08/09/2010
Una copia del Corano
Per il Vaticano sarebbe un gesto di “grave oltraggio al libro sacro di una comunità religiosa”. La proposta di bruciare il Corano l’11 settembre partita da una piccola chiesa evangelica della Florida per ricordare le vittime degli attacchi alle Torri Gemelle, preoccupa il mondo intero. E’ intervenuta la Santa Sede, ha parlato di atto “vergognoso” Hilary Clinton, il segretario di Stato americano, la Casa Bianca è preoccupata, il generale Petraeus, comandante delle Forze internazionali in Afghanistan ha denunciato che la vita dei soldati della coalizione sarebbe messa in pericolo. L’Onu è indignato, per i vescovi iracheni si tratta di un gesto “irresponsabile e immorale”, per i vescovi tedeschi una “provocazione inaccettabile”.
L’Osservatore romano ha ammonito: “Nessuno bruci il Corano”. Tutto il mondo arabo ha condannato e la prestigiosa università del Cairo Al-Azhar ha osservato che sarebbe un duro colpo all’immagine degli Usa e non farebbe che aumentare il terrorismo, anzi si darebbe una nuova opportunità ad esso. Ma il pastore battista statunitense Terry Jones, 63 anni incurante di tutti gli appelli va avanti per organizzare l’11 settembre il “Koran burning day”, il giorno del falò del Corano. Ha invitato i fedeli a raccogliersi nelle piezza e pregare bruciando ognuno una copia del libro sacro. Stravolgendo le parole del Vangelo ha spiegato che Gesù ha detto che “c’è un tempo per la diplomazia e un tempo per l’ira”, adducendo come esempio la cacciata dei ladroni dal Tempio. Negli Stati Uniti le principali organizzazioni musulmane hanno invitato a non prendere sul serio le parole del reverendo, insomma a lasciar perdere ogni reazione. E un Iman ha proposto invece di pregare con il Corano proprio per le vittime dell’ 11 settembre.
Alberto Bobbio