19/03/2013
Papa Francesco in mezzo alla folla dei fedeli prima della messa (Ansa)
Lo confessò in un libro uscito nel 1976, Illustrissimi, un insieme di lettere scritte ai più svariati personaggi della storia e della finzione letteraria. «Personalmente», scrisse Albino Luciani, «quando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che
adulto, preferisco sentirmi fanciullo. La mitria, lo zucchetto,
l'anello scompaiono; mando in vacanza l' adulto e anche il vescovo, per abbandonarmi alla tenerezza spontanea, che ha un bambino
davanti a papà e mamma. (...) Il rosario, preghiera semplice e facile, a
sua volta, mi aiuta a essere fanciullo, e non me ne vergogno punto».
Lo confermò diventato Papa con il programmatico nome di Giovanni Paolo I. «Noi siamo oggetto, da parte di Dio, di un amore intramontabile», disse all'Angelus di domenica 10 settembre 1978. E proseguì:«Sappiamo: Dio ha sempre
gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. E' papà; più
ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti. I
figlioli, se per caso sono malati, hanno un titolo di più per essere amati dalla
mamma. E anche noi se per caso siamo malati di cattiveria, fuori di strada,
abbiamo un titolo di più per essere amati dal Signore.
Con questi sentimenti io vi invito a pregare insieme al Papa per
ciascuno di noi».
L'accento sulla tenerezza di Dio, patrimonio comune di tutta la Chiesa e dunque di tutti i Papi, ha in ogni caso un precedente illustre. Prima di papa Francesco a insistere su questo aspetto fu papa Giovanni Paolo I. Ma c'è dell'altro che lega profondamente i due Pontefici. Jorge Mario Bergoglio ha disegnato una Chiesa in cammino con l'umanità di oggi. Una compagna di strada. Anche l’"uomo"
di Albino Luciani era un "uomo pellegrino". Parlando della cosiddetta
«teologia dell’esodo», Giovanni Paolo I ebbe modo di affermare: «Per i cristiani la vita presente non è
altro che un pellegrinaggio; nel centro di questa vita tutto un popolo,
la Chiesa, è in marcia: fa da guida Cristo, spinge lo Spirito Santo, si
punta verso il paradiso. “Io sono la via”, dice Cristo e ammonisce: I
miei discepoli “non sono di questo mondo”. “Non abbiamo quaggiù una
città stabile — completa san Paolo —, ma siamo alla ricerca della città
futura”: “siamo dei rifugiati in Dio”; siamo “stranieri e pellegrini
sulla terra”».
Papa Albino Luciani.
Semplicità, umiltà, profonda fede in Dio trasmessa con modi familiari e con linguaggio colloquiale. Il pastore venuto da Canale d'Agordo (Belluno) e il pastore giunto da Buenos Aires hanno molti tratti simili.
Non a caso la cerimonia di inizio pontificato così com'è stata vissuta
da papa Francesco (e, prima di lui, da papa Benedetto XVI e da papa
Giovanni Paolo II) è figlia delle radicali novità volute dall'ex
patriarca di Venezia nel 1978. Giovanni Paolo I iniziò il suo ministero
petrino il 3 settembre di quell'anno con una Messa celebrata nella
Piazza antistante la Basilica.
Per la prima volta nella storia un Papa non fu
incoronato. Luciani cambiò anche il linguaggio abolendo il termine
intronizzazione. D'altronde fu il Papa che rifiutò trono, sedia
gestatoria (ripristinata in seguito solo in certe determinate occasioni,
e unicamente per motivi di visibilità) e il pluralis maiestatis. Il
Papa smise di esprimersi usando il "noi". E passò all'"io".
Alberto Chiara