22/06/2011
Don Serafino Morazzone raffigurato in una vetrata.
Alessandro Manzoni, che lo ebbe
anche come confessore, nella prima
stesura dei Promessi sposi citò per
nome don Serafino Morazzone
e lo descrisse così: «Era pio in tutti
i suoi pensieri, in tutte le sue parole,
in tutte le sue opere: l’amore
fervente di Dio e degli uomini era il
suo sentimento abituale; la sua cura
continua di fare il suo dovere e la
sua idea del dovere era tutto il bene
possibile». E fu soltanto l’evidente
anacronismo con l’ambientazione
seicentesca della vicenda a
convincerlo a cancellare l’accenno
esplicito.
Il famoso scrittore non
fu l’unico fra quanti conobbero
don Morazzone a considerarlo un
santo sacerdote, come in seguito
affermerà anche l’arcivescovo
Ildefonso Schuster definendolo «il
nostro Curato d’Ars». Nato a Milano
il 1° febbraio 1747, Serafino era
entrato a 13 anni in Seminario e,
dopo gli studi superiori, era stato
ammesso alla frequenza della
Teologia. Le sue qualità spirituali
e culturali vennero a tal punto
apprezzate da consentirgli, ancor
prima di essere ordinato sacerdote,
di concorrere alla parrocchia
di Chiuso (Lecco), dove poi nel 1773
celebrò la sua prima Messa.
Da quel momento non si
allontanò più da questo paese.
Agli appena 185 abitanti della
parrocchia si dedicò assiduamente
per 49 anni, sostenendoli nella
vita di fede e nella devozione
all’Eucaristia. Per i fanciulli
diede vita in casa a una scuola
elementare gratuita, con la
collaborazione del fratello Antonio.
La sua grande sollecitudine in favore
dei poveri di quel territorio mostrò
un particolare eroismo in occasione
del saccheggio che l’esercito
austro-russo compì a Chiuso il 26
aprile 1799.
Già da vivo ebbe fama di
taumaturgo, ma da parte sua
attribuiva ogni grazia e guarigione
all’intercessione di san Girolamo
Emiliani, il cui santuario di Somasca
confinava con il territorio
parrocchiale. Dopo la morte, il 13
aprile 1822, ebbe subito per il suo
popolo la fama di santo. Il processo
di canonizzazione, avviato sin
dal 1864 ma sospeso per le difficili
condizioni della diocesi di Milano,
fu ripreso dal cardinale Schuster
nel 1951. L’eroicità delle virtù è stata
riconosciuta il 17 dicembre 2007,
mentre il miracolo è stato
approvato il 2 aprile 2011.
Saverio Gaeta