19/04/2011
Suor Donatella Lessio con uno dei bambini ricoverati nel Caritas Baby Hospital di Betlemme.
Non è l'economia, la protagonista di questa riflessione, specie in
questo periodo di grossi disagi mondiali. Non è il mio “campo”, poi. La
mia riflessione vuole focalizzarsi su due aspetti che rendono questa
Terra ricca e strana.
Il primo aspetto è la Pasqua a Gerusalemme, che quest’anno mi richiama la legge fisica della forza centripeta: le diverse confessioni
insieme, lo stesso giorno a celebrare un'unica festa. Un unico giorno
per celebrare l'evento più importante della fede cristiana: “Non cercate
tra i morti Colui che è vivo”. E a fare da padrone in questa festa è il
fuoco, nell’una e nell’altra liturgia, il fuoco nuovo, simbolo della
rinascita e della luce nuova che squarcia le tenebre della notte ed
irrompe nel buio di un sepolcro, nei cuori di ciascuno per illuminare le
innumerevoli oscurità di cui la nostra vita sembra avvolta, per farci
vedere la presenza del Signore non lì dove noi pensiamo sia (“Donna
colui che cerchi non è qui”), per scaldarci dalla fredda speranza che
sembra rubarci il calore e il colore di uno sguardo lontano.
La notte di Pasqua è a Gerusalemme un concentrato di riti, simboli,
preghiere che si innalzano in quell'unico giorno, in lingue diverse,
quasi a dire la forza, la richezza di quel messaggio partito da
Gerusalemme e che ha raggiunto, nel corso dei secoli, il mondo intero,
che ha raggiunto ciascuno di noi.
Come l'economia, anche la fisica non è
il mio campo, ma mi sto chiedendo quale sia il risultato di una forza
centrifuga e una forza centripeta che si incontrano: l’azzeramento delle
forze stesse? Non lo so davvero. (Magari un esperto di fisica mi puo’
dare la risposta). So però che qui in Terra Santa queste due forze
generano richezza, ossia..........
Betlemme illuminata a festa per il Natale.
A Betlemme il plurale è d'obbligo
Il secondo aspetto, invece, è il Natale a Betlemme, o meglio i suoi
Natali. Già, perchè l’uso del plurale, qui a Betlemme è d’obbligo.
Usando un'altra legge presa a prestito dalla fisica, l’immagine che mi viene è
la forza centrifuga: un Natale che esplode in tre. In quella che gli
studi biblico-archeologici definiscono la “Grotta” dove è nato il Figlio
di Dio, ogni anno si festeggia il Natale per ben tre volte. E non è una
semplice ripetizione di una festa dovuta, come qualcuno potrebbe
pensare perchè ogni Natale ha la sua caratteristica, la sua storia,
tradizione, spiritualità.
Ogni Natale è unico ed è questa unicità, che forse a molti puo’
sembrare “esagerata” oppure vista come “spreco spirituale” o mancanza
di dialogo e coordinamento, tra le diverse confessioni, diventa invece
ricchezza. La cosa la si puo’ infatti vedere sotto punti di vista
diversi. Un pò come si guarda al bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. La
psicologia dice infatti che chi vede il mezzo vuoto ha uno sguardo più
negativo, chi invece vede il mezzo pieno è più positivo. A me piace
vedere i Natali, appunto nella loro ricchezza.
Il primo Natale che si festeggia in ordine di tempo è il 25
Gennaio, il Natale cosi’ detto dei latini, o meglio dei cristiani
cattolici romani. C'è poi il Natale che si festeggia il 7 Gennaio, il
Natale degli ortodossi, cioè della Chiesa greca otodossa e il Natale dei
siriani. E per chiudere c'è il Natale armeno, cioè della Chiesa
armeno-cattolica, che si festeggia il 18 Gennaio. Date diverse, che
dicono una storia diversa ma è proprio la diversità che fa la richezza,
che dà a questo evento, che ha cambiato il corso della storia, la sua
giusta importanza.
Mi piace pensare che il Signore nostro Gesù Cristo, si meriti tre
Natali, si meriti tre feste specie qui a Betlemme, dove l’evento si è
fatto storia concreta. Si meriti gli “onori di casa” dove solo qui si
fanno in “pompa magna”. Perche’ il Natale qui non è solo la celebrazione
eucaristica e magari anche il pranzo assieme con la famiglia. E' molto
di più. Ogni Natale è evento cittadino ed inzia a Gerusalemme. Autorità
politiche e religiose ne sono coinvolte, così come lo è la gente
normale, cristiani e musulmani, che diventano o spettatori o parte
attiva delle celebrazioni.
Quello che si respira nell’aria per ogni Natale è il forte senso
dell’attesa e della preparazione, che può sembrare esagerata, anche da
un punto di vista di sicurezza (non dimentichiamo che siamo in
Palestina). Se dovessi dire in poche parole l’atmosfera che si respira a
Betlemme è “l'attesa dell'attesa”. Sì, ogni confessione cristiana
aspetta il suo Patriarca, che da Gerusalemme arriva a Betlemme, il
mattino. Un'attesa gioiosa, calda, preparata nei dettagli, ricca di
suoni, canti, incontri. In quell'occasione il corridoio della Tomba di
Rachele, chiusa dal muro, la cui percorribilità è riservata solo alle
grandi autorità, viene aperto per lasciare entrare il Patriarca per
l'entrata ufficiale a Betlemme.
Una festa. Un po’ come il Re Mago che va a rendere omaggio al Dio
Bambino. Lui, pastore della propria Chiesa, atteso dal suo gregge per
attendere insieme il “manifestarsi” dell’Incarnazione del Figlio di Dio,
per celebrare insieme la festa che ha dato origine alla salvezza
dell’umanita’. E questo succede il 24 dicembre, il 7 gennaio e il 18
gennaio. Spreco? No! Richezza che straripa. Spiritualità abbondante che
carica. Omaggio dovuto al Dio onnipotente che qui si è fatto impotente;
al Dio Grande che qui si è fatto piccolo; al Dio “lontano” che qui si è
fatto vicino. E' richezza per noi smemorati nella fede; per noi
occupati a guardare oltre.
Come l'economia, anche la fisica non è
il mio campo, ma mi sto chiedendo quale sia il risultato di una forza
centrifuga e una forza centripeta che si incontrano: l’azzeramento delle
forze stesse? Non lo so davvero. (Magari un esperto di fisica mi puo’
dare la risposta). So però che qui in Terra Santa queste due forze
generano ricchezza, ossia..........
suor Donatella Lessio