28/09/2011
Questo libro esce in coincidenza con la beatificazione della protagonista,
Antonia Maria Verna, fondatrice delle Suore di Carità dell’Immacolata
Concezione, più conosciute come Suore di Ivrea. Ma siamo anche nel
pieno delle celebrazioni dei 150 d’anni dell’Unità d’Italia e la Verna è
sicuramente tra quella folta schiera di fondatori e fondatrici che, una
volta fatta l’Italia, hanno contribuito a “fare gli italiani” alfabetizzando
milioni di figli della povera gente, creando asili, scuole, ospedali dove
ce n’era bisogno. Inoltre, la sua beatificazione cade all’inizio del decennio
che la Cei ha voluto dedicare al problema educativo.
La Verma - figlia di contadini - fin da piccola raccoglieva i
bambini della cascina in cui abitava (a Pasquaro, una frazione di Rivarolo
Camavese)) e, dopo aver imparato a leggere e a scrivere, faceva loro
catechismo diventando così la loro maestra. Poi, siccome in paese c’era
un ospedale con soli 10 letti e due infermieri e i malati più poveri ne
erano praticamente esclusi, lei cominciò ad assisterli a domicilio,
sfidando i rischi del contagio in occasione delle ricorrenti epidemie
(soprattutto di colera). A 27 anni lasciò Pasquaro per sottrarsi
alle insistenze dei familiari che volevano darle un marito,
avendo lei fatto voto di verginità a soli 15 anni.
Continuò nel suo
apostolato – svolto tutto e sempre “a gratis” come lei soleva dire –
trovando delle compagne disposte a seguirla e con le quali formò una comunità
religiosa, per la cui approvazione dovette affrontare innumerevoli
ostacoli, anche perché da parte ecclesiastica qualcuno non aveva
capito le intuizioni profetiche del suo progetto. Ma lei andò avanti sorretta
da una granitica fede; a un certo punto, fallito il tentativo di assorbire
il suo gruppo nelle Figlie della Carità di S.Vincenzo de Paoli, dovette
ricominciare da capo con sole tre consorelle, ma non cedette e alla fine
il tempo le diede ragione.
Il volume documenta con stile agile e piacevole
le emozionanti fasi di questa straordinaria avventura di carità caratterizzata
dalla costanza della protagonista, che si può veramente definire “eroica”.
Angelo Montonati