Tullia Zevi, una grande italiana

E' scomparsa pochi giorni fa, a 91 anni, una protagonista dell'ebraismo italiano. Di lei Montanelli aveva detto: "Sarebbe perfetta come presidente della Repubblica".

27/01/2011
Tullia Zevi e Bettino Craxi firmano l'intesa delle comunità ebraiche con lo Stato italiano, nel 1987.
Tullia Zevi e Bettino Craxi firmano l'intesa delle comunità ebraiche con lo Stato italiano, nel 1987.

Quest'anno la pena del ricordo degli ebrei italiani nella giornata del 27 gennaio è resa più dolorosa dalla recente scomparsa di Tullia Zevi, morta a 91 anni  sabato 22 gennaio.  Per molti anni Tullia Zevi, insieme al rabbino capo di Roma Elio Toaff,  è stato il personaggio  più noto della comunità ebraica italiana. Donna colta, brillante, aperta e dialogante è stata ammirata e rispettata nel mondo politico e culturale, da destra e da sinistra. Una volta Indro Montanelli scrisse che, a suo parere, sarebbe stata perfetta nel ruolo di Presidente della Repubblica.

     Nata a Milano nel 1919, Tullia Zevi studiò filosofia alla Statale e musica al Conservatorio. Si diplomò in arpa e forse avrebbe avuto davanti a sé una brillante carriera di musicista. Ma nel 1938 arrivarono in Italia le leggi razziali. In quel momento Tullia Zevi si trovava in Svizzera con la famiglia. Fu la sua fortuna. Evitò le persecuzioni. Dalla Svizzera si trasferì in Francia e in seguito  emigrò negli Stati Uniti, dove entrò in contatto con i circoli antifascisti. Tornò in Italia alla fine della seconda guerra mondiale insieme al marito Bruno Zevi, noto architetto e critico d'arte.

     Abbandonata la carriera di musicista, Tullia Zevi si dedicò al giornalismo. Fu corrispondente da Roma per trent'anni del quotidiano israeliano Maariv e, fra l'altro, seguì a Gerusalemme il processo al criminale nazista Eichmann. All'attività giornalistica Tullia Zevi ha accompagnato l'impegno negli organi di rappresentanza della comunità ebraica e nel 1983 divenne presidente dell'Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane). Si è sempre distinta nella difesa dei diritti degli ebrei italiani, ma con una grande apertura al dialogo e al confronto. Nel 1992 il presidente Scalfaro le conferì il titolo di Cavaliere di Gran Croce, la massima onoreficenza italiana.

     Visitando la camera ardente il presidente Napolitano ha lodato la sua “dedizione e intelligenza straordinaria”. La nipote Nathania, con la quale nel 2007 aveva scrittro il libro Ti racconto la mia storia. Dialogo tra nonna e nipote sull'ebraismo, ricorda con affetto uno degli insegnamenti della nonna: “Vivi più che puoi perché non sarai mai giovane come oggi”.

Roberto Zichittella
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