Francescani, un appello per la Siria

Il custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, lancia un appello per il sostegno alle opere francescane in Siria. Lo spettro della guerra civile.

21/02/2012
Un rifugio improvvisato nel quartiere Bab Anro a Homs (Siria). Copertina e questa foto: Reuters.
Un rifugio improvvisato nel quartiere Bab Anro a Homs (Siria). Copertina e questa foto: Reuters.

APPELLO DI FRA PIERBATTISTA PIZZABALLA (Custode di Terra Santa) 
SULLA SITUAZIONE IN SIRIA
 


“Dopo il cambiamento avvenuto in Egitto, la situazione in cui si trova la Siria indica in maniera inequivocabile come stia trasformandosi il panorama in Medio Oriente. Fino a un anno fa sarebbe stato impensabile prevedere simili scenari. In questi mesi di grande tensione, quando la Siria è dilaniata da scontri interni e il conflitto sembra assumere, sempre più, le caratteristiche di guerra civile, i francescani, insieme a pochi altri esponenti della chiesa latina, sono impegnati a sostenere i bisogni della popolazione cristiana locale.  

     La Custodia è presente in diverse zone del Paese: Damasco, Aleppo, Lattakiah, Oronte. I dispensari medici dei conventi francescani, secondo la tradizione della Custodia, diventano luogo di rifugio e accoglienza per tutti, senza alcuna differenza fra etnie di Alawiti, Sunniti, Cristiani o ribelli e governativi. In un momento di totale confusione e smarrimento, molte aziende, soprattutto d’import-export, hanno chiuso i battenti. Delle migliaia di turisti, che alimentavano una moderna e florida industria, con un indotto di centinaia di posti lavoro nel settore dei trasporti, alberghiero, servizi, non rimane alcuna traccia.  

     I produttori agricoli sono in grave difficoltà. L’embargo internazionale impedisce ogni possibilità di esportazione e i prezzi sono crollati. Le fasce più deboli sono colpite in modo ineludibile e subiscono la mancanza di approvvigionamento energetico e di acqua. Nelle grandi città la corrente elettrica manca per diverse ore ogni giorno, se non del tutto; il gasolio è razionato. Tutto ciò crea enormi disagi alla popolazione, costretta ad affrontare le temperature invernali senza possibilità di riscaldarsi.  

     Stare con la gente, accogliere e assistere chi si trova nel bisogno, senza distinzione di razza, religione e nazionalità. Garantire, con fiduciosa presenza, il servizio religioso ai fedeli perché comprendano l’importanza di restare nel proprio Paese. Questo rimane il senso della missione francescana. In tempi non così dissimili da quelli in cui Francesco si rivolgeva ai frati esortandoli a mantenere saldi i valori del Vangelo.

     Nelle sue semplici esortazioni Francesco rifletteva la grazia ricevuta dal Signore e, nell’esperienza di vita quotidiana, testimoniava l’accoglienza della fede, come il bene più caro e prezioso da coltivare e rinvigorire. Noi frati, che ci ritroviamo ricchi di questo straordinario esempio, ereditato senza alcun merito, abbiamo il compito di emulare e diffondere l’insegnamento del nostro maestro alle future generazioni, perché possano proseguire la strada da lui tracciata con immenso amore e umile dedizione.  

     Chiediamo a tutti gli amici di ATS Pro Terra Sancta di sostenere, con un gesto concreto, i numerosi cristiani siriani e le opere di carità della Custodia di Terra Santa. Gli aiuti raccolti saranno consegnati, tempestivamente, ai frati residenti in Siria, che provvederanno ad utilizzarli in maniera oculata e attenta.

     Grati, se potrete diffondere quest’appello, porgiamo ogni augurio di Pace e Bene!”.

