Il diario di bordo di Capossela

Il cofanetto di “Marinai, profeti e balene”, l'ultimo pluripremiato album del cantautore

21/12/2011

È uno dei rari casi in cui la versione deluxe di un album non è una “chicca” riservata ai fan più accaniti, ma si presenta come la seconda parte di un discorso che completa tutta l’opera. Sì, perché “Marinai, profeti e balene”, l’ultimo lavoro di Vinicio Capossela che ancora una volta è riuscito a mettere d’accordo critica e pubblico (ha vinto il premio Tenco dopo aver stazionato per undici settimane nella top ten della Hit Parade) non è solo un’opera da ascoltare, ma anche da leggere e, soprattutto, da vedere. Le 19 canzoni che la compongono offrono infatti una quantità di suggestioni letterarie (si passa dalla Bibbia a Omero, da Luis Ferdinand Céline a Herman Melville) e musicali (blues, swing, filastrocche, dolci ballate e suoni apocalittici) tali da poter essere apprezzate appieno solo nella nuova versione del disco che comprende, oltre ai 2 cd musicali, un ricco libretto con la storia della lavorazione e il commento canzone per canzone scritto dallo stesso Vinicio, più un Dvd con “The belly of the whale”, un documentario che mostra il dietro le quinte delle varie fasi di realizzazione del progetto, con riprese a Ischia, Milano, Creta e a Berlino; un estratto del concerto che lo scorso luglio Capossela ha tenuto al Parco della Musica di Roma con dieci brani del disco; due bonus tracks: “U cant du navigant”, omaggio allo scomparso Enzo Del Re e “La nave sta arrivando”, cover di “When the ship comes in”.

Si scopre così la storia del pianoforte usato da Vinicio come ossatura per incidere il disco, un Seiler a coda del 1920, issato a Ischia sul castello aragonese a picco sul mare. «Ha la forma arrotondata e maestosa di un transatlantico di legno. È nero, consumato, come le incrostazioni del Pequod, e ha la voce scura che serve per queste canzoni Melvilliane», scrive il cantautore. È bello poi sentir raccontare degli strumenti misteriosi che innervano il disco (il santur, le onde Martenot, il theremin, le percussioni indonesiane gamelan) e degli straordinari musicisti che hanno accompagnato Capossela lungo questo viaggio, dal chitarrista Marc Ribot ai coristi della Scala, dalle Sorelle Marinetti a Psarantonis, lo “Zeus con la lira”, una leggenda della musica greca. Ma soprattutto, specie per chi non ha avuto la fortuna di assistere fin qui a un suo concerto, è bello vedere queste canzoni eseguite dal vivo: ancor più che gli album precedenti “Marinai, profeti e balene” è infatti soprattutto un musical teatrale. Ormai solo sul palcoscenico Capossela, come già era accaduto  a Giorgio Gaber, riesce a esprimere pienamente tutta la sua strabordante creatività.

Eugenio Arcidiacono
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