28/09/2011
È la storia di una donna che, a prescindere dal fatto che ne è in corso
il processo di beatificazione, rappresenta una delle personalità più
straordinarie dell’Ottocento. La storiografia del Risorgimento, prevalentemente
in chiave massonica e anticlericale, l’aveva liquidata come una reazionaria bigotta,
montando fra l’altro anche calunnie di ogni genere contro di lei. Il tempo però sta
facendo giustizia delle manipolazioni e delle distorsioni, ridandoci la vera identità
di Giulia Colbert, una giovane bella, ricca, dotatissima, amica di Carlo Alberto,
Cavour e della Torino-bene, che aveva tutto per godersi la vita e invece
col marito si mise al servizio dei poveri di ogni tipo.
Nata in Vandea (è la
pronipote del Colbert ministro delle finanze di Luigi XIV, il Re Sole), dopo
la Rivoluzione francese approda alla corte di Napoleone dove conosce
il marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo e lo sposa. Non
avendo figli, animati entrambi da una ardente carità, si dedicano ai bisognosi.
Giulia di fronte alla drammatica situazione delle detenute, riforma le carceri
femminili torinesi, giudicate tra le peggiori a livello internazionale,
facendone addirittura un modello per l’Europa: parte dal
principio che il carcere, oltre che punire,deve redimere, rieducare, ridare dignità
alla persona e reinserirla nella società.
Fonda poi il cosiddetto “Rifugio”,
centro di educazione preventiva, per ragazze a rischio, che senza adeguati
supporti finirebbero sul marciapiede, e di riabilitazione per ex detenute
non ancora in grado di reinserirsi nella società. Ai marchesi si deve
inoltre il primo asilo infantile realizzato in Italia, come pure il primo
ospedale pediatrico per bambine e ragazze disabili. Qui il giovane
Don Bosco – assunto dalla marchesa come direttore spirituale - darà
inizio al suo oratorio salesiano.
E poiché un gruppo di donne da lei
“redente” vogliono riscattare il proprio passato facendosi religiose,
lei fonda (ma rimanendo laica) una congregazione, le Sorelle Penitenti di
S. Maria Maddalena, oggi Figlie di Gesù Buon Pastore. E col marito dà vita
anche alle Suore di S. Anna per l’educazione dell’infanzia e della gioventù.
La morte la coglie il 19 gennaio 1864. Questo e altro offre Il libro di
Montonati, che delinea un ritratto avvincente fella Marchesa, con lo
stile del cronista curioso che si fa leggere d’un fiato.
Angelo Montonati