07/10/2012
Piazza san Pietro durante la celebrazione per l'apertura del Sinodo e la proclamazione di due dottori della Chiesa (foto del servizio: Reuters).
«La Chiesa esiste per evangelizzare». Concelebrando, con i padri sinodali, la messa per l’apertura dell’assise dei vescovi, Benedetto XVI ha voluto ricordato che nella Chiesa «lo slancio per annunciare la Buona Notizia ha trovato la sua espressione più universale e il suo impulso più autorevole nel Concilio ecumenico Vaticano II».
È dunque con il riferimento a quell’evento di cui si ricorda, l’11 ottobre, il cinquantenario dell’apertura che i 262 vescovi provenienti da tutto il mondo si metteranno al lavoro da oggi fino al 28 ottobre. Compresi gli invitati, gli uditori, gli esperti, i traduttori, l’assise conterà complessivamente oltre 400 partecipanti, il numero più alto da quando questo strumento fu istituito nel 1965. Non si tratta di soffermarsi, in questi lavori, sulla cosiddetta missio ad gentes, ossia, ha spiegato il Papa, «l’annuncio del Vangelo a coloro che ancora non conoscono Gesù Cristo e il suo messaggio di salvezza», ma di pensare a una «nuova evangelizzazione orientata principalmente alle persone che, pur battezzate, si sono allontanate dalla Chiesa e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana».
A tal proposito il Papa si è soffermato sull’importanza della famiglia e del matrimonio che «costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato». Il matrimonio, constatato anche che «c’è una evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio, è chiamato a essere non solo oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione».
E tornando al Concilio Benedetto XVI ha ricordato che «una delle idee portanti del rinnovato impulso che il Vaticano II ha dato all’evangelizzazione è quella della chiamata universale alla santità. I santi», ha esclamato il Papa, «sono i veri protagonisti dell’evangelizzazione in tutte le sue forme».
E proprio oggi, durante la celebrazione, il Papa ha voluto ricordare due santi in particolare proclamandoli dottori della Chiesa: San Giovanni d’Avila, che nel XVI secolo «concentrò il suo impegno nel migliorare la formazione dei candidati al sacerdozio, dei religiosi, dei laici, in vista di una feconda riforma della Chiesa», e Santa Ildegarda di Bingen, che «dotata di spirito profetico e di fervida capacità di discernere i segni dei tempi”, nel XII secolo, «nutrì uno spiccato amore per il creato, coltivò la medicina, la poesia e la musica».
Al termine dell'Angelus, poi, il Papa ha salutato in particolare i pellegrini polacchi ai quali ha chiesto «il sostegno orante per i lavori sinodali».
Prima della recita dell'Angelus, invece, aveva ricordato la tradizionale supplica che «in questo momento nel santuario di Pompei viene elevata» a Maria, regina del Rosario. Nell'Anno della fede, che si aprirà l'11 ottobre, anniversario del Concilio, il Papa ha esortato a valorizzare questa forma di preghiera per lasciarsi «guidare da Maria, modello della fede, nella meditazione dei misteri di Cristo», così da essere aiutati «giorno dopo giorno ad assimilare il Vangelo».
Annachiara Valle