Papa Luciani, non fu veleno

Cent'anni fa nasceva colui che sarebbe diventato Giovanni Paolo I, Papa per 33 giorni. Un convegno, in Vaticano, ne rievoca figura, insegnamento, stile. Ribadendo che non fu assassinio.

08/11/2012
Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I.
Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I.

Non fu omicidio. Lo spiega, in una lunghissima relazione, lo scrittore Juan Manuel de Prada intervenendo al convegno organizzato in Vaticano a cento anni dalla nascita di Albino Luciani. Il cortissimo pontificato di Giovanni Paolo I, morto improvvisamente il 28 settembre 1978 a soli 33 giorni dall’elezione, aprì subito i dubbi e scatenò le fantasie di molti. «Immaginazione delirante», taglia corto de Prada, bollando come “libri spazzatura” tutti quei volumi che ipotizzano un avvelenamento al quale avrebbero partecipato alte gerarchie della Chiesa interessate a evitare l’impulso rinnovatore del nuovo Papa o mafiosi legati al Banco Ambrosiano. «Mai nessuna prova o anche solo indizio si è potuto però portare a conferma di tali maldicenze», aggiunge lo scrittore.

A cento anni dalla nascita, avvenuta il 17 ottobre 1912, quello che vien sottolineato nella cornice dell’aula vecchia del Sinodo, è soprattutto il carattere del Pontificato «mostrato più che offerto», come recita il titolo dell’incontro Ostensus magis quam datus, organizzato da Osservatore Romano e Messaggero di Sant’Antonio. «Quella iscrizione che si trova sulla tomba di Leone XI, Papa per poco più di due settimane», spiega Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore e moderatore del convegno, «rende bene quello che fu il pontificato di Papa Luciani». Un Pontificato, ha sottolineato Roberto Pertici, dell’università di Bergamo, «segnato dal sorriso e dalla gioia. Come Luciani amava dire il sorriso e la gioia sono indizi certi di vita cristiana. Dobbiamo essere gioiosi e difendere la gioia dalla tristezza».

Giampaolo Romanato, dell’università di Padova e Sylvie Barnay hanno poi molto insistito sullo stile del patriarca e poi del Papa venuto dal Veneto. «Non è un caso», hanno spiegato, «che la prima udienza da Pontefice sia stata dedicata all’umiltà». «Le sue origini in un piccolo paese che si chiamava Forno di Canale e che oggi si chiama Canale d’Agordo hanno senz’altro contribuito al formarsi di un carattere così docile e sorridente. Così come è stato l’esempio della mamma, spesso da lui citata, a insegnargli a farsi carico delle tematiche familiari», ha ricordato monsignor Francesco Moraglia, patriarca di Venezia.

Che ha aggiunto: «Era convinto che bisogna sempre comprendere gli altri, che questa è la prima forma di evangelizzazione. Legato all’Africa, amava ripetere un proverbio che spiega come mettersi in sintonia con gli altri: prima di parlare a qualcuno cammina a lungo nei suoi stivali». In occasione dei cento anni le edizioni Messaggero hanno voluto ripubblicare Illustrissimi, Lettere ai grandi del passato. «Un testo che ebbe molto successo», ha concluso Ugo Sartorio, direttore del Messaggero di Sant’Antonio, «e che spiega bene lo stile e l’ironia che da sempre avevano caratterizzato Albino Luciani. Appena divenuto Papa ebbe appena il tempo di correggere l’edizione che era già stata pubblicata nel 1976 e che oggi con la postfazione di Giovanni Maria Vian ridiamo in mano a chi vuole avvicinarsi al nostro Patriarca, a Giovanni Paolo I».  

Annachiara Valle
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Postato da stefano armellin il 08/11/2012 21:10

Buongiorno, mai pensato al veleno, il film trasmesso dalla RAI trasmette al pubblico cose giuste e vere, da parte mia, scusate se mi ripeto, ho dato un contributo a questo anniversario dedicando a Papa Luciani una delle mie opere più importanti in assoluto, starebbe bene in una copertina di FC per questo Anno della Fede ma mi rendo conto che sarebbe pretendere troppo, ma faccio un Atto di Fede ! e qui sotto vi metto tutti i dati, non per pubblicità personale, ma per l'interesse che possono generare, sono in tema con l'articolo proposto, spero davvero che la direzione FC ne prenda atto, il 18 cm è il mio 52° compleanno, e l'attenzione di FC è sempre il regalo più bello : Campo di sangue 2005/2012 di Stefano Armellin dedicato ad Albino Luciani - Giovanni Paolo I 1912 - 2012 nel centenario della nascita, 17 ottobre del Papa Santo si tratta di un'opera emblematica che rappresenta un fatto inedito nell'arte sacra contemporanea internazionale ; formato 100 x 150 cm. tecnica mista su legno e linoleum è dedicato ad Albino Luciani - Giovanni Paolo I. La visione digitale in dettaglio permette un approfondimento dell'opera difficile da fare nel percorso di una mostra. Perciò per la prima volta viene esplorato il quadro come se fosse una superficie di un nuovo pianeta.La macchina fotografica dell'artista è la sonda che si è posata in questa straordinaria opera per svelarne il mistero e raccontare al pubblico del Mondo tutte le sue possibilità. Opera non disgiunta dalla composizione principale dell'artista : IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013, candidata morale alla Biennale di Venezia 2013 prima del Padiglione Vaticano; Campo di sangue rappresenta per l'arte internazionale un raro diadema di possibilità espressiva. Veramente, anche qui, si può constatare come l'artista riesca a spingere l'immaginazione oltre il limite umano, non tanto per raccontare sè stesso ma bensì l'avvenimento cristiano attraverso il suo protagonista principale : Gesù Cristo e la Croce.Proprio perchè di valore assoluto come tutte le Collezioni Armellin, la quotazione è altissima, da record in Asta Internazionale. Per approfondimenti: http://armellin.blogspot.com

