04/06/2011
Zagabria: il presidente croato Josipovic accoglie il Papa.
Dal nostro inviato a Zagabria
Il Papa è arrivato a Zagabria per una visita di due giorni, diciannovesimo viaggio all’estero del Pontificato. E’ la quarta volta che un pontefice visita la Croazia, che è indipendente da vent’anni. Benedetto XVI incontrerà oggi intellettuali, mentre domani celebrerà la messa in occasione della Giornata nazionale delle famiglie croate. E il tema della famiglia sta al centro del viaggio. Benedetto XVI ne ha scritto anche nel messaggio inviato alla partenza al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano: “L’Italia sostenga la famiglia con adeguati interventi”.
L’altro tema sarà l’Europa, nella quale la Croazia si appresta ad entrare. Benedetto XVI all’aeroporto di Zagabria ha confermato che la Croazia “appartiene all’Europa” e conversando con i giornalisti a bordo dell’aereo ha affrontatao anche la questione di un certo scetticismo che si respira a Zagabria circa l’adesione all’Unione: “Si può capire un certo scetticismo se un popolo non grande, come quello croato, entra in un’Europa già costituita, si può capire un sentimento di paura per un burocratismo centralistico molto forte e una cultura razionalistica astratta”. Tuttavia il Papa ha confermato che l’ingresso della Croazia in Europa “è logico, giusto e necessario”. Il Papa ha ricordato le “circostanze difficile e volte dolorose” della storia recente della Croazia, ma non ha fatto alcun riferimento alla guerra nei Balcani che ha segnato la fine del secolo scorso. La Croazia sta vivendo un momento di transizione molto difficile e ha fretta di entrare in Europa. anche per dimenticare il passato comunista e la guerra. Nel 2006 all’inizio del pontificato Joseph Ratzinger, ricevendo per la prima volta i vescovi croati aveva definito la Croazia un Paese che “da sempre vive nell’ambito della civiltà europea”.
Il presidente della repubblica Ivo Josipovic ha saluto il Papa con un discorso tutto centrato sui vent’anni dell’indipendenza e sull’adesione all’Unione. La Santa Sede all’inizio della crisi della Jugoslavia negli anni Novanta diede un vigoroso sostegno a Zagabria, riconoscendo per prima insieme alla Germania, l’indipendenza e la Chiesa ha avuto un ruolo molto importante nel sostegno alla nazione. Giovanni Paolo II quando venne per la prima volta nel 1994, mentre infuriava la guerra a Sarajevo, dove gli fu impedito di andare, deluse chi si aspettava crociate nazionalistiche. Alzò la voce e ammonì di amare anche i nemici, cioè anche i serbi, perché il cristiano non coltiva l’oodio e invoca la vendetta. La folla non applaudì quelle parole. Quando tornò quattro anni dopo la guerra in Bosnia era finita, ma gli Accordi di Dayton non aveva affatto portato la pace. E Wojtyla tornò ad insistere che con il “rancore” e con i “propositi di vendetta” la pace non sarebbe mai tornata. Con un’immagine evocativa paragonò la fede dei popoli di qui ai fiumi che scorrono e si incontrano nei Balcani, la Sava e il Danubio, simbolo delle due tradizioni cristiane cattolica e ortodossa che sono chiamate anch’esse, sottolineò Giovanni Paolo II, ad un grande sforzo ecumenico di riavvicinamento e confluenza.
Adesso a Zagabria e anche a Belgrado molte cose stanno velocemente cambiando. L’arresto e la consegna al Tribunale dell’Aja del generale Mladic ne sono un segnale. Ma dagli animi l’odio non è del tutto sparito. La memoria della guerra e di ciò che l’ha provocata fatica a diventare sentimento di purificazione. E non tutti nella Chiesa cattolica e ortodossa, a Zagabria come a Belgrado, parlano di dialogo riconciliazione, giustizia e solidarietà. La Chiesa croata ha accuramente cercato di tenere le faccende politiche fuori dalla visita, ma sarà difficile. Il presidente croato Ivo Josipovic in un'intervista ha osservato che “fin dai tempi della guerra negli anni Novanta esiste un legame particolare tra la Croazia e il Vaticano, anche a causa delle tante sofferenze del popolo croato e delle distruzioni, E ha ricordato l’appoggio alla indipendenza croata di Giovanni Paolo II, “molto importante anche per il riconoscimento internazionale” della Croazia. Per il presidente, Benedetto XVI darà un forte sostegno alla Croazia in questo momento finale dei negoziati di adesione all’Unione europea.
Qualche polemica accampagna la visita. La Chiesa croata non ha inviato a nessuno degli incontri l’ex-presidente Stipe Mesic, eletto per due mandati nel primo decennio del Duemila, dopo i dieci anni di Tudjman, il presidente ultranazionalista dei tempi della guerra. Le visione tra Mesic e la conferenza episcopale sul nazionalismo sono molti distanti. La Santa Sede ha cercato di rimediare all’incidente diplomatico, ma non è riuscita a convincere i vescovi almeno al rispetto istituzionale. Mesic non ci sarà e anche questo è un segnale che la transizione croata e la memoria di quanto è accaduta negli anni scorsi è ancora un argomento delicato e difficile.
Alberto Bobbio