05/02/2013
In un’Europa attraversata da una crisi
economica senza precedenti e da profondi cambiamenti che la stanno
rendendo «sempre più fragile», le Chiese cristiane rappresentano una «forza di ispirazione arricchente» perché possono svolgere un importante
ruolo di unità tra i popoli fondata sui «comuni valori cristiani». Di
questa «sfida e opportunità» parlano a Varsavia le presidenze
del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) e della
Conferenza delle Chiese europee (Kek) all’incontro del loro comitato
congiunto che si è aperto lunedì 4 febbraio.
Le due delegazioni sono
guidate dal cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e
presidente Ccee, e dal metropolita Emmanuel di Francia, del Patriarcato
ecumenico e presidente Kek. L’incontro si è aperto nella nuova sede
della Caritas polacca. «I cambiamenti che attraversano l’Europa oggi la
stanno rendendo fragile», ha detto il metropolita Emmanuel in apertura
dell’incontro. «La crisi economica dei Paesi dell’area sud del
continente - ha aggiunto - stanno accrescendo le ineguaglianza con il
Nord. È resa più problematica anche l’integrazione europea. La montata
dell’estrema destra fa temere la frammentazione mentre l’immigrazione
accresce il fenomeno del ripiegamento identitario».
Anche il “paesaggio religioso”
dell’Europa è in progressivo cambiamento. Nel suo saluto iniziale, il
metropolita ha accennato anche ad un aumento di presenza dell’Islam nel
nostro continente sia «a livello demografico che in termini di
visibilità». Dunque, quale ruolo sono chiamate a svolgere le Chiese in
questo contesto? «La realtà ecumenica - ha detto il metropolita Emmanuel
- non è poi così lontana della costruzione europea». E per spiegarsi ha
aggiunto: «Le Chiese incoraggiano una unità del continente europeo.
Senza valori comuni, l’unità non può essere raggiunta in modo durevole.
Siamo pertanto convinti che l’eredità spirituale del cristianesimo
rappresenta una forza di ispirazione arricchente per l’Europa.
Riunendoci, non abbiamo intenzione di porci come modelli, ma di cercare
la via per incarnare la nostra fede comune in una società tentata dalla
divisione, che ha perduto il gusto del vivere insieme. I cristiani
devono riportare in Europa il gusto della comunione e per questo
diventare il sale dell’Europa per ridarle un senso».
Le Chiese cristiane storiche, in
Europa, subiscono, tra l'altro, una lenta erosione da parte dei nuovi
movimenti cristiani, evangelici e pentecostali. Sebbene nel Vecchio
Continente cattolici e
ortodossi rappresentino oggi il 75% dei cristiani i “cristiani
indipendenti marginali” (indipendent marginal christians) sono in
veloce crescita.
A fare il “punto” della situazione religiosa nel continente europeo è
stato Stanislaw Wargacki dell’Università cattolica di Lublino. Secondo le statistiche 2013 - riportate dal
settimanale “Riforma” - in Europa, sarebbero 20 milioni le persone che
aderiscono ai movimenti evangelici e pentecostali. «In molti Paesi
europei - ha detto il professore polacco - le comunità cristiane hanno
fortemente risentito dell’impatto dei flussi migratori provenienti dal
Sud». Alcune delle più grandi congregazioni di
cristiani si trovano oggi proprio in chiese costituite da immigrati
africani. E ciò avviene anche per i latino americani e gli asiatici.
Alberto Chiara