Postato da Eckhart il 08/11/2012 20:57

Albino Luciani alle 4.45 del mattino del 29 settembre, è trovato morto nella sua camera. La morte di papa Luciani non solo era assolutamente inattesa, ma divenne subito sospetta. L’odore di bruciato iniziò a spargersi urbi et orbi. E’ una storia raccontata male, carica di reticenze, smentite e accuse quella della morte di Albino Luciani. L’annuncio della morte del pontefice è comunicato ufficialmente dopo quasi tre ore dal ritrovamento del cadavere, precisamente alle 7.27 del 29 settembre: “Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le cinque e mezza, il segretario personale del Papa, padre John Magee, non avendo trovato il santo Padre nella cappella privata, come d’abitudine, l’ha cercato nella sua stanza e l’ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come se leggesse ancora. Il medico, dottor Renato Buzzonetti, che accorse immediatamente, ha constatato la sua morte, accaduta probabilmente verso le ore 23 del giorno precedente a causa di un infarto acuto al miocardio”. Si parla quindi subito di infarto miocardico acuto. Non c’è autopsia, sembrerebbe troppo irriguardoso per un pontefice! E poi, potrebbe rivelare la presenza di sostanze compromettenti. Secondo il comunicato ufficiale della Santa Sede, a trovare il pontefice morto nel suo letto è il suo segretario, e non suor Vincenza. Il papa trovato morto nella sua stanza da una suora! Perciò si accredita il ritrovamento ad un maschio, il suo segretario personale. Nel comunicato quindi ci sono alcune varianti su chi ha materialmente trovato il papa morto, ma soprattutto che cosa stava leggendo prima di morire. Secondo la versione ufficiale Giovanni Paolo I, prima di morire, stava leggendo “L’imitazione di Cristo”. In seguito si scoprirà che in tutto il Vaticano non esisteva una sola copia di quel testo, mentre quella personale di Luciani era rimasta a Venezia, nella residenza del patriarca. Sospetti nascono anche dal modo in cui papa Luciani è trovato. Ufficialmente è trovato seduto al suo letto con dei cuscini dietro la spalla, gli occhiali inforcati e un libro tra le mani. Il comunicato ufficiale quindi non corrisponde al quadro tipico dell’infarto: non ci furono, infatti, segni di lotta contro la morte. Poi, come poteva un medico che non conosceva professionalmente Luciani affermare, senza autopsia (che ufficialmente non ebbe luogo), che ci fu infarto miocardico acuto? Il medico personale di Luciani, il dottor Giuseppe Da Ros ha sempre affermato che il suo illustre paziente non aveva problemi di diabete, colesterolo o che avesse la pressione alta, anzi l’aveva bassa. Insomma nessun problema di cuore. Se la versione del ritrovamento è quella descritta ufficialmente dal Vaticano, il quadro della morte potrebbe meglio corrispondere alla somministrazione di qualche sostanza velenosa. Quindi il processo che portò alla morte di Albino Luciani potrebbe essere durato tutta la notte: mentre il pontefice leggeva si è assopito, poi è subentrato il coma, poi ancora la morte. Se invece il papa fu trovato in condizioni diverse da quelle descritte, allora potrebbe essersi sentito male e potrebbe aver vomitato qualcosa prima di cadere e morire. Questo spiega la sparizione delle pantofole e degli occhiali dalla stanza del pontefice, che avrebbero potuto essere sporchi, come anche il fatto che alle 6.30 tutte le stanze private del pontefice erano state pulite. La prima persona estranea agli ambienti vaticani a visitare la salma di Albino Luciani, fu la nipote del pontefice Lina Petri che abitava a Roma. La signora Petri fu avvisata dal padre, fratello del papa, alle 7.20; quindi si recò subito dallo zio. Arrivata in Vaticano, fu condotta nella stanza da letto del papa, Secondo il comunicato ufficiale