20/03/2013
Manifestazione in memoria di Carlos Murias (ritratto nei cartelloni) e Gabriel Longueville, sacerdoti uccisi durante la dittatura argentina (Corbis).
Un martire della dittatura militare argentina potrebbe essere tra i primi beati del pontificato di papa Francesco. E' Carlos Murias, giovane francescano che operava nella diocesi di La Rioja. Nel 2011 l'allora cardinale Jorge Mario Bergoglio ha firmato la pratica per avviare la causa dell'avvio del processo canonico.
«Per favore, pregare per me», ha chiesto papa Francesco nel suo primo discorso al mondo dopo l'elezione. «Per, favore, fratelli, pregate per noi, perché ci hanno minacciato e ci perseguitano». Queste - come ricorda il quotidiano argentino El Clarín - furono le parole di Carlos Murias durante la Messa celebrata nella cappella Santa Barbara di Chamical, a 140 chilometri da La Rioja, capoluogo dell'omonima provincia. Era il 17 luglio del 1976. Il giorno seguente un gruppo di uomini che si presentarono come poliziotti lo prelevarono dalla residenze di alcune monache. L'altro sacerdote che operava con lui, Gabriel Longueville, francese, non volle lasciarlo solo. Entrambi sparirono. Il corpo di Murias fu ritrovato in mezzo a un campo due giorni dopo: atrocemente torturato prima di essere fucilato.
Carlos Murias aveva appena 30 anni, era nato a Cordoba e si ispirava
alla Teologia della liberazione, pur non facendone parte. Il vescovo di
La Rioja monsignor Enrique Angelelli lo aveva inviato a prestare il suo servizio fra i poveri di Chamical. Sapeva di essere controllato dai militari, guardato con sospetto e fastidio dagli uomini della dittatura per
il suo impegno in difesa dei contadini che reclamavano la terra e degli
emarginati. Un colpo durissimo e un enorme dolore per monsignor
Angelelli. Solo quindici giorni dopo, anche al vescovo toccò la stessa
fine: la sua morte venne fatta passare per un incidente stradale. Sono alcuni dei numerosi martiri della Chiesa argentina negli anni oscuri della dittatura di Videla.
Murias sapeva bene di correre dei rischi. Ma non abbandonò la sua
missione. «E' meglio morire giovane, facendo qualcosa per il Vangelo»,
disse una volta a sua sorella Marta, «piuttosto che morire anziano senza
avere fatto nulla».
Giulia Cerqueti