21/05/2011
Da sinistra: Saverio Gaeta, Gian Guido Vecchi, Alberto Bobbio, Giovanna Chirri e Aldo Maria Valli.
Analisi e aneddoti, emozioni e notizie. Cinque vaticanisti hanno raccontato Karol Wojtyla in piazza Garibaldi a Parma, davanti alla libreria mobile di Tobia, tra i tanti libri che la San Paolo ha dedicato al Papa globetrotter, che ha percorso il mondo alla fine del secolo breve, quel Novecento delle guerre e di tanta speranza.
E’ stata la giornata di Famiglia Cristiana, coordinata dal capo della redazione di Roma Alberto Bobbio, una riflessione sulla figura e il pontificato di Giovanni Paolo II a tre settimane dalla straordinaria beatificazione a Roma. Il capo della redazione di Roma ha spiegato che l’analisi su un pontificato complesso non si può fermare con la beatificazione, ma deve continuare nel lavoro degli storici. Saverio Gaeta, anche lui caporedattore di Famiglia Cristiana, ha spiegato come “si fa” un santo, soffermandosi in particolare sul lavoro della postulazione e sulle testimonianze che sono arrivate al processo di beatificazione: “Sono stati 114 i testimoni, un numero particolarmente alto rispetto ad altre cause”.
Gaeta ha anche ricordato alcuni episodi inediti della vita di Wojtyla, desunti dalla testimonianze. Come quello che riguarda l’ 11 settembre, il giorno dell’attacco alle Torri Gemelle di New York. Il Papa era davanti alla televisione con il volto angosciato, mentre le Torri crollavano: “Ad un certo punto si è alzato in piedi e con la mano ha benedetto quelle immagini tragiche che passano in diretta e ha detto con filo di voce ‘Te li affido’”.
Poi è toccato ad Aldo Maria Valli, vaticanista del TG1, ricordare i suoi viaggi con Karol Wojtyla in giro per il mondo e la stile geografico del Pontificato: “Ha fatto come San Paolo, che andò nel mondo allora conosciuto per raccontare di Gesù e per dare ragione della fede. Wojtyla aveva questa ansia missionaria. Ma lui non voleva incontrare le folle, non gli interessavano le piazze, voleva incontrare in quelle piazze ogni singola persona, magari anche solo con uno sguardo”. Valli ha ricordato uno degli ultimi viaggi, quando Giovanni Paolo II faceva già molta fatica a muoversi, in Kazakhstan, dove vive una comunità cattolica di poche decine di persone, eppure importante per il Papa come quelle più numerose di altri Paesi.
Giovanna Chirri, vaticanista dell’agenzia Ansa, si è soffermata sul lavoro difficile, ma assolutamente prezioso e indispensabile dei giornalisti delle agenzie: “Non dobbiamo interpretare, ma offrire le parole del papa e il contesto, un lavoro complicato e molto delicato”. Giovanna Chirri ha ricordato che fu l’Ansa la prima agenzia a dare la notizia dell’apertura del processo di beatificazione di Giovanni Paolo II: “Papa Benedetto lo disse in latino parlando in san Giovanni in Leterano in un discorso dal quale nessuno di aspettava rivelazioni. Nella Sala Stampa vaticana molti giornalisti erano distratti e quasi nessuno ascoltava quelle frasi in latino. Franco Pisano, capo allora dell’ufficio dei vaticanisti dell’Ansa, e io intendemmo al volo quelle poche parole e il flash fece immediatamente il giro del mondo”.
Infine Gian Guido Vecchi, vaticanista del Corriere della Sera, ha ripercorso i giorni della morte e poi i due giorni straordinari della beatificazione di Wojtyla, sottolineando la continuità dei pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Vecchi ha osservato che Benedetto è il primo papa nella storia della Chiesa, che beatifica il suo precedessore: “Almeno negli ultimi mille anni, di cui abbiamo testimonianze scritte certe”. Poi ha raccontato l’emozione dei giornalisti che hanno viaggiato e hanno lavorato tanto con Giovanni Paolo II il giorno della sua beatificazione: “Nessuno è rimasto indifferente e nessuno si è limitato solo a raccontare gli eventi. Dai resoconti traspariva la vicinanza ad un papa che ha cambiato il modo di fare comunicazione della Chiesa e dei pontefici”.
Famigliacristiana.it