della Santa Sede, a trovare il pontefice morto nel suo letto è il suo segretario, e non suor Vincenza dove notò che suo zio era ancora nel suo letto, ma vestito con gli abiti ecclesiastici (una veste talare bianca). Ora anche un papa quando va a dormire si mette un pigiama o una sottana da notte. Quindi il pontefice fu probabilmente lavato e rivestito in tutta fretta. Un’ultima considerazione che potrebbe avvalorare la tesi che Giovanni Paolo I fu ucciso. Il segretario di Stato Jean Villot iniziò ad avvisare i cardinali della morte del pontefice dalle 6.30, ossia circa novanta minuti dopo il ritrovamento del cadavere. Gli imbalsamatori, i fratelli Signoracci, furono subito chiamati e cardinale Villot diede disposizioni affinché l’imbalsamazione del corpo del papa si facesse il più presto possibile, entro la sera del 29 settembre. Una procedura inusuale, come illegale visto che dovrebbero passare almeno ventiquattro ore dal decesso. In più sorprende la forma con cui l’imbalsamazione fu operata: non si estrasse il sangue dal cadavere né furono prelevati organi; gli furono invece iniettati vari prodotti chimici. E’ chiaro che questa procedura doveva servire nel caso di un’eventuale autopsia, che non avrebbe rilevato gran che. Con le moderne tecnologie, oggi l’autopsia potrebbe dare una risposta a tutti i dubbi sulla morte di Albino Luciani. A distanza di vent’anni, il cardinale Aloisio Lorscheider rilanciò qualche sospetto sulla morte di Giovanni Paolo I. In un’intervista al mensile “30 Giorni”, pubblicata nel numero 7 del 1998, il cardinale affermò: «Non mi interessano le cose che sono state scritte, né tutta la letteratura che è fiorita attorno alla sua morte. Tuttavia, lo dico con dolore, il sospetto rimane nel nostro cuore; è come un’ombra amara, un interrogativo a cui non si è data piena risposta». A completare quest’angoscioso quadro, potremmo aggiungere il messaggio della Madonna a Fatima. Il terzo mistero di Fatima (ora rivelato da Giovanni Paolo II), parla di un uomo vestito di bianco (il papa) che cade assassinato. La vicenda narrata nel messaggio è stata ricollegata all’attentato del 13 maggio 1981 a papa Wojtyla, portata a compimento dal turco Mehmet Alì Agca (anche quest’attentato non ha avuto ancora una chiara collocazione in termini di mandanti). Che il messaggio di Fatima non parli di Giovanni Paolo II è più che sicuro, perché questi è stato sì colpito, ma non ucciso. Il terzo segreto, se è vero quello che ci hanno rivelato dal Vaticano, si riferisce quindi alla morte di Albino Luciani. Le morti senza spiegazione o larvate da dubbiose dichiarazioni ufficiali, sono accadute attraverso i secoli in Vaticano. Oltre alla morte di Luciani e all’oscura vicenda della morte del comandante della Guardia Svizzera pontificia Alois Estermann, di sua moglie Gladys Meza Romero e del vicecaporale Cédric Tornay, altre repentine morti accaddero in Vaticano o al Papato. Tra i casi più famosi ricordiamo solo alcuni. Celestino V, che nel 1294 rinunciò al trono di Pietro abdicando, fu rinchiuso dal suo successore Bonifacio VIII nella rocca di Fumone, dove fu ritrovato morto. Alessandro VI, morto improvvisamente, forse avvelenato con l’arsenico nel 1503. Leone X, il papa della Riforma luterana, fu oggetto di una cospirazione da parte di una parte di cardinali, capeggiati da Petrucci. Il progetto era quello di avvelenare il pontefice, grazie alla complicità del suo medico personale. La tresca fu scoperta e papa Leone X certo non perdonò il capo dei cospiratori Petrucci, facendolo giustiziare. Leone morì improvvisamente nel 1521, si dice avvelenato. Caso a parte è la morte di papa Pio XI. Pio fu probabilmente vittima di un complotto preparato da Benito Mussolini nel 1938. Il duce, infatti, temeva che