vaticani ci si domanda se ciò è davvero avvenuto. Il dubbio è che l’intervento militare alla fine non fermi le forze di Gheddafi. Il vescovo di Tripoli, che conosce bene il Colonnello, lo ha detto con chiarezza: “Io spero in una resa, ma credo che Gheddafi non cederà, anzi penso che l’uso della forza ne accentui la reazione. A mio giudizio è stato dato il via ad un gioco sbagliato”.

Fonti diplomatiche della Santa Sede non nascondono il fastidio per non aver prima tentato di intrecciare qualche colloquio con il regime libico, in qualsiasi forma. E neppure nascondono un certo fastidio per la fretta francese. E mettono in fila i rischi augurandosi che l’intervento si risolva in breve tempo, come ha sottolineato il cardinale Bagnasco presidente della Cei, e senza “danni collaterali”. La preoccupazione è che la crisi si attorcigli una guerra lunga e che la cosiddetta “coalizione dei volonterosi” non abbia una guida chiaramente identificata “sotto bandiera Onu”, ma sia una sorta di armata che si muove con interessi non del tutto chiarissimi e dove quelli umanitari (salvaguardia della vita della popolazione), secondo il testo della risoluzione dell’Onu, finiscano in fondo alla fila.

Alberto Bobbio
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Postato da DOR1955 il 21/03/2011 16:31

La guerra è sempre sbagliata! Mi permetta però, egregio Dr. Bobbio, di pensare che forse era proprio "l'ultima ratio". L'esercito di Gheddafi stava a 20 Km da Bengasi; lei sa quanti abitanti ha Bengasi? Più di 650.000 mila. I cannoni, come le bombe degli aerei che adesso stanno intervenendo non hanno gli occhi: quanti morti fra i civili potrebbero aver provocato?. E comunque a Gheddafi è stato dato un "preavviso" di almeno 3 settimane; quello di fermarsi e dialogare. Ma non ha ascoltato nessuno (a parte che qualcuno non voleva disturbarlo). Capisco la preoccupazione di Mons. Martinelli; si trova (e con lui i cristiani libici) fra "'l'incudine e il martello". Non capisco però il suo dubbio postumo: aveva anche Lui il tempo per tentare di parlare con Gheddafi e nel contempo (30 secondi via Internet) con i suoi diretti superiori e le ambasciate dei vari stati. Lo ha fatto?. Spero vivamente di si. Ripeto, sbagliatissima la guerra, ma ognuno si prenda le proprie responsabilità per quanto poteva fare e non lo ha fatto. Se qualcuno non lo ha fatto risponderà a Dio: politici - diplomatici o religiosi che siano.

Postato da Franco Salis il 21/03/2011 14:35

Vai e commenta avvenimenti così angosciosi,senza cadere nell’emotività o peggio nella demagogia La prima cosa che vorrei sapere è se il vescovo di Tripoli mons. Martinelli, in occasione dei respingimenti dei migranti e conseguente loro condanna a morte di stenti dopo lunga agonia si sia posto l’interrogativo di legittimità di tale azione,sebbene richiesta dall’Italia. Se la risposta è si, ciò che ha detto (l’ho sentito anche alla TV) trova legittimazione, se ha taciuto, no. Comunque il pezzo a firma di Alberto Bobbio riporta non pochi luoghi comuni. Chi ha detto che l’uso della forza non sia stata “l’ultima ratio”? Chi dice che invece non siano gli “ambienti vaticani”, mossi indubbiamente da nobili propositi,a sbagliare le valutazioni? Le armi di distruzione di massa non furono trovate, ma è menzogna dire che L’Irak non le avesse perché precedentemente usate. Non è affatto vero che non si è tentata la via diplomatica, ma chi ha ancora il coraggio di affermare che con la “diplomazia” Gheddafi si sarebbe piegato? Mons. Martinelli, visto che conosce bene il colonnello, avrebbe dovuto sapere che quello ha orecchi solo per sentire il rumore delle bombe, è l’unica comunicazione di cui sia capace. Forse è per questo che qualcuno in Italia non voleva disturbarlo. Cardinale Bagnasco, i “danni collaterali” sono inevitabili. Non nascondiamoci dietro un dito. Infine,perché non si è fatta carico "la diplomazia vaticana?" O è anch’essa uscita perdente? E vuole attribuire ad altri le responsabilità? Finché la gerarchia continua a dire noi siamo i bravi e voi i cattivoni, non renderete un servizio alla cristianità né alla umanità. Sto leggendo i "lineamenti per educare alla vita buona del Vangelo", finalmente, pur come giusto, ponendo paletti, chiedete il contributo di tutti.
Buona sera.

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