 Fra Pierbattista Pizzaballa, OFM  

Il tuo contributo online (carta di credito – VISA e MasterCard – o PayPal) http://www.proterrasancta.org/it/aiutaci/  

Il tuo contributo con bonifico bancario ATS – IBAN: IT67 W050 18121010 0000 0122691 Il tuo contributo in posta conto corrente postale 756205, intestato “Terrasanta Gerusalemme”    

Per rimanere informati sulla situazione in Siria: www.terrasanta.net    

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Postato da Celso Vassalini il 23/02/2012 12:09

di Fayrouz H. - 17/02/2012Fonte: Clarissa [scheda fonte] Vedo i nostri martiri, le loro spoglie, uscire da case e ospedali. Su di loro si gettano fiori e riso. Vedo le processioni che li accompagnano verso le loro città e villaggi, dove saranno sepolti. Vedo contadini e abitanti di villaggi, molti tra loro sono poverissimi, che li attorniano. Vedo il corteo funebre, attraverso villaggi verdeggianti e altri montuosi, tracciare il cammino tra i pini e le erbe di una primavera precoce. Vedo contadini e abitanti di villaggi, molti tra loro sono poverissimi, circondarli con tenerezza. Ieri abbiamo assistito ai funerali di due sorelle druse a Jaramana [sobborgo di Damasco]. Ignoro le circostanze del loro assassinio. Le donne andavano a porgere le condoglianze indossando un velo bianco [come vuole la tradizione dei drusi]. Le donne piangevano e ripetevano: «Per la Siria». Vedevo uomini addolorati, altri furenti; tutti ripetevano: «Per la Siria». Era la loro risposta a questa guerra dichiarata contro un paese di cui si vuole modificare la posizione geopolitica, senza preoccuparsi dello strazio e degli sconvolgimenti causati ai suoi abitanti. I funerali più imponenti sono stati ad Aleppo, con la partecipazione di religiosi cristiani e musulmani. In tutte le piazze della Siria, giovani, donne, uomini, bambini, portavano candele per onorare i martiri di Aleppo [vittime di un attentato terroristico con una autobomba, n.d.t.]. Nella chiesa di Maryamiyye i religiosi musulmani e cristiani hanno pregato insieme. Ho visto ragazze velate accendere ceri, una raffinata manifestazione di unità di un popolo colto, dotato di una acuta coscienza politica. Chiunque tu possa incontrare per strada ti racconta la stessa analisi, una collusione occidentale-sionista con gli alleati arabi per colpire la Siria. A fronte di questa nobile espressione di unità nazionale, il capo di Al-Qaeda, Ayman al Zawahiri, risponde chiamando all'appello i suoi uomini per venire in Siria a combattere l'esercito governativo, l'unico esercito arabo la cui fede si basa sull'avversione verso l'occupante israeliano. Combattenti di Al-Qaeda sono già presenti in Siria. Fanno parte delle bande che uccidono i civili... Questo venerdì, 10 febbraio, la Lega araba ha chiamato gli Stati a rompere le relazioni politiche con la Siria, a sottometterla ad embargo economico, ad «aiutare l'opposizione» finanziariamente e politicamente. Ha soppresso la missione degli osservatori (il cui rapporto sottolineava gli atti di queste bande che uccidono civili in Siria), e ha chiesto una missione arabo-internazionale! Il Qatar si è felicitato che Tunisi abbia accolto il Congresso dei pretesi «amici della Siria» che, di fatto, sono associati ai cospiratori internazionali contro il popolo siriano. Sono evidentemente Qatar e Arabia Saudita a sostenerne le spese. I "cavalieri" della Lega araba ovviamente non hanno sentito che Israele ha interdetto l'accesso alla moschea di Al-Aqsa [cioè la più importante moschea di Gerusalemme, n.d.t.] in questo giorno di preghiera [venerdì 10 febbraio, n.d.t.]. Non hanno sentito l'appello lanciato dal Likud [principale partito conservatore israeliano] per invaderla. Non hanno sentito che la Siria ha domandato agli organismi internazionali, con un messaggio ufficiale, di assumersi le loro responsabilità per quel che riguarda il pericolo che corre la moschea Al-Aqsa. Questo venerdì, il generale di brigata e medico Issa Al-Khouli, direttore dell'ospedale Ahmad Hamish, è stato assassinato davanti la sua casa a Damasco mentre si recava al lavoro. Questi omicidi in «stile iracheno» che si moltiplicano, lo temiamo davvero, mirano ad insanguinare il paese dei suoi dirigenti, dei suoi migliori patrioti, dei suoi officiali. Questa situazione è molto grave... Fayrouz H. Damasco, 11 febbraio 2012 Fonte: http://www.silviacattori.net/article2832.html Traduzione a cura di Simone Santini

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