nel discorso che il pontefice avrebbe tenuto il giorno dopo, il papa lo scomunicasse pubblicamente. Per questo obbligò il medico di papa Pio XI, che era il padre di Claretta Petacci (sua amante), a praticargli un’iniezione letale. La maggior parte di questi pontefici è salita agli onori degli altari. L’8 giugno 2003 la Congregazione per le Cause dei Santi, ha espresso il suo “parere positivo” per dare inizio al processo canonico sulla santità di Giovanni Paolo I, Albino Luciani. La morte di papa Giovanni Paolo I, il 243° successore di Pietro, è accaduta nel momento opportuno, prima di pericolosi e radicali cambiamenti. Per la Chiesa, quella dei furfanti e dei corrotti, e non quella vera dei missionari, dei santi uomini e delle sante donne, non è stato un problema. Perché … morto un papa se ne fa un altro! NOTA BIBLIOGRAFICA La tesi del complotto contro papa Luciani è stata proposta da David Yallop, nel suo In God’s name, (trad. it., In nome di Dio, Pironti Editore, Napoli, 1985 e 1992). Per lo scrittore inglese Giovanni Paolo I fu avvelenato per bloccare l’operazione di “pulizia” degli ambienti vaticani che il nuovo pontefice voleva attuare. Stessa tesi è offerta dal sacerdote Jesus Lopez Saez nel suo Se pedira cuenta. Muerte y figura di Juan Pablo I (Edizioni Origenes, Madrid, 1990), libro pubblicato, a seguito di pressioni, solo in edizione non venale. Secondo il sacerdote spagnolo, Albino Luciani fu assassinato con una fortissima dose di vasodilatatore, che provocò evidentemente un infarto al pontefice. La tesi del complotto è ripresa anche da Luigi Incitti (Papa Luciani: una morte sospetta, L’Airone Editrice, Roma, 2001). Nel suo contro-libro John Cornwell (Un ladro nella notte. La morte di papa Gio-vanni Paolo I, Pironti Editore, Napoli, 1990) smonta la tesi dell’assassinio, ma descrive una Curia vaticana così cinica da far morire di crepacuore il nuovo papa. Anche Lu-cio D’Orazi (In nome di Dio o del diavolo, Edizioni Logos, Roma, 1988) con-futa le “assurde” ipotesi sull’assassinio di Giovanni Paolo I. I giornalisti investigativi Max Morgan-Witts e Thomas Gordon, nel loro Dentro il Vatica-no. Storia segreta del pontificato di Giovanni Montini, Albino Luciani e Karol Wo-jtyla (Pironti Editore, Napoli, 1989 e 1995), ricostruiscono, parlando del pontifica-to di papa Luciani il ritrovamento del cadavere e il comportamento ombroso dei vertici della Chiesa. Giancarlo Zizola (Il conclave. Storia e segreti, Compton Editori, Roma, 1993) racconta anche le vicende accadute nel conclave che elesse Albino Luciani. L’affarismo della Banca Vaticana a partire dagli anni Cinquanta in, I mercanti del Vati-cano, di Mario Guarino, Kaos edizioni, Roma, 1993. Il giudice Mario Almerighi ri-costruisce la vicenda Calvi in I banchieri di Dio. Il caso Calvi, Editori Riuniti, Roma, 2002. La presenza del vescovo Luciani al Concilio Vaticano II è raccontata dallo stesso Luciani in Un vescovo al Concilio – Lettere dal Vaticano II, Città Nuova, Roma, 1983. Interessante per creare un’immagine più completa di Giovanni Paolo I è anche Illustrissimi (Edizioni Messaggero, Padova, 1996) del patriarca Luciani: una raccolta di lettere scritte e inviate a personaggi della storia e di fantasia popolare (come Pi-nocchio ed altri). Nel libro Il mio cuore è ancora a Venezia (Tipolitografia Adriatica Musile di Pia-ve, Venezia, 1990), Camillo Bassotto riporta tracce di colloqui che Albino Luciani ebbe con il segretario di Stato, il cardinale Villot, e con don Germano Pattaro, un teologo venezia-no. Per concludere, in Mio fratello Albino (a cura di S. Falasco, Editoriale 30 Gior-ni, Roma, 2003), la sorella di Giovanni Paolo I, Antonia Luciani, narra in prima persona episodi, molti dei quali inediti, della vita del fratello Albino.

