29/03/2011
Una veduta di Sendai, la "città degli alberi", prima dello tsunami.
La chiamavano la città degli alberi. Forse per lenire i brutti ricordi della
Seconda Guerra Mondiale, passato il tempo delle bombe, gli abitanti di Sendai
furono invitati a piantare alberi nei loro giardini. Molti alberi. In
particolare gli zelkova, diventati simbolo della città e numerosi in tutta la
regione, compresa la baia di Matsushima, che in molti definivano la baia di
Halong giapponese e ora è una palude di detriti. E poi i ciliegi. Che quando
esplodono di fiori nella primavera del Sol Levante, vedono frotte di famiglie
con gli occhi a mandorla e direttori di società con tutti i loro dipendenti,
precipitarsi di corsa per accaparrarsi il miglior posto sotto le fronde e
allestire un pic nic.
"Ai tempi in cui ero l'impiegato più giovane" racconta
Katzuo Yoshida, giornalista per Fuji TV e ora impegnato nelle cronache
da
Fukushima, "la notte prima del pic nic aziendale la trascorrevo
davanti ai
cancelli del parco con altri neoassunti come me; dovevamo essere in pole
position all'apertura per correre e aggiudicarci il posto migliore per
il boss,
sotto i ciliegi in fiore".
Un momento dell'Akiu No Taue Odori, l'antica danza per propiziare un buon raccolto.
Una danza vecchia di 400 anni
Maníe giapponesi. Anche l'arrivo della
primavera
suggerisce ruoli gerarchici da rispettare. E nessuno si tira mai
indietro al
proprio ruolo, come stanno facendo gli eroici pompieri e tecnici
impegnati a
domare l'alito velenoso di Fukushima. Ma nessuno dei giovani impiegati
di Sendai
potrà più prendere posto sotto gli alberi in fiore. E nessuno, nella
regione,
potrà più danzare l'Akiu No Taue Odori. Un documento datato settembre
2009
sottoponeva all'Unesco la candidatura dell'Akiu No Taue Odori come
patrimonio
culturale immateriale da proteggere.
Da quattrocento anni a questa
parte, gli
abitanti della Prefettura di Miyagi, vestiti di costumi sontuosi e al
suono di
tamburi, praticano questa danza rituale per propiziarsi una buona
raccolta di
riso. I danzatori portano magnifiche corone fiorite, indossano kimono e
mimano i
gesti con cui gli agricoltori affondano le piantine di riso nei campi
irrigati.
Nel corso dei decenni, la danza ha perso il suo valore mistico, ma
continua a
essere rappresentata in tutti gli eventi culturali della regione. Chissà
se
qualcuno dei novantadue "tramandatori" dell'Akiu No Taue Odori si é
salvato
dall'onda nera che le immagini di NHK ci hanno mostrato distruggere
villaggi ed
ettari e ettari di quelle risaie che l'hanno ispirata?
I mobilieri di Sendai.
I mobilieri di Sendai
Nessuno sa
rispondere.
Come nessuno sa rispondere a Olivier Caramelle, importatore di mobili
laccati
dal Giappone, su che fine abbiano fatto gli artigiani di Sendai, gli
unici
dell'arcipelago a perpetuare una tradizione millenaria di fabbricazione.
"Ci
ho messo molto tempo a stabilire un contatto con loro, ad ottenere la
loro
fiducia" racconta Olivier. "Sono anziani, depositari delle tecniche di
costruzione risalenti al periodo Edo, quello degli shogun e delle lotte
interne,
un lungo periodo di chiusura durante il quale però, l'arte si perfezionò
raggiungendo estremi livelli di raffinatezza".
Il legno dei mobilieri di
Sendai,
passa di padre in figlio. Alcuni tansu (cassettiere) sono costruiti con
legna di
cinquecento anni. Gli inverni rigidi del Nord del Giappone fanno sí che
gli
alberi si proteggano con una resina da cui poi i costruttori ottengono
la lacca.
Gli atelier sono andati distrutti e con essi un sapere tramandato di
generazione
in generazione dall'epoca dei samurai. Uno dei popoli più moderni del
pianeta,
in questo momento di smarrimento e di disperazione, si sta aggrappando
alla
tradizione per mantenere viva la propria identità.
Esempi di origami.
La forza di un origami
A Parigi e in altre
metropoli
europee dove la comunità giapponese é numerosa e coesa, è nata
spontaneamente
un'iniziativa piuttosto curiosa, forse in onore a una grande festa che
non verrà
più celebrata, il Tanabata Matsuri festival di Sendai, competizione
che
vede
protagoniste gigantesche sculture in carta di riso e bambù. E cosí il
popolo del
Sol Levante sparso nel mondo si é dato a una delle forme d'arte più
conosciute,
l'origami. "Decine di ragazzi e ragazze giapponesi vengono qui ogni
giorno con
un origami fatto con le proprie mani" spiega Dan Beraud, direttore del
parigino
Espace Japon, "chiedono di venderli e devolvere il ricavato agli aiuti
per la
regione colpita dallo tsunami. Collettivamente, abbiamo già raccolto una
bella
somma". La forza di un popolo passa anche attraverso un delicato
uccellino di
carta.
Eva Morletto