15/10/2012
Napoli, suore incatenate per protesta contro i tagli. Le fotografie di questo servizio sono di Cesare Abbate, Fotoagenzia Napoli.
Suor
Caterina e suor Mimma
sono ancora là, incatenate ad un palo della luce, proprio sotto la
finestra del sindaco, Luigi De Magistris. Sono passate 5 ore dalla
manifestazione di oltre 400 tra operatori sociali, mamme, bambini e,
appunto, suore che rappresentano circa 80 istituti di assistenza e
beneficenza: sono al collasso economico dopo anni di finanziamenti non pagati da
parte dell’amministrazione comunale.
«Il
Comune non eroga le nostre spettanze da 5 anni», spiega Francesco
Auricchio,
dell’Istituto Montessori. Come il suo tanti istituti hanno
protestato sotto il Municipio di Napoli: vantano circa 40 milioni di
euro di arretrati. I posti a rischio, tra dipendenti, insegnanti e
operatori sociali sono più di 2.000. «Il mio è un semi-convitto e
finora siamo andati avanti grazie alle rette dei privati e facendo
prestiti», continua Auricchio, «abbiamo ragazzi che ci affidano i
servizi sociali; offriamo loro vitto, trasporto, attività ludica e
didattica. In pratica un’alternativa alla strada, ma non siamo più
in grado di pagare stipendi agli insegnanti, agli educatori ed a
tutti gli altri dipendenti».
Nelle
condizioni dell’Istituto Montessori sono tanti a Napoli.
Ecco
perché, allo stremo, hanno deciso di scendere in piazza. Di portare
mamme e bambini sotto la sede del Comune. Ma a suor Mimma e suor
Caterina non è bastato il chiasso dei bambini, gli striscioni delle
mamme, le proteste dei dipendenti senza lavoro o senza stipendio.
Loro vogliono risposte concrete. Subito. Perché non ci sono soltanto
le difficoltà economiche per la gestione corrente. Il 21 dicembre
scadranno i contratti e «tre mila
minori a rischio, da gennaio, potrebbero tornare in mezzo alla
strada», chiosa suor Mimma, che opera nell’Istituto Santa Maria del Pozzo di Barra,
periferia orientale e, a dir poco difficile, di Napoli.
In questo
quartiere qualche settimana fa anche la festa rionale ha rischiato di
saltare per infiltrazioni camorristiche. A Napoli, istituti e
cooperative sociali suppliscono alle mancanze delle famiglie, alle
deficienze dello Stato; in una parola allontanano i minori dalla
strada. «Sono anni che andiamo avanti con le pensioni delle suore -
prosegue Suor Mimma - ma ora non riusciamo più a sostenere i costi.
Vogliamo risposte concrete soprattutto per il futuro dei nostri
bambini».
Suor
Caterina è accanto a lei, in catene. «Siamo rimaste noi. Abbiamo
detto a tutti gli altri di andar via, mentre noi pretendiamo una
risposta. Non è tanto il problema dei crediti arretrati, quanto
quello del futuro di questi ragazzi. È impensabile da un giorno
all’altro dir loro: tornate in strada. Io opero in un quartiere
popolare, nella zona della Ferrovia; abbiamo bambini figli di
detenuti oppure figli di tossicodipendenti. Non chiediamo la luna, ma
solo attenzione per i servizi sociali anche perché noi siamo un
presidio di legalità; per questi ragazzi, tante volte, noi
rappresentiamo la famiglia; la strada, invece, è la via più breve
per la delinquenza».
Giovanni Nicois