05/05/2012
Un'immagine del convegno Fisc svoltosi dal 3 al 5 maggio a fabriano per i 100 anni del settimanale L'Azione.
«Vostro
compito è ridire le ragioni del Vangelo, raccontare gioie e speranze
dei vostri territori».
E' la missione dei settimanali diocesani nelle parole usate da monsignor Edoardo Menichelli,
arcivescovo di Ancona-Osimo. Parliamo di 185 testate, riunite nella Federazione italiana
settimanali cattolici.
Centinaia di direttori, redattori e
amministratori di questo variegato mondo, dal 3 al 5 maggio si sono dati appuntamento a Fabriano, nelle Marche, per il convegno nazionale, quest'anno
intitolato “La vera emergenza educativa: la famiglia. Nel lavoro,
nella scuola, nello sport”. L'occasione è stata il secolo di vita
de L'Azione, il settimanale della diocesi di Fabriano-Matelica, uno
dei più antichi d'Italia, e ormai diffuso nei cinque continenti,
diretto da 17 anni da Carlo Cammoranesi: «Oggi,
di fronte alla fragilità con cui rispondiamo a questa crisi,
dobbiamo riattivare l'entusiasmo di crescere e la forza del non
arrendersi. L'Azione lo fa da cento anni e continuerà a farlo».
Il compito informativo dei settimanali
diocesani è molto importante, per evitare «che
si parli di famiglia solo con il plastico di Cogne, oppure come primo
luogo di omicidi»,
ha detto Francesco Belletti, presidente nazionale Forum famiglie.
«Non
si deve considerare la famiglia come frutto di una determinata epoca,
e destinata a scomparire - ha aggiunto monsignor Enrico Solmi, vescovo di
Parma e presidente della Commissione episcopale permanente per la
famiglia e la vita della Cei. Non è un'ultima frontiera dalla quale
la Chiesa non deve recedere. La famiglia è un patto tra un uomo e
una donna, sulla base di una reciproca scelta. E' una relazione
generativa, almeno come progetto».
«Si
dice che la famiglia sia in crisi – ha aggiunto lo scrittore Davide Rondoni -, ma attenzione, c'è un errore di fondo.
E' la famiglia monade a essere in crisi, perché l'uomo è fatto per
la tribù. Chi vuole stare in una famiglia chiusa in sé stessa?
Diventa soffocante. La famiglia non sta in piedi, se non interagisce
con la comunità».
Di rischio di una de-generazione sociale, ha parlato monsignor Claudio
Giuliodori, vescovo della Diocesi di
Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia: «Una
de-generazione sociale, che avviene quando una società non è in
grado di tutelare la centralità della famiglia, facendole pagare il
prezzo più alto».
Ma la società va educata, e i settimanali diocesani (ma non solo
loro, anche gli altri media cattolici) in questo devono essere parte
attiva, ha affermato don Ivan Maffeis, vicedirettore Ufficio
nazionale comunicazioni sociali Cei. Significa saper «presentare
la profondità della vita e non le apparenze»,
non ha dubbi il vescovo di Fabriano-Matelica, Giancarlo Vecerrica.
Il concerto svoltosi la sera del 5 maggio al teatro
Gentile, che ha visto sul palco il pianista Giovanni Allevi, ha
letteralmente “dato il la” a un altro aspetto della riflessione.
Per qualche giovane redattore la musica è solo emozione.
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Per don Antonio Rizzolo, vicepresidente vicario Fisc e condirettore di Famiglia Cristiana, rappresenta un ulteriore modo per affrontare la sfida educativa. «La famiglia deve educare i figli all'ascolto, alla buona musica, non può restare solo un piacere fine a sé stesso». Un'altra opportunità per i giovani viene dallo sport. Lo sanno bene Luca Pancalli, vicepresidente Coni e presidente Cip, e Lorenzo Minotti, dirigente sportivo, ex calciatore della Nazionale italiana, che hanno portato due testimonianze significative, certi che «lo sport aiuta a crescere». Pancalli, rimasto in sedia a rotelle a 17 anni, a seguito di una caduta da cavallo, invece di odiare la sua condizione, ha «recuperato il senso della vita», e ora promuove lo sport tra i disabili. Per Minotti, bisogna andare oltre lo stereotipo del calciatore solo soldi e veline, dietro a una carriera sportiva ci sono tanti sacrifici, ma non se ne parla mai. Questo perché, «quando si parla di sport, ci si dimentica che si sta parlando di persone, quello che invece noi cerchiamo di fare», ha concluso Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.
Bilancio, dunque, positivo per questo convegno, ultimo di una lunga serie visto,
che dal 1966, data di fondazione della Federazione settimanali diocesani, se ne svolgono uno o due all'anno.
I temi sono sempre connessi all'attualità e alle sfide di una Chiesa che cammina a fianco dell'uomo del nostro tempo. Non si può dimenticare, a questo proposito, quello del 2000 a Venezia, sul tema “L'islam tra noi. Dalla paura al dialogo”. Fu profetico, perché anticipava molte delle questioni che sarebbero diventate scottanti negli anni successivi, con il grande afflusso di immigrati nel nostro Paese.
«Gli argomenti di cui dibattiamo sono sempre attenti alla realtà – afferma Francesco Zanotti, presidente Fisc -. In questo caso, si è trattato anche di una sorta di preparazione all'incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a Milano, dal 30 maggio al 3 giugno. Ma, alla fine di ogni convegno, dove ci ritroviamo direttori, redattori, amministratori, collaboratori, da ogni parte d'Italia, a me piace sottolineare che il dato più significativo resta l'amicizia tra noi, lo scambio di esperienze, di opinioni, di conoscenze. Sono questi gli elementi su cui si fonda la Fisc. Le diversità tra i nostri giornali sono la nostra ricchezza. C'è il settimanale che ha 50 dipendenti e c'è quello che fa 8 pagine con tutti volontari. Ognuno porta l'originalità del proprio territorio e della propria Chiesa».
Ed effettivamente, i settimanali diocesani corrono da nord a sud della Penisola, coprono ogni regione, l'ultima, la Basilicata, e rappresentano 160 diocesi. Sono 185 testate, per lo più settimanali, ma anche alcuni mensili oppure quindicinali; ci sono pure 1 quotidiano, 1 bisettimanale, 5 giornali online (anche se buona metà delle testate cartacee ha il suo sito web). Complessivamente, un milione di copie a settimana, per circa 4 milioni di lettori; circa 700 dipendenti, di cui almeno la metà giornalisti e un migliaio di collaboratori esterni. I direttori laici hanno ormai superato la metà, fanalino di coda le donne: le direttrici si contano su una mano
Romina Gobbo