Postato da Eckhart il 08/11/2012 20:56

Da Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Teorie_sulla_morte_di_Giovanni_Paolo_I#Il_memoriale_Calcara La tesi del libro-inchiesta di David Yallop Questa voce o sezione sull'argomento letteratura è ritenuta da controllare. Motivo: Non si distinguono bene i fatti dalle ipotesi di Yallop. Chi ha il libro controlli e metta i "citazione necessaria" al resto. Partecipa alla discussione e/o correggi la voce. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Su queste basi, sei anni dopo la morte di Luciani, il giornalista investigativo britannico David Yallop pubblicò il best-seller In nome di Dio, dove esponeva la tesi secondo la quale la morte sarebbe da attribuirsi ad avvelenamento, probabilmente ad azione cardiaca (del tipo della Digitale), e il delitto sarebbe riconducibile ad ambienti massonici deviati, legati alla P2 di Licio Gelli. L'elezione di Luciani avrebbe scontentato parecchi esponenti della gerarchia e degli ambienti vaticani[9]. Tra questi, monsignor Marcinkus, che fino all'ultimo istante sperò nell'elezione di un altro candidato, Giuseppe Siri, esponente dell'ala tradizionalista e delfino di Pio XII. L'arcivescovo statunitense, figura di spicco nel panorama della finanza vaticana, protagonista delle relazioni dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR, la Banca Vaticana) con le grandi banche straniere per l'accrescimento dei capitali gestiti dall'Istituto, intuì immediatamente il potenziale pericolo rappresentato (a lui è stata attribuita la frase "Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno"[10]) dall'elezione di Luciani che, sin dai suoi primi discorsi, aveva appunto lasciato chiaramente trasparire l'intenzione di ricondurre la chiesa cattolica agli ideali di carità cristiana del primo cristianesimo, rifiutando l'ingerenza della Chiesa negli affari economici internazionali e respingendo ogni gestione speculativa dei suoi beni, alla stregua di una banca qualunque, nonché di contrastare fermamente l'appartenenza di ecclesiastici alla massoneria. Di personaggi come Roberto Calvi e Michele Sindona, Luciani aveva approfondito la conoscenza disponendo apposite indagini; subito dopo la sua elezione, il periodico OP-Osservatore Politico (secondo molti "strumento di comunicazione" dei servizi segreti italiani per veicolare messaggi all'ambiente politico[senza fonte]) pubblicò un ampio servizio riportando un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla massoneria, in buona parte componenti l'entourage papale, fra cui Jean-Marie Villot (cardinale segretario di Stato), Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano), Pasquale Macchi (segretario di Paolo VI), monsignor Donato De Bonis (alto esponente dello I.O.R.), Ugo Poletti (vicario generale di Roma), don Virgilio Levi (vicedirettore de L'Osservatore Romano) e Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana)[11]. Direttore di O.P. era Mino Pecorelli, ucciso in circostanze misteriose un anno dopo l'elezione di Luciani e la cui morte viene ricondotta al caso Moro. Yallop nel libro evidenziò le già citate incongruenze tra la versione ufficiale del Vaticano e le dichiarazioni dei testimoni oculari: Luciani, come già affermato in precedenza, sarebbe stato trovato morto con in mano il testo medievale Imitazione di Cristo, poi si parlò di fogli di appunti, quindi di un discorso per i gesuiti e, infine, di un elenco di eccellenti nomine e rimozioni che sarebbero state rese note l'indomani. L'ora della morte fu inizialmente fissata verso le 23, poi posticipata alle 4. Il corpo senza vita del Papa sarebbe stato scoperto dal secondo segretario, John Magee; si disse poi invece che a trovarlo fu una delle suore che gli prestavano assistenza. Al crescere dei sospetti e degli interrogativi sulla morte di Luciani, la stampa italiana e una parte del clero si spinse a chiedere l'autopsia della salma del Pontefice, ipotesi respinta a gran voce dal collegio cardinalizio. L'inchiesta di Yallop evidenziò, inoltre, numerose incongruenze e circostanze poco chiare, come la scomparsa di tutti gli oggetti personali dalla camera del Papa (occhiali, pantofole, appunti, il flacone di Effortil, un farmaco per l'ipotensione): la prima autorità a poter entrare nella stanza del defunto fu il segretario di Stato, Jean-Marie Villot (figurante nella lista dei cardinali-massoni pubblicata da O.P.