08/11/2012
Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I.
Non fu omicidio. Lo spiega, in una lunghissima relazione, lo scrittore Juan Manuel de Prada intervenendo al convegno organizzato in Vaticano a cento anni dalla nascita di Albino Luciani. Il cortissimo pontificato di Giovanni Paolo I, morto improvvisamente il 28 settembre 1978 a soli 33 giorni dall’elezione, aprì subito i dubbi e scatenò le fantasie di molti. «Immaginazione delirante», taglia corto de Prada, bollando come “libri spazzatura” tutti quei volumi che ipotizzano un avvelenamento al quale avrebbero partecipato alte gerarchie della Chiesa interessate a evitare l’impulso rinnovatore del nuovo Papa o mafiosi legati al Banco Ambrosiano. «Mai nessuna prova o anche solo indizio si è potuto però portare a conferma di tali maldicenze», aggiunge lo scrittore.
A cento anni dalla nascita, avvenuta il 17 ottobre 1912, quello che vien sottolineato nella cornice dell’aula vecchia del Sinodo, è soprattutto il carattere del Pontificato «mostrato più che offerto», come recita il titolo dell’incontro Ostensus magis quam datus, organizzato da Osservatore Romano e Messaggero di Sant’Antonio. «Quella iscrizione che si trova sulla tomba di Leone XI, Papa per poco più di due settimane», spiega Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore e moderatore del convegno, «rende bene quello che fu il pontificato di Papa Luciani». Un Pontificato, ha sottolineato Roberto Pertici, dell’università di Bergamo, «segnato dal sorriso e dalla gioia. Come Luciani amava dire il sorriso e la gioia sono indizi certi di vita cristiana. Dobbiamo essere gioiosi e difendere la gioia dalla tristezza».
Giampaolo Romanato, dell’università di Padova e Sylvie Barnay hanno poi molto insistito sullo stile del patriarca e poi del Papa venuto dal Veneto. «Non è un caso», hanno spiegato, «che la prima udienza da Pontefice sia stata dedicata all’umiltà». «Le sue origini in un piccolo paese che si chiamava Forno di Canale e che oggi si chiama Canale d’Agordo hanno senz’altro contribuito al formarsi di un carattere così docile e sorridente. Così come è stato l’esempio della mamma, spesso da lui citata, a insegnargli a farsi carico delle tematiche familiari», ha ricordato monsignor Francesco Moraglia, patriarca di Venezia.
Che ha aggiunto: «Era convinto che bisogna sempre comprendere gli altri, che questa è la prima forma di evangelizzazione. Legato all’Africa, amava ripetere un proverbio che spiega come mettersi in sintonia con gli altri: prima di parlare a qualcuno cammina a lungo nei suoi stivali». In occasione dei cento anni le edizioni Messaggero hanno voluto ripubblicare Illustrissimi, Lettere ai grandi del passato. «Un testo che ebbe molto successo», ha concluso Ugo Sartorio, direttore del Messaggero di Sant’Antonio, «e che spiega bene lo stile e l’ironia che da sempre avevano caratterizzato Albino Luciani. Appena divenuto Papa ebbe appena il tempo di correggere l’edizione che era già stata pubblicata nel 1976 e che oggi con la postfazione di Giovanni Maria Vian ridiamo in mano a chi vuole avvicinarsi al nostro Patriarca, a Giovanni Paolo I».
Annachiara Valle