21/12/2012
Dopo Twitter, un editoriale per il Financial Times. Benedetto XVI moltiplica gli interventi diretti nel variegato mondo della comunicazione. Joseph Ratzinger ha scritto per il prestigioso quotidiano economico rispondendo a una richiesta in tal senso della redazione del
giornale, che, dopo la pubblicazione del suo libro sulla
infanzia di Gesù, ha chiesto a Benedetto XVI un commento in
occasione del Natale. L'articolo si intitola Tempo di
impegno nel mondo per i cristiani.
«Nonostante si trattasse di una richiesta insolita», spiega
una nota della sala stampa vaticana, «il Santo Padre ha
accettato con disponibilità». La nota ricorda inoltre la
«disponibilità con cui il Papa aveva risposto anche in
passato ad alcune richieste fuori del comune», e cita la
richiesta di intervento alla BBC, proprio in occasione del
Natale alcuni mesi dopo il viaggio nel Regno Unito, o la
richiesta di intervista televisiva per il programma «A sua
immagine» della Rai, rispondendo a domande in occasione del
Venerdì santo. In tutte queste occasioni, spiega la sala
stampa vaticana, «si è trattato di occasioni per parlare di
Gesù e del suo messaggio ad un ampio uditorio, nei momenti
salienti dell'anno liturgico cristiano».
«È nel Vangelo che i cristiani trovano
ispirazione per la vita quotidiana e per il loro coinvolgimento negli
affari del mondo - sia che ciò avvenga nel Parlamento o nella Borsa. I
cristiani non dovrebbero sfuggire il mondo; al contrario, dovrebbero
impegnarsi in esso. Ma il loro coinvolgimento nella politica e
nell’economia dovrebbe trascendere ogni forma di ideologia». È il passo centrale dell’editoriale scritto dal Pontefice. «La nascita di Cristo - sottolinea Benedetto XVI a
proposito del Natale - ci sfida a ripensare le nostre priorità, i nostri
valori, il nostro stesso modo di vivere», e diventa quindi un’occasione
per «un esame di coscienza»: «Alla fine di un anno che ha significato
privazioni economiche per molti, che cosa possiamo apprendere
dall’umiltà, dalla povertà, dalla semplicità della cena del presepe?».
«Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a
Dio ciò che di Dio»: questa la risposta di Gesù «sul pagamento delle
tasse» al centro dell’articolo di Benedetto XVI. Una “trappola” tesa a
Gesù «per smascherarlo o come una minaccia per il regime o come un
impostore», e alla quale Gesù risponde mettendo in guardia «nei
confronti sia della politicizzazione della religione sia della
deificazione del potere temporale, come pure dell’instancabile ricerca
della ricchezza». I cristiani, dunque, «danno a Cesare soltanto quello
che è di Cesare, ma non ciò che appartiene a Dio». «Talvolta lungo la
storia - fa notare il Papa - i cristiani non hanno potuto
accondiscendere alle richieste fatte da Cesare», poiché «dal culto
dell’imperatore dell’antica Roma ai regimi totalitari del secolo appena
trascorso, Cesare ha cercato di prendere il posto di Dio». «Quando i
cristiani rifiutano di inchinarsi davanti ai falsi dei proposti nei
nostri tempi non è perché hanno una visione antiquata del mondo»,
puntualizza Benedetto XVI, ma «perché sono liberi dai legami
dell’ideologia e animati da una visione così nobile del destino umano,
che non possono accettare compromessi con nulla che lo possa insidiare».
Foto Ansa.
Citando i molti presepi italiani che come
sfondo usano le “rovine degli antichi edifici romani”, il Papa
sottolinea che “la nascita del bambino Gesù segna la fine dell’antico
ordine” e la venuta di “un nuovo re”, che “porta speranza a tutti coloro
che, come lui stesso, vivono ai margini della società”, a quanti “sono
vulnerabili nelle mutevole fortune di un mondo precario”. “Dalla
mangiatoia, Cristo ci chiama a vivere da cittadini del suo regno
celeste, un regno che ogni persona di buona volontà può aiutare a
costruire qui sulla terra”, l’augurio del Papa per il Natale. «I
cristiani - spiega - combattono la povertà perché riconoscono la dignità
suprema di ogni essere umano, creato a immagine di Dio e destinato alla
vita eterna. Operano per una condivisione equa delle risorse della
terra perché sono convinti che, quali amministratori della creazione di
Dio, noi abbiamo il dovere di prenderci cura dei più deboli e dei più
vulnerabili. Si oppongono all’avidità e allo sfruttamento nel
convincimento che la generosità e un amore dimentico di sé, insegnati e
vissuti da Gesù di Nazareth, sono la via che conduce alla pienezza della
vita». «La fede cristiana implica l’urgenza del compito di promuovere
la pace e la giustizia per tutti”, ammonisce Benedetto XVI, auspicando
«una grande e fruttuosa collaborazione fra i cristiani e gli altri».
Intanto aumentano coloro che seguono il Papa su Twitter. Alle 12 del 20 dicembre risultavano essere 2.108.484 in tutto. Lo
ha comunicato l'Osservatore romano, aggiungendo che «nelle
prossime settimane il Papa inizierà a twittare anche in
cinese e in latino, oltre che nelle otto lingue già attive».
Alberto Chiara