[11]), accompagnato da suor Vincenza Taffarel, indicata quale autrice materiale delle sottrazioni. Sulla scrivania di Luciani venne ritrovata una copia del settimanale «Il Mondo» aperta su un articolo titolato «Santità... è giusto?», un documento-inchiesta circa la dubbia moralità dei fini perseguiti dalla Banca Vaticana. Secondo Yallop, Luciani fu assassinato per volontà di Licio Gelli, con il supporto diretto o indiretto di: Michele Sindona e Roberto Calvi, che avevano buone ragioni per desiderarne la morte, nonché capacità e mezzi per organizzarla; Paul Marcinkus, indicato quale "regista" dell'intera operazione; John Patrick Cody, perché passibile di esonero dalla sede di Chicago per motivi legati ad una discutibile gestione finanziaria, di cui la corte federale iniziava ad interessarsi; Jean-Marie Villot, che avrebbe appoggiato e permesso il compimento dell'operazione. Anche a seguito delle rivelazioni di Yallop, nel 1997 e negli anni seguenti, un gruppo di deputati e senatori italiani presentò in Parlamento alcuni atti di sindacato ispettivo (quali interrogazioni parlamentari, interpellanze ecc.) richiedendo delucidazioni in merito al misterioso decesso di Papa Luciani. Le motivazioni del presunto omicidio Questa voce o sezione sull'argomento religione è ritenuta da controllare. Motivo: Dalla voce Papa Giovanni Paolo I lo scioglimento della sezione della FUCI di Venezia sarebbe dovuto alle sue posizioni in tema di divorzio, perché nella nota 12 è citata a proposito del controllo delle nascite? Partecipa alla discussione e/o correggi la voce. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Secondo Yallop, erano due i temi scottanti sui quali Luciani era in contrasto con il gruppo di potere vaticano e gli ambienti massonici: questione demografica (controllo delle nascite) e gestione finanziaria. Villot e pochissimi altri sapevano del dialogo in corso tra il nuovo Papa e il Dipartimento di Stato americano sulla questione demografica e dell'udienza privata che era stata fissata tra Papa Luciani e una delegazione di parlamentari americani, appunto per discutere il tema del controllo delle nascite. Le discussioni con Luciani avevano dissipato in Villot ogni dubbio sulle posizioni innovative del nuovo Papa su questo tema. Egli era certo che ci sarebbe stata una drastica inversione di marcia[12]. Alcuni, come Villot e altri conservatori, ritenevano che questa svolta sarebbe stata un tradimento del pensiero di Paolo VI. Molti, invece, l'avrebbero acclamata come il maggior contributo della Chiesa al superamento del più drammatico tra i problemi del XX secolo. Il nuovo Papa aveva deciso un generale repulisti degli uomini più vicini alla Banca Vaticana, lo IOR[5][7]. E il 20 settembre 1978 era ormai chiaro che cinque uomini - Marcinkus, Villot, Cody, Sindona e Gelli - avevano moltissimo da temere se Giovanni Paolo I fosse vissuto e moltissimo da guadagnare se fosse morto improvvisamente. Il memoriale Calcara [modifica] Nel memoriale del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara sulle rivelazioni fatte a Paolo Borsellino, rese pubbliche a inizio 2008, Calcara racconta di essere venuto a conoscenza di una congiura di quattro cardinali (Jean-Marie Villot, Pasquale Macchi, Giovanni Benelli e un certo Gianvio[13]), tutti membri, come Marcinkus, dell'Ordine del Santo Sepolcro[14] e in diretto contatto con Antonio Albano (notaio personale di Giulio Andreotti, del boss Luciano Liggio e di Frank Coppola[15] e «fiore all'occhiello» di Cosa Nostra) che, usando Marcinkus, uccisero il papa «con una gran quantità di gocce di calmante», «con l'aiuto del suo medico personale»[16]. Alla base del gesto, sarebbe stata l'insofferenza di Papa Luciani verso «l'idea che cardinali e vescovi amministrassero tramite lo I.O.R. enormi ricchezze. La prima cosa che aveva già deciso di fare sarebbe stata quella di rimuovere alcuni cardinali che gestivano, usavano e manipolavano il vescovo Marcinkus sfruttando non solo la sua posizione all'interno dello I.O.R., ma anche e soprattutto i contatti e le potenti amicizie internazionali che il monsignore aveva»[16]. L'idea "rivoluzionaria" di Luciani era di «distribuire il 90% delle ricchezze in diverse parti del mondo, costruendo case, scuole, ospedali etc., dopodiché il 10% dei restanti beni sarebbe stato affidato, per i bisogni della Chiesa, allo Stato italiano»[16], progetto inaccettabile per i vertici delle finanze vaticane. La "visione" di suor Erika [modifica] È inoltre documentato[17] che una religiosa tedesca, suor Erika Holzach, già segretaria del professor Feiner, teologo e perito al Concilio, affermasse di essere stata scelta da Dio, negli ultimi anni della sua vita, per ricevere "visioni" riguardanti eventi ecclesiali importanti. Giovanni Paolo I sarebbe apparso più volte nelle visioni di Suor Erika. La religiosa, scomparsa nel 1987, "vide" la morte di Papa Luciani, senza essere a conoscenza del libro di Yallop: « Vedevo Papa Luciani era presente, sicuro e reale... Ieri sera, quasi alla fine della preghiera... mi è stato dato di conoscere qualcosa in modo molto chiaro: nella notte in cui fu ucciso, due uomini entrarono nella stanza da letto del Papa. Il primo aveva una siringa, l'altro doveva solo fare la guardia. Ma il Santo Padre si è svegliato e ha capito subito che volevano ucciderlo. Ha visto anche il secondo uomo, non poteva e non voleva difendersi. Ha accettato volontariamente di morire per amore. Tutto è successo molto velocemente. La cara Madre di Dio mi ha rivelato che il Santo Padre si è consegnato totalmente nell'ultimo istante, raccomandando a Lei la Chiesa e il futuro Papa. » (suor Erika Holzak)

