06/04/2012
Due ospiti del Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria (foto Ansa).
Erano
un’ottantina, tutte donne, provenienti da Africa, America Latina, Europa
dell’Est, moltissime cinesi… Tutte hanno partecipato, anche se non sono
cristiane. Tutte hanno voluto portare la croce, cantare, pregare… in mezzo al
cortile, in mezzo alle sbarre.
Non so se riesco ad esprimere il vissuto di una Via
Crucis tutta speciale, celebrata questo Venerdì Santo presso il Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) di Ponte
Galeria a Roma.
È stato
come un regalo di Gesù per me, questo cammino vissuto con le donne e le ragazze
del Cie.
Come
gruppo di religiose, ogni sabato pomeriggio visitiamo la sezione femminile di
questo Centro, per conoscerle, ascoltarle, stare con loro; condividere le loro
sofferenze e dare speranza; pregare con loro, ridando fiducia e affidandole al
Signore Risorto. Essere con loro, perché
non si sentano sole e abbandonate.
Oggi,
Venerdì Santo, è stato un appuntamento tutto speciale con il “Primo Clandestino”
della storia, Gesù Cristo Crocifisso, per celebrare il rito liturgico della Via
Crucis. Il Crocifisso è stato visibilmente
presente in mezzo a loro e ha preso tutta l’attenzione e il raccoglimento delle
ragazze. Anche solo la sua presenza dava tanta serenità, consolazione e forza.
«Chiunque
volgerà il suo sguardo verso di Lui, sarà salvo»,dice la Scrittura.
Non
ci sono volute parole speciali. Abbiamo ascoltato con il cuore i racconti
evangelici della sua passione e morte nelle diverse lingue. Era facile
intuire come ogni ragazza vedesse e sentisse con il cuore e la mente; mentre
con i gesti adorava colui che conosce tutto il patire umano, di fronte al
quale Gesù non è mai stato indifferente. Anzi si è offerto con amore.
E
allora anche l’adorazione alla croce con il bacio è stato un affidare al
Crocifisso la loro vita, la loro storia, il loro futuro: un grande atto di
abbandono, perché da quel luogo di reclusione e di snervante attesa venga presto la libertà e la possibilità di
vivere una vita libera, serena e dignitosa.
Nella
meditazione delle sei stazioni che erano state scelte, seguendo un breve
cammino all’interno della struttura, le ragazze e le donne si sono lasciate tutte
coinvolgere pienamente. Mi è sembrato di
avvertire come questo luogo venisse alleggerito e purificato, riempito di
speranza e di coraggio, nella certezza che il Signore non abbandona mai nessuno, ma assicura a tutti la sua
presenza che salva e sostiene.
Non
posso dimenticare queste donne. Hanno, volti, nomi, storie… Sono scappate dai
loro Paesi per trovare una vita più degna e sicura. Si ritrovano invece in
Europa e in Italia in mezzo a infinite difficoltà, tra cui il mancato
riconoscimento della loro dignità di persone.
È anche
per loro, che il “Primo Clandestino” della storia si è lasciato crocifiggere per
assicurare vita piena per tutti. L’Amore
è più forte della morte - ci ricorda l’apostolo Paolo - e questo forte e
fecondo Amore divino ci dà la capacità di resistenza per non mollare mai di
fronte alle prove della vita.
Sappiamo
tutti che dopo ogni Venerdì Santo c’è sempre la Pasqua di
Risurrezione. Lui ha spezzato le catene
di ogni schiavitù, oppressione, ingiustizia, discriminazione e sfruttamento. Con
la sua risurrezione affida alle donne il grande annuncio di speranza e
liberazione per tutte le persone che soffrono e sperano in un futuro di pace e
armonia, un futuro dove ogni persona possa venire rispettata nella sua dignità.
Cristo
è vivo e ci rende oggi capaci di essere risurrezione anche nel Cie di Ponte
Galeria.
Suor Eugenia Bonetti