18/11/2011
La copertina di Sogno n. 1
Dopo alcune note sospese, ecco la voce di Fabrizio De André, calda e intensa come non mai: «Lascia che sia fiorito, Signore il suo sentiero, quando a te la sua anima e al mondo la sua pelle dovrà riconsegnare quando verrà al tuo cielo, là dove in pieno giorno risplendono le stelle». Trascorrono pochi secondi e arriva l’altra grande novità: l’arrangiamento scabro del 1967 di “Preghiera in gennaio”, la canzone che Fabrizio scrisse in memoria dell’amico Luigi Tenco morto pochi mesi prima a Sanremo, è sostituito da un’orchestra, e che orchestra: la London Symphony, diretta da Geoff Westley. L’impatto è notevole, ma l’emozione vince le fortissime perplessità iniziali. “Preghiera in gennaio” apre “Sogno n. 1”, album in uscita il 22 novembre che comprende di 10 brani del repertorio di De André in cui la sua voce è, appunto, accompagnata da un’orchestra sinfonica di 80 elementi, registrata negli studi londinesi di Abbey Road, gli stessi dei Beatles per intenderci.
Un progetto nato da Westley, una vecchia volpe della musica italiana che
ha prodotto dischi mitici come “Una donna per amico” di Lucio Battisti e
“Strada facendo” di Claudio Baglioni, e che Dori Ghezzi, la vedova
di Fabrizio, ha accolto con entusiasmo. Alla presentazione del disco, ha
detto: «Non mi pongo più la domanda: questo progetto piacerebbe a
Fabrizio? Lui aveva fiducia in me, e tanto basta». Purtroppo,
procedendo nell’ascolto, non sempre il brivido iniziale di “Preghiera in
gennaio” si ripete. Nelle canzoni dove la struttura musicale è più
ripetitiva in modo da far risaltare il più possibile il testo, come
“Rimini” o “Hotel Supramonte”, la forza dell’orchestra arriva quasi a
coprire la voce di Fabrizio. «È un problema che ho sempre avuto da
quando lavoro con voi italiani», ribatte Westley. «Fin dall’inizio, mi
dicevano: tieni alