20/12/2012
Paolo VI con Karol Wojtyla, il futuro Giovanni Paolo II. Foto Ansa. In copertina: Paolo VI con Joseph Ratzinger, il futuro Benedetto XVI
Benedetto XVI ha promulgato il decreto che attesta le «virtù
eroiche» grazie al quale Paolo VI diventa venerabile. Manca
solo la certificazione di un miracolo avvenuto per sua
intercessione e si arriverà alla beatificazione. Il
postulatore della causa di papa Montini, Antonio Marrazzo,
ha fornito alcuni indizi sul miracolo. «Al momento - ha
detto alla Radiovaticana - sto analizzando un
caso di guarigione avvenuto una decina di anni fa: durante la gestazione,
si erano manifestati rischi sia per il feto sia per la
madre», «un avvenimento veramente straordinario e
sovrannaturale, avvenuto per intercessione di Paolo VI».
Il
miracolo in esame, commenta padre Marrazzo, sarebbe «in
linea con il magistero» del Papa che ha scritto la Humanae
vitae. Si tratterebbe, commenta
padre Marrazzo, di un miracolo collegato alla «difesa della
vita, espressa nell'enciclica, ma anche in difesa della
famiglia, perché l'enciclica Humanae vitae è sull'amore
coniugale, non è soltanto sul problema della vita nascente.
Questa guarigione è logica nella linea di Montini».
Giovanni
Battista Montini, nato a Concesio, in provincia di Brescia, il 26 settembre 1897 e
morto a Castelgandolfo il 6 agosto del 1978, ha guidato la Chiesa cattolica dalla morte di Giovanni XXIII (giugno 1963) portando a compimento il Vaticano II e governando i burrascosi anni postconciliari. Figlio di un
giornalista ed esponente del cattolicesimo sociale, Paolo VI ha inaugurato i viaggi internazionali
dei Papi e stretto in uno storico abbraccio il capo delle
chiese ortodosse, Atenagora. Su Montini, ha ricordato padre
Marrazzo, si sono detti «troppi luoghi comuni che non
trovano riscontro», una sua «caratteristica» era
«l'attenzione ai bisogni delle persone, alle loro esigenze,
ai loro drammi», e la sua «fama di santità è cresciuta con
il passare degli anni».
«La religione del nostro Concilio è stata principalmente
la carità; e nessuno potrà rimproverarlo d’irreligiosità o di
infedeltà al Vangelo per tale orientamento, quando ricordiamo che è Cristo
stesso a insegnarci che è l’amore per i fratelli il carattere distintivo
dei suoi discepoli: "La religione pura e immacolata, agli occhi di Dio
e del Padre, è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro
tribolazioni"».
Così Paolo VI, nel 1965, concluse il Concilio Vaticano II
che papa Giovanni aveva aperto, giusto 50 anni fa, con un altro discorso passato alla storia: «Sempre la Chiesa si è opposta agli errori…, ora tuttavia
la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto
che quella della severità..., vuole mostrarsi madre amorevole di tutti,
benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà, anche verso i figli da
lei separati…».
Nel 1966, Paolo VI abolì, dopo quattro secoli, e non senza contestazioni da parte dei porporati più conservatori, l'indice dei libri proibiti. A Natale celebrò la Messa in una Firenze ferita dall'alluvione del 4 novembre, definendo il Crocifisso di Cimabue «la vittima più illustre». Nel 1967 annunciò l'istituzione della Giornata mondiale della pace, che si celebrò la prima volta il 1º gennaio 1968. Nel 1978, durante il sequestro di Aldo Moro, papa Montini implorò personalmente e pubblicamente la liberazione "senza condizioni" dello statista e suo caro amico, rapito dagli "uomini delle Brigate Rosse".
Oltre a quello sulle virtù eroiche
di Paolo VI, il Papa ha promulgato oggi i decreti relativi a
numerosi santi, tra cui Antonio Primaldo e compagni, oltre
800, uccisi «in odio alla fede» durante l'assedio turco di
Otranto nel 1480, 40 nuovi beati, tra cui molti uccisi
durante la guerra civile spagnola, e altri 9 venerabili.
Alberto Chiara