Papa: l'esempio di San Paolo

Papa Francesco a San Paolo fuori le mura: "Gli Apostoli hanno disobbedito agli uomini per obbedire a Dio. E noi sappiamo testimoniare Dio nella nostra vita".

14/04/2013
Papa Francesco.
Papa Francesco.

«Ci sono i santi di tutti i giorni, i santi “nascosti”, una sorta di “classe media della santità” di cui tutti possiamo fare parte». Papa Francesco, nella messa celebrata nella basilica di San Paolo Fuori le mura, invita tutti alla santità. Quella che tanti praticano nella vita quotidiana, ma anche quella testimoniata, anche a prezzo del sangue, da molti cristiani coraggiosi in molte parti del mondo. Il Papa scandisce il passo con tre parole: «Siamo sulla tomba di san Paolo, un umile e grande apostolo del Signore, che lo ha annunciato con la parola, lo ha testimoniato col martirio e lo ha adorato con tutto il cuore. Sono proprio questi i tre verbi sui quali vorrei riflettere alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato: annunciare, testimoniare, adorare».


«Al comando di tacere, di non insegnare più nel nome di Gesù, di non annunciare più il suo Messaggio», spiega il Papa, gli apostoli «rispondono con chiarezza: “Bisogna obbedire a Dio, invece che agli uomini”. E non li ferma nemmeno l’essere flagellati, il subire oltraggi, il venire incarcerati. Pietro e gli Apostoli annunciano con coraggio, con parresia, quello che hanno ricevuto, il Vangelo di Gesù. 

E noi? Siamo capaci di portare la Parola di Dio nei nostri ambienti di vita? Sappiamo parlare di Cristo, di ciò che rappresenta per noi, in famiglia, con le persone che fanno parte della nostra vita quotidiana? La fede nasce dall’ascolto, e si rafforza nell’annuncio». Ma dopo l’annuncio viene la testimonianza: «Non si può annunciare il Vangelo di Gesù», dice papa Francesco, «senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio! L’incoerenza dei fedeli e dei Pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere mina la credibilità della Chiesa». 

E a braccio aggiunge: «Mi viene in mente ora ciò che diceva San Francesco ai suoi: "Predicate il Vangelo e, se fosse necessario, anche con la parola. Ecco, l'importanza della testimonianza». E ancora, il Papa pone a tutti una domanda: «Tu, io, adoriamo il Signore? Andiamo da Dio solo per chiedere, per ringraziare, o andiamo da Lui anche per adorarlo? Che cosa vuol dire allora adorare Dio? Significa imparare a stare con Lui, a fermarci a dialogare con Lui, sentendo che la sua presenza è la più vera, la più buona, la più importante di tutte. Ognuno di noi, nella propria vita, in modo consapevole e forse a volte senza rendersene conto, ha un ben preciso ordine delle cose ritenute più o meno importanti. Adorare il Signore vuol dire dare a Lui il posto che deve avere». 

E per questo occorre spogliarsi dai propri idoli: il successo, il carrierismo e molti altri. Il Papa invita ciascuno a cercare cosa nella propria vita è un ostacolo a porre Cristo al centro dell’esistenza. In basilica tantissimi giovani che già dal primissimo pomeriggio attendevano papa Francesco. Una visita, cominciata con l’omaggio alla tomba di san Paolo, piena di significato, come ha sottolineato nel saluto iniziale il cardinale James Michael Harvey, arciprete della Basilica. Il cardinale ha ricordato come «Pietro e Paolo hanno fecondato con il loro sangue la Chiesa e sono diventati amici di Dio».Al termine della messa, concelebrata con il cardinale Harvey, i cardinali Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e Francesco Monterisi, arcipreti emeriti, e Dom Edmund Power, benedettino, padre abate dell’Abbazia di San Paolo, il Papa si è recato nella Cappella del Crocifisso per venerare l’icona del XIII secolo che raffigura la Madonna Theotokos Hodigitria. Davanti a questa icona, il 22 aprile 1541, Sant’Ignazio di Loyola e i suoi primi compagni fecero la loro professione religiosa solenne, evento fondamentale per la nascente Compagnia di Gesù.

Annachiara Valle
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Postato da DOR1955 il 15/04/2013 08:57

Papa Francesco con la frase: "L’incoerenza dei fedeli e dei Pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere mina la credibilità della Chiesa" non indica solo la grande ipocrisia che pervade quasi tutti noi sedicenti cattolici (se non fosse vero la Chiesa non soffrirebbe come sta soffrendo), ma estende la sua validità, e tragicità, a tutta la società civile e di conseguenza alla vita politico-sociale del Paese. Dove l'interesse personale, a prescindere, è anteposto all'interesse e sopratutto al bene comune. Inutile guardare, ad esempio, alle povertà lontane (comunque da sostenere) se non siamo in grado di vedere la povertà del nostro vicino; sia essa materiale, ma anche Spirituale e di emarginazione sociale. Forse non abbiamo ancora capito, a differenza dei Santi proclamati e di quanti comunque praticano "Santità nascoste", cosa significa essere CRISTIANO. Prima Cristo, poi gli uomini (compresi quelli di chiesa); verità assoluta.

Postato da galeno il 14/04/2013 21:55

L' INCOERENZA tra i principi e le idee annunciati e declamati ai quattro venti e le azioni che ogni giorno testimoniano la verità concreta dell'uomo è il terribile cancro del nostro attuale tessuto sociale, evidente ovunque, a cascata dai vertici della società giù giù fino alle piccole realtà di vita, ad es negli ambienti di lavoro. Corrode Fede, Speranze, Rispetto. Perciò la testimonianza concreta di vita data dalle azioni è l'unica misura credibile di ogni uomo, il resto è tragica lontananza da Dio, da quel Dio che i moderni scribi e farisei dicono di adorare e invocano a proprio sostegno, qualcuno anche, purtroppo, nelle Chiese la domenica... Grazie ancora, Papa Francesco

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