05/05/2011
Immigrati africani In Maghreb
No all’intervento militare in Libia, no alle politiche europee sulle migrazioni dettate esclusivamente da “ragioni elettorali”, no a tutto ciò che può incoraggiare paura verso la comunità musulmana. Lo affermano i vescovi di Francia, Spagna e Maghreb, riuniti a Tunisi nei giorni scorsi. Hanno partecipato 13 vescovi di Algeria, Tunisia, Marocco, Libia, Francia e Spagna, che hanno discussi su quelle che definiscono “rivendicazioni importanti” che stanno emergendo nei paesi del Maghreb e negli altri paesi arabi e che riguardano “la dignità umana, la libertà, la giustizia e l’aspirazione ad una vera democrazia”. A proposito dell’intervento militare in Libia, i vescovi ricordano indicano “la priorità del dialogo politico” perché “nessuno può avere il controllo degli interventi armati che colpiscono anche vittime innocenti”.
Riguardo invece la questione “cruciale” delle migrazioni, i vescovi scrivono: “l’Europa cerca di mettere in atto una protezione drastica che non va sempre in linea con la giustizia e diventa spesso fonte di esclusione e di discriminazione. Il Maghreb è luogo di transito per migranti che provengono dall’Africa sub-sahariana e le Chiese sono testimoni del dramma che questi uomini e queste donne vivono, lasciando il loro paese. Esse fanno sforzi notevoli per accoglierli e accompagnarli. Queste persone sono persone degne nella loro povertà, per la forza umana e spirituale che li spinge a continuare in una migrazione che purtroppo spesso si trasforma in calvario. Mettersi al loro ascolto, aiuta a cambiare lo sguardo nei loro confronti, ad essere più esigenti nel promuovere giustizia e solidarietà nei confronti di questi fratelli e sorelle stranieri che bussano alla nostra porta”.
I vescovi inoltre mettono in guardia l’Europa da una deriva: “Quella di numerosi politici che vogliono assicurare ai loro cittadini sicurezza e protezione, ma lo fanno purtroppo spesso per ragioni elettorali”. Poi i vescovi lanciano un appello affinché “i soldi utilizzati per proteggere le frontiere” possano essere destinati agli aiuti nei paesi da dove partono i migranti in modo che queste popolazioni “non si trovino più nelle condizioni di partire a costo stesso della loro vita”. Infine il problema del tra cristiani e musulmani. Nella nota esprimono “preoccupazione nel vedere amplificarsi le resistenza dovute alla paura e al misconoscimento reciproco in tutti i paesi a maggioranza cristiana o musulmana”.
Alberto Bobbio