Postato da Eckhart il 08/11/2012 20:52

Da Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Teorie_sulla_morte_di_Giovanni_Paolo_I#Il_memoriale_Calcara La tesi del libro-inchiesta di David Yallop Questa voce o sezione sull'argomento letteratura è ritenuta da controllare. Motivo: Non si distinguono bene i fatti dalle ipotesi di Yallop. Chi ha il libro controlli e metta i "citazione necessaria" al resto. Partecipa alla discussione e/o correggi la voce. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Su queste basi, sei anni dopo la morte di Luciani, il giornalista investigativo britannico David Yallop pubblicò il best-seller In nome di Dio, dove esponeva la tesi secondo la quale la morte sarebbe da attribuirsi ad avvelenamento, probabilmente ad azione cardiaca (del tipo della Digitale), e il delitto sarebbe riconducibile ad ambienti massonici deviati, legati alla P2 di Licio Gelli. L'elezione di Luciani avrebbe scontentato parecchi esponenti della gerarchia e degli ambienti vaticani[9]. Tra questi, monsignor Marcinkus, che fino all'ultimo istante sperò nell'elezione di un altro candidato, Giuseppe Siri, esponente dell'ala tradizionalista e delfino di Pio XII. L'arcivescovo statunitense, figura di spicco nel panorama della finanza vaticana, protagonista delle relazioni dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR, la Banca Vaticana) con le grandi banche straniere per l'accrescimento dei capitali gestiti dall'Istituto, intuì immediatamente il potenziale pericolo rappresentato (a lui è stata attribuita la frase "Questo Papa non è come quello di prima, vedrete che le cose cambieranno"[10]) dall'elezione di Luciani che, sin dai suoi primi discorsi, aveva appunto lasciato chiaramente trasparire l'intenzione di ricondurre la chiesa cattolica agli ideali di carità cristiana del primo cristianesimo, rifiutando l'ingerenza della Chiesa negli affari economici internazionali e respingendo ogni gestione speculativa dei suoi beni, alla stregua di una banca qualunque, nonché di contrastare fermamente l'appartenenza di ecclesiastici alla massoneria. Di personaggi come Roberto Calvi e Michele Sindona, Luciani aveva approfondito la conoscenza disponendo apposite indagini; subito dopo la sua elezione, il periodico OP-Osservatore Politico (secondo molti "strumento di comunicazione" dei servizi segreti italiani per veicolare messaggi all'ambiente politico[senza fonte]) pubblicò un ampio servizio riportando un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla massoneria, in buona parte componenti l'entourage papale, fra cui Jean-Marie Villot (cardinale segretario di Stato), Agostino Casaroli (capo del ministero degli Affari Esteri del Vaticano), Pasquale Macchi (segretario di Paolo VI), monsignor Donato De Bonis (alto esponente dello I.O.R.), Ugo Poletti (vicario generale di Roma), don Virgilio Levi (vicedirettore de L'Osservatore Romano) e Roberto Tucci (direttore di Radio Vaticana)[11]. Direttore di O.P. era Mino Pecorelli, ucciso in circostanze misteriose un anno dopo l'elezione di Luciani e la cui morte viene ricondotta al caso Moro. Yallop nel libro evidenziò le già citate incongruenze tra la versione ufficiale del Vaticano e le dichiarazioni dei testimoni oculari: Luciani, come già affermato in precedenza, sarebbe stato trovato morto con in mano il testo medievale Imitazione di Cristo, poi si parlò di fogli di appunti, quindi di un discorso per i gesuiti e, infine, di un elenco di eccellenti nomine e rimozioni che sarebbero state rese note l'indomani. L'ora della morte fu inizialmente fissata verso le 23, poi posticipata alle 4. Il corpo senza vita del Papa sarebbe stato scoperto dal secondo segretario, John Magee; si disse poi invece che a trovarlo fu una delle suore che gli prestavano assistenza. Al crescere dei sospetti e degli interrogativi sulla morte di Luciani, la stampa italiana e una parte del clero si spinse a chiedere l'autopsia della salma del Pontefice, ipotesi respinta a gran voce dal collegio cardinalizio. L'inchiesta di Yallop evidenziò, inoltre, numerose incongruenze e circostanze poco chiare, come la scomparsa di tutti gli oggetti personali dalla camera del Papa (occhiali, pantofole, appunti, il flacone di Effortil, un farmaco per l'ipotensione): la prima autorità a poter entrare nella stanza del defunto fu il segretario di Stato, Jean-Marie Villot (figurante nella lista dei cardinali-massoni pubblicata da O.P.[11]), accompagnato da suor Vincenza Taffarel, indicata quale autrice materiale delle sottrazioni. Sulla scrivania di Luciani venne ritrovata una copia del settimanale «Il Mondo» aperta su un articolo titolato «Santità... è giusto?», un documento-inchiesta circa la dubbia moralità dei fini perseguiti dalla Banca Vaticana. Secondo Yallop, Luciani fu assassinato per volontà di Licio Gelli, con il supporto diretto o indiretto di: Michele Sindona e Roberto Calvi, che avevano buone ragioni per desiderarne la morte, nonché capacità e mezzi per organizzarla; Paul Marcinkus, indicato quale "regista" dell'intera operazione; John Patrick Cody, perché passibile di esonero dalla sede di Chicago per motivi legati ad una discutibile gestione finanziaria, di cui la corte federale iniziava ad interessarsi; Jean-Marie Villot, che avrebbe appoggiato e permesso il compimento dell'operazione. Anche a seguito delle rivelazioni di Yallop, nel 1997 e negli anni seguenti, un gruppo di deputati e senatori italiani presentò in Parlamento alcuni atti di sindacato ispettivo (quali interrogazioni parlamentari, interpellanze ecc.) richiedendo delucidazioni in merito al misterioso decesso di Papa Luciani. Le motivazioni del presunto omicidio Questa voce o sezione sull'argomento religione è ritenuta da controllare. Motivo: Dalla voce Papa Giovanni Paolo I lo scioglimento della sezione della FUCI di Venezia sarebbe dovuto alle sue posizioni in tema di divorzio, perché nella nota 12 è citata a proposito del controllo delle nascite? Partecipa alla discussione e/o correggi la voce. