E Tori Amos canta ancora le donne

È appena ritornata in Italia a Milano e a Roma con il suo ultimo disco. Un lavoro raffinato, ispirato ai compositori classici, in cui la figura femminile è protagonista dei mondi sonori

10/10/2011

Ultimamente davano Tori Amos completamente assorbita dal musical The Light Of Princess – il plot è del poeta e ministro di culto cristiano scozzese George McDonald – che debutterà in aprile del prossimo anno al London’s National Theatre. Invece pubblica ora un disco, “Night Of Hunters”: un’opera rock che celebra la canzone degli ultimi 400 lunghi anni. Ha ritrovato lo stimolo per raccontare ancora una volta una storia moderna, al cui epicentro sta di nuovo la figura femminile. Del resto Tori, figlia di un reverendo metodista e di un’insegnante di origini indiane cherokee, ne ha fatte molte, fin dal successo “Little Earthquackes” del 1992, nel quale cantava le sue angosce, e trattava il femmisimo come una delle poche ideologie in cui trovare conforto. Cantante originaria del North Carolina - ma anche pianista, compositrice, la sua hit è certamente Cornflake Girl, la canzone per la quale verrà sempre ricordata - si è raccontata all’arrivo in Italia per le due date del tour: al teatro Smeraldo di Milano e all’Auditorium parco della Musica di Roma.

Tori Amos: Cornflake Girl (dal vivo)


Come mai la donna è ancora protagonista del suo progetto?
Ho usato la struttura del ciclo delle canzoni classiche per raccontare una storia moderna. La protagonista è una donna che si ritrova tra le braci agonizzanti di una relazione. Nel corso di una notte, vivrà una sorta di iniziazione che la spingerà a reinventare se stessa, consentendo all’ascoltatore di seguirla in un viaggio che esplora complessi argomenti e mondi sonori. Uno dei temi principali è quello del cacciatore e della preda e di come esistano entrambi dentro di noi.


Che tipo di lavoro ha affrontato?
Ho lavorato per cinque lunghi anni al musical che sto completando, durante i quali ho maturato l’idea che ho aspettato a lungo per creare qualcosa che sia una variazione dei temi classici che studiavo da bambina al conservatorio di Baltimore. Finalmente arrivò la proposta dalla casa discografica: reinterpretare le canzoni classiche degli ultimi secoli. Finalmente avrei potuto rievocare tutti i maestri che avevo studiato, da Bach a Satie, Mendelsshon e Scarlatti e utilizzare le loro pratiche per elaborare un mio universo musicale. Ho tentato di capire se modo questi brani avessero senso nel nostro tempo. Ho capito che l’anello di congiunzione tra epoche diverse avrebbe dovuto essere proprio l’amore, la relazione. La forza che si genera da un’unione.


Come il legame che la lega a sua figlia?

Esattamente, sa che per molti anni mi ha seguito in tour? Non riuscivo a spostarmi senza di lei. Ora interpreta anche un piccolo ruolo nel musical.

L’eterno dualismo tra il rock dei Led Zeppelin e la sua vena profondamente romantica è oggi risolta?

Alcuni compositori classici erano le rockstar del tempo: Chopin e Mendelsshon lo erano. Ricordo di aver letto che Scarlatti e Handel facevano un duello con i loro clavicembali e qualcuno doveva scegliere chi fosse il migliore a suonarlo. Non c’è molta differenza, si parla lo stesso linguaggio.


Che tipo di attività sta svolgendo con la sua associazione RAINN?
Quando fondai l’associazione RAINN non sapevo bene cosa avrei fatto per aiutare le donne, provavo questa urgenza ma non sapevo come muovermi. Presto ho imparato, è stato un processo naturale e un lavoro di introspezione. Ora sto predisponendo una linea verde in spagnolo per le donne di origini latine che vivono negli Stati Uniti, che sono sempre più numerose, che subiscono violenze. Si può pensare che con tutta questa tecnologia dovremmo essere più aperti, tolleranti, umani, ma i casi di incesto, stupro e violenze sessuali non diminuiscono. Credo che in questi periodi traumatici, di forte stress economico e politico, la violenza in casa circoli con più facilità. Sicuramente troppa.

Federico Scoppio
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