28/05/2013
Papa Francesco celebra la Messa alle 7 del mattino nella cappella di Casa Santa Marta.
Il
“mini-magistero” di papa Francesco va in scena tutte le mattine nella cappella
del Convitto (così lo chiama Bergoglio) di Santa Marta. Ma è un magistero per
pochi, solo per gli ospiti del Convitto e per gli “invitati” che ogni giorno
vengono chiamati e ammessi alla messa di papa Francesco. Nell’era del
social network, della tivù on-demand che appare su ogni piattaforma digitale, la
messa di Santa Marta è affare esclusivo.
I giornalisti aspettano il resoconto
della Radio Vaticana che appare sul sito web attorno alle 11 del mattino e poi
quello dell’Osservatore Romano, che viene inviato via mail agli accreditati
intorno alle 16 del pomeriggio. E’ vero che la trascrizione ufficiale delle
omelie di papa Francesco, pronunciate in italiano con qualche parola in
spagnolo, una sorta di lingua meticcia, richiede qualche tempo e forse la
revisione dello stesso Pontefice. Eppure queste omelie e queste celebrazioni
sono l’aspetto più innovativo del pontificato di Francesco.
Basta poco per
mettere a disposizione dei fedeli il “mini-magistero” di papa Bergoglio. E’
sufficiente una piccola telecamera collegata in streaming al sito del web della
Santa Sede. Insomma un link alla messa di papa Francesco e così tutti dal
proprio smartphone, dal proprio computer e anche dalla televisione di casa potrebbero
collegarsi alla mattina e seguire la messa del papa. Lo si può fare in treno,
in metropolitana, il segnale audio digitale può essere rilanciato da centinaia
di radio del mondo e quello video dalle tivù.
Ci sono migliaia di siti
cattolici, centinaia di televisioni e radio in tutto il pianeta, facebook e
twitter pronti a rilanciare le parole semplici e al tempo stesso profonde di
papa Francesco.Sarebbe un bel segnale al mondo e alla intera Chiesa rendere
pubblica, copyfree, la messa mattutina del papa.
E’ Bergoglio a spiegare la sua
è una “Messa pubblica”. Lo scrive in una
lettera al parroco argentino Enrique “Quique” Rodriguez, un sacerdote suo
amico, che lavora nella città di La Roioja. La pubblica oggi il quotidiano di
Buenos Aires El Clarin. Gli spiega che cerca “di conservare lo stesso modo di
essere e di agire che avevo a Buenos Aires, poiché se alla mia età cambiasse è
certo che sarei ridicolo”.
Poi aggiunge: “Non ho voluto andare a
vivere nel palazzo Apostolico. Vado là solo a lavorare e per le udienze. Sono
rimasto a vivere presso la Casa Santa Marta, che un convitto (dove siamo stati
ospiti durante il Conclave), che ospita vescovi, sacerdoti e laici. Sono
visibile alla gente, faccio vita normale: Messa pubblica al mattino, mangio
alla mensa con tutti,ecc. Tutto ciò mi fa molto bene e mi evita di restare
isolato”.
Alberto Bobbio