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Secondo Yallop, erano due i temi scottanti sui quali Luciani era in contrasto con il gruppo di potere vaticano e gli ambienti massonici: questione demografica (controllo delle nascite) e gestione finanziaria. Villot e pochissimi altri sapevano del dialogo in corso tra il nuovo Papa e il Dipartimento di Stato americano sulla questione demografica e dell'udienza privata che era stata fissata tra Papa Luciani e una delegazione di parlamentari americani, appunto per discutere il tema del controllo delle nascite. Le discussioni con Luciani avevano dissipato in Villot ogni dubbio sulle posizioni innovative del nuovo Papa su questo tema. Egli era certo che ci sarebbe stata una drastica inversione di marcia[12]. Alcuni, come Villot e altri conservatori, ritenevano che questa svolta sarebbe stata un tradimento del pensiero di Paolo VI. Molti, invece, l'avrebbero acclamata come il maggior contributo della Chiesa al superamento del più drammatico tra i problemi del XX secolo. Il nuovo Papa aveva deciso un generale repulisti degli uomini più vicini alla Banca Vaticana, lo IOR[5][7]. E il 20 settembre 1978 era ormai chiaro che cinque uomini - Marcinkus, Villot, Cody, Sindona e Gelli - avevano moltissimo da temere se Giovanni Paolo I fosse vissuto e moltissimo da guadagnare se fosse morto improvvisamente. Il memoriale Calcara [modifica] Nel memoriale del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara sulle rivelazioni fatte a Paolo Borsellino, rese pubbliche a inizio 2008, Calcara racconta di essere venuto a conoscenza di una congiura di quattro cardinali (Jean-Marie Villot, Pasquale Macchi, Giovanni Benelli e un certo Gianvio[13]), tutti membri, come Marcinkus, dell'Ordine del Santo Sepolcro[14] e in diretto contatto con Antonio Albano (notaio personale di Giulio Andreotti, del boss Luciano Liggio e di Frank Coppola[15] e «fiore all'occhiello» di Cosa Nostra) che, usando Marcinkus, uccisero il papa «con una gran quantità di gocce di calmante», «con l'aiuto del suo medico personale»[16]. Alla base del gesto, sarebbe stata l'insofferenza di Papa Luciani verso «l'idea che cardinali e vescovi amministrassero tramite lo I.O.R. enormi ricchezze. La prima cosa che aveva già deciso di fare sarebbe stata quella di rimuovere alcuni cardinali che gestivano, usavano e manipolavano il vescovo Marcinkus sfruttando non solo la sua posizione all'interno dello I.O.R., ma anche e soprattutto i contatti e le potenti amicizie internazionali che il monsignore aveva»[16]. L'idea "rivoluzionaria" di Luciani era di «distribuire il 90% delle ricchezze in diverse parti del mondo, costruendo case, scuole, ospedali etc., dopodiché il 10% dei restanti beni sarebbe stato affidato, per i bisogni della Chiesa, allo Stato italiano»[16], progetto inaccettabile per i vertici delle finanze vaticane. La "visione" di suor Erika [modifica] È inoltre documentato[17] che una religiosa tedesca, suor Erika Holzach, già segretaria del professor Feiner, teologo e perito al Concilio, affermasse di essere stata scelta da Dio, negli ultimi anni della sua vita, per ricevere "visioni" riguardanti eventi ecclesiali importanti. Giovanni Paolo I sarebbe apparso più volte nelle visioni di Suor Erika. La religiosa, scomparsa nel 1987, "vide" la morte di Papa Luciani, senza essere a conoscenza del libro di Yallop: « Vedevo Papa Luciani era presente, sicuro e reale... Ieri sera, quasi alla fine della preghiera... mi è stato dato di conoscere qualcosa in modo molto chiaro: nella notte in cui fu ucciso, due uomini entrarono nella stanza da letto del Papa. Il primo aveva una siringa, l'altro doveva solo fare la guardia. Ma il Santo Padre si è svegliato e ha capito subito che volevano ucciderlo. Ha visto anche il secondo uomo, non poteva e non voleva difendersi. Ha accettato volontariamente di morire per amore. Tutto è successo molto velocemente. La cara Madre di Dio mi ha rivelato che il Santo Padre si è consegnato totalmente nell'ultimo istante, raccomandando a Lei la Chiesa e il futuro Papa. » (suor Erika Holzak)

Postato da l.santiamantini il 08/11/2012 18:06

Fu eseguita l'autopsia per accertare le cause della morte? No, se non ricordo male. E fu un grave errore. Adesso è troppo facile parlare di fantasia delirante e di libri spazzatura: purtroppo mancherà per sempre la prova scientifica e giudiziaria, che sia in grado di confermare tali giudizi.

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