16/05/2011
Umberto Eco con Ernesto Ferrero, direttore del Salone del libro, di cui si è appena conclusa la XXIV edizione.
A segnalare la vitalità del Salone, è emersa da più parti la domanda di un maggiore spazio, il che significa di una maggiore considerazione nella società. Lo ha fatto anzitutto il mondo cattolico, per bocca dell'editore Cantagalli. Innalzare staccati e marcare divisioni è inutile e controproducente, tuttavia la tendenza a relegare in una nicchia chiusa il lavoro degli editori di ispirazione cattolica esiste e resiste, sebbene sia superato dai fatti: sempre più spesso le case laiche prevedono collane di spiritualità o religiose, mentre quelle cattoliche hanno collane di narrativa. Più attenzione hanno chiesto anche le donne, intese come scrittrici: una dozzina di presenze femminili alla mostra "1861-2011. L'Italia del libri", ha detto Dacia Maraini, sono troppo poche. Si fa torto, ha aggiunto, soprattutto alle grandi autrici del '900. Per entrambi: voto 7,5
Ci hanno colpito, e abbiamo apprezzato, le sincere parole di Umberto Eco, quasi uno sfogo: «Ho scritto sei romanzi, ma tutti parlano sempre del Nome della rosa, che io odio perché è una sorta di maledizione. Anche quando escono i libri successivi aumentano le vendite del Nome della rosa». Sciavo del successo, ma pur sempre schiavo. Voto: 8
Un plauso all'ex ministro della Pubblica istruzione Tullio De Mauro e all'insegnante e scrittrice Paola Mastrocola. I due hanno litigato, perché il primo ha accusato la seconda di contribuire alla demolizione della scuola pubblica con i suoi saggi polemici. La Mastrocola ha risposto che la svalutazione della letteratura e del tema in classe sono il vero attacco alla scuola, rimproverando a De Mauro riforme infelici. Li promuoviamo entrambi, perché hanno dato vita a una polemica vera, incentrata finalmente su un probelma reale, urgente, della massima importanza, ovvero il destino della scuola e la formazione delle generazioni future. A che cosa, se non a questo, deve servire un Salone del libro? Bene anche l'iniziativa di un gruppo di 10 editori che ha lanciato un appello per la scuola pubblica. Voto: 9
Di dibattiti seri, che portino a qualcosa di utile, che mettano a confronto opinioni diverse per giungere a una sintesi superiore, non ne vuole sapere il matematico impernitente Piergiorgio Odifreddi, nemico giurato di chi non è scientista come lui. Anche al Salone ha dovuto dire la sua, per la verità non molto originale: «Da piccolo volevo fare il papa a tutti i costi, a nove anni sono entrato in seminario, guardavo il Papa in tv e quella mi sembrava la mia strada, poi ho capito che era tutta una storia, che, come diceva Borges, "la teologia non è altro che un ramo della letteratura fantastica"». Voto: 5
Paolo Perazzolo