19/10/2012
Un'immagine del Sinodo dei vescovi che ha per tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Foto Ansa. La foto di copèertina è dell'agenzia Thinkstock.
Non c'è argomento che stia a cuore ai cristiani di oggi che non abbia spazio di dialogo nel Sinodo. ne ha dato prova anche il vescovo di Basilea, monsignor Felix Gmur che, sintetizzando i lavori di questi giorni, ha parlato della situazione dei divorziati risposati. «Questi casi non possono essere ridotti a una realtà peccatrice», ha detto il vescovo parlando ai giornalisti. «la Chiesa non può ignorare le persone nelle diverse relazioni che intreccia: sia nel matrimonio, quindi in famiglie così come queste sono pensate dalla Chiesa, che in altre relazioni "quasi famigliari"».
«Pensiamo», ha sottolineato, «a una ragazza che vive con sua madre e con il compagno della madre, per esempio. Non dovremmo avere attenzione anche per loro? Non tutte le persone vivono così come noi pensiamo che debbano vivere. Per esempio ci sono coloro che sono stati sposati e si sono divorziati e ora vivono in un nuovo matrimonio ma sono considerati peccatori dunque non sono ammessi all'eucaristia». Il vescovo ha ribadito che «c'è da ripensare la cosa perché ogni caso è unico. Io conosco una coppia sposata civilmente da 50 anni e tutti e due hanno alle spalle brevi esperienze matrimoniali. Ebbene questi 50 anni non contano nulla? Sono solo dei peccatori? Forse qui la Chiesa deve immaginare un nuovo trattamento. Io dico che si deve prendere sul serio questo problema, anche il Papa lo ha detto».
Foto Thinkstock.
Il Sinodo se ne sta occupando e Benedetto XVI, ha suggerito monsignor
Gmur, «non ha indicato una via su questo terreno, ma forse sta
preparando qualcosa su questo tema». Fra i tanti problemi sul
tappeto anche il potere "temporale" della Chiesa. «Esiste una reale
difficoltà a trovare il giusto equilibrio tra le prioritarie esigenze
del fine spirituale e le tecniche con cui i beni materiali sono trattati
dalle amministrazioni ecclesiastiche in quanto queste tecniche sono
dettate dal mondo e sovente possono essere in contrasto col fine
religioso», ha spiegato parlando al Sinodo il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede.
«Ne consegue la possibilità di errori da parte di coloro che
amministrano i beni ecclesiastici verso i quali deve valere nella Chiesa
la presunzione di buona intenzione e di onestà fino alla dimostrazione
del contrario anziché la facile accusa di interesse o di potere
personale propria dei denigratori della Chiesa», ha aggiunto il
cardinale. Per il quale, quello che vale più di ogni altra cosa, è la
«medicina evangelica della correzione fraterna. Prima della denuncia
all'autorità deve valere il confronto personale per dare la possibilità
di ravvedimento e riparazione. Trasparenza non significa automaticamente
pubblicizzazione del male che porta allo scandalo. Solo se non c'è
conversione, si deve ricorrere all'autorità competente».
Annachiara Valle