30/05/2010
Don Mario Picchi
Lui aveva capito prima di tutti che la bestia della droga avrebbe fatto molto male ai giovani e alle famiglie. Don Mario Picchi è stato un pioniere e ora molti lo piangono con il cuore e gli occhi gonfi di dolore e di lacrime. E’ morto la scorsa notte a Roma. Aveva 80 anni, spesi soltanto per gli altri e sempre con il Vangelo in mano. Era nato a Pavia. Sacerdote in Piemonte alla fine degli anni Sessanta venne chiamato a Roma con l’incarico di cappellano del lavoro alla Pontificia opera di assistenza. Mette al centro l’uomo e il lavoro, capisce che i problemi sono molto più ampi di quello che si crede.
E’ stato un pioniere dappertutto. S’imbatte nei tossici, quelli che fanno difficoltà ad affrontare la vita. E avvia alcuni servizi, un po’ a tentoni in quegli anni di non consapevolezza. Ma la sua idea è precisa e la chiama “Progetto uomo”. Don Picchi fonda un’alleanza e attorno al suo progetto si riconoscono in molti, associazioni e servizi. Si può dire sia stato anche il pioniere del Terzo settore, di quel non-profit che migliora l’Italia.
Sicuramente don Picchi ha migliorato questo Paese e ha mostrato il volto di una Chiesa amica, tenacemente amica dell’uomo. Anche quando è stato rimproverato, anche quando non è stato capito. Oggi la sua opera, il CeIs, Centro Italiano di solidarietà è non solo un marchio di buona volontà e di impegno. E’ il marchio del Vangelo impresso sulla nostra storia in modo indelebile da un prete cocciutissimo e mite, a cui dobbiamo molto.
Scrisse una volta: “Siamo un gruppo di poveri per le strade del mondo. E un giorno vedrò questo gruppo allontanarsi da me e proseguire il cammino. Vorrei che fosse sempre presente, in questo continuo andare, la fede nella capacità dell’uomo, di qualsiasi uomo; la speranza che ha origine dalla convinzione di poter fare bene se ci si impegna davvero, la carità che nasce dall’amore per l’incontro e dall’attenzione per ogni sorriso e per ogni carezza che si può dare e ricevere arricchendo la vita di tutti noi”.
Alberto Bobbio