22/11/2010
Monsignor Cesare Nosiglia, 66 anni, nuovo arcivescovo di Torino, domenica 21 novembre 2010, il giorno del suo ingresso ufficiale in diocesi. Foto di Paolo Siccardi.
«La Parola di Dio deve fare la sua corsa più nei mercati che nelle chiese». Ricorre alla provocazione di san Giovanni Crisostomo, il nuovo arcivescovo di Torino, e sprona tutti a «non parlare soltanto di Cristo», ma a «farlo vedere presente operante, oggi». Domenica 21 novembre, nella cattedrale di San Giovanni Battista (che i torinesi chiamano famigliarmente "il duomo"), monsignor Cesare Nosiglia ha iniziato ufficialmente il suo ministero, ricevendo tra l'altro il pastorale dal suo predecessore, il cardinale Severino Poletto.
L'annuncio della Salvezza si intreccia con le emergenze educative. «Un attivismo esasperato occupa la mente, il cuore e l'esistenza quotidiana, allontanando in modo indolore, ma profondo dalla fede, che soltanto la consuetudine dell'incontro con Dio e l'amore appassionato a Cristo può mantenere e irrobustire», ha sottolienato monsignor Nosiglia. «La nuova evangelizzazione che riguarda tutti, credenti e non, fedeli e indifferenti, prima che attraverso vie, iniziative, linguaggi e strumenti appropriati ai tempi, passa attraverso la viva esperienza di Dio testimoniata nell‟esistenza concreta di chi lo pone al centro della sua vita e delle sue scelte. Condivido la sofferta preoccupazione di tanti sacerdoti, genitori ed educatori perché toccano con mano ogni giorno quanto la vita delle persone e l‟ambiente sociale appaiano impermeabili al messaggio evangelico e all‟azione ecclesiale. Il mondo che cambia con ritmi incalzanti e accelerazioni impetuose parla ormai linguaggi diversi da quelli del Vangelo e della cultura cristiana. Occorre evangelizzare l‟uomo dentro il tessuto delle sue concrete esperienze di vita, accompagnandolo passo passo a scoprire la ragionevolezza e il significato liberante e carico di speranza che ha la fede in Gesù Cristo e l'accoglienza del Vangelo».
Originario di Rossiglione (in provincia di Genova, ma nella diocesi
piemontese di Acqui Terme), 66 anni, il nuovo arcivescovo ha anche
manifestato una particolare inquietudine «per la crescente
disoccupazione che colpisce in questi tempi la vita di tanti
lavoratori, donne e immigrati», e ha rivelato di aver vissuto in prima
persona, durante l’adolescenza, la dura realtà della cassa integrazione
condividendo l’ansia del padre dinanzi al rischio di perdere il posto di
lavoro. «Per questo», ha aggiunto, «partecipo profondamente alle
difficoltà di
tante famiglie e mi interrogo seriamente su come la nostra Chiesa possa
venire loro incontro. È un problema che deve coinvolgere in un patto per
il lavoro tutte le componenti sociali, politiche, economiche e
religiose del territorio».
Più in generale, l'arcivescovo si è detto convinto che la Chiesa non
possa «limitarsi a denunciare i mali della società o ad intervenire per
sanarne le ferite ma, mediante l’azione convergente di cristiani laici
adeguatamente formati e in collaborazione con ogni uomo di buona
volontà, operare perché negli ambiti della politica, dell’economia e
della vita sociale siano sempre perseguiti la promozione integrale della
persona umana e il bene comune».
La sera di venerdì 19 novembre, monsiglior Nosiglia ha voluto incontrare i giovani in un'affollatissima chiesa del Santo Volto. «Osate in nome del Signore», ha detto loro: «Non accontentatevi di ciò che siete e di ciò che fate. Siate ambiziosi di puntare in alto, verso un di più di amore e di generosità».
Alberto Chiara