Mons. Bregantini, olio anti-secessione

Il Molise dona l'olio per San Francesco ad Assisi e il vescovo di Campobasso, Giancarlo Bregantini, prega per l'Unità e chiede rispetto per i piccoli Comuni.

04/10/2011
Mons. Bregantini durante la messa ad Assisi
Mons. Bregantini durante la messa ad Assisi

No alla secessione, no alle divisioni, sì all’Italia unita, sì alle piccole municipalità, perché sono l’ “armatura della società”. Monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo di Campobasso e presidente della Commissione per i lavoro della Cei, critica il governo e i tagli sui piccoli comuni davanti alla lampada con l’olio offerto dall’Italia al suo patrono San Francesco nella basilica del Santo ad Assisi. Quest’anno tocca al Molise offrire l’olio che per un anno intero brucerà nella lampada votiva. Sono arrivati in tantissimi, quasi cento pulmann insieme a decine e decine di sindaci della Regione e al presidente Michele Iorio.

Bregantini nell’omelia della messa sottolinea il bene dell’unità del Paese e rafforza le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sull’assurdità della nazione padana nel pieno degli attacchi all’unità d’Italia arrivati dalla Lega. Poi rivolge un appello alle istituzioni (in rappresentanza del governo c’è il ministro per le Regioni Raffaele Fitto) ad occuparsi “di più” della situazione dei giovani, “perché possano avere l’opportunità di realizzarsi, di costruirsi un futuro dignitoso e onesto”. Ma aggiunge che solo “un’Italia unita” può  “risolvere i suoi problemi”.

 Il suo è un appello accorato: “La secessione non può essere una risposta. Non è con il separatismo che il nostro Paese potrà affrontare le sfide che ha davant”. Poi rimarca il disappunto per la proposta di abolire i piccoli Comuni: “Ogni Comune italiano deve poter avere la sua identità, la sua tipicità difendendo le sue torri e i suoi campanili in un rapporto di reciprocità con le altre realtà territoriali che consenta, nelle differenze, di accettarsi e di accogliersi a vicenda”. E dunque no anche alla paura degli stranieri, a partire da quelli che vengono nel nostro Paese per cercare lavoro: “Nella realtà crescente dell’immigrazione non la paura nè i respingimenti faranno la strada del futuro. Ma accogliere con fiducia, studiare le altre culture, incontrare il Sultano: queste sono state le armi del santo d’Assisi e devono diventare anche le nostre invincibili armi per un dialogo tra generazioni, tra regioni in Italia e tra popoli e religioni diverse”.

Alberto Bobbio
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