14/05/2010
Un momento della giornata di preghiera e di riflessione dei seminaristi del Piemonte e della Valle d'Aosta svoltasi ad Asti (foto Paolo Siccardi/Sync).
Sono sempre meno. Nel numero 20, in questi giorni in edicola, Famiglia Cristiana si occupa di seminaristi. Lo fa pubblicando storie (alcune delle quali raccontate dagli stessi protagonisti nel video allegato), delinenando i contorni quantitativi del fenomeno (qui, a parte, si può guardare la tabella completa con le cifre di tutta Europa) e ospitando commenti autorevoli.
«Gli ultimi dati ufficiali e certi sono stati pubblicati nel febbraio 2010 ma risalgono alla fine del 2008. Nel nostro Paese i seminaristi risultano essere in tutto 3.006», afferma don Nico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni della Conferenza episcopale italiana (Cei). «Il dato è in linea con quanto avviene dal 2000 in qua. Siamo molto distanti dalle cifre dei decenni d’oro, ovviamente. Nel 1964, nei seminari c’erano 9.157 giovani. Ma abbiamo visto anni in cui è andata peggio: il record negativo è stato registrato nel 1977, con appena 2.746 seminaristi. Oggi, in Europa siamo secondi, dopo la Polonia, ma prima della Spagna, che conta 1.181 seminaristi, o della Francia, che ne ha 681».
«Da noi», prosegue don Nico Dal Molin, «è il Sud che offre le cifre più alte, come dimostra il numero ancora elevato che ha la Puglia. Al Nord, sia in termini assoluti che in percentuale, faticano molto le aree industriali (Torino più cheMilano e Genova) e i “serbatoi” di una volta, con il Friuli-Venezia Giulia più in crisi del Veneto e con il Trentino-Alto Adige in leggera ripresa. Ovunque aumenta l’età media di chi entra. Oggi come minimo un giovane aspetta il diploma o la laurea prima di cominciare il cammino che porta al sacerdozio, e aumentano i trentenni».
Le ragioni di questo vistoso calo delle vocazioni sono molteplici. «Ne individuo almeno cinque», precisa don Nico Dal Molin. «La denatalità, il venir meno delle famiglie come custodi dei valori e come luogo eletto di trasmissione della fede, l’individualismo crescente accompagnato dalla paura a impegnarsi, la mobilità che porta a non aver radici in una comunità e, infine, la pressoché totale scomparsa del mondo rurale, con la cultura che lo caratterizzava. I giovani che si preparano al sacerdozio sanno che dovranno seguire più parrocchie contemporaneamente, veri e propri missionari chiamati ad annunciare il Vangelo in un’Italia per molti versi sempre più scristianizzata».
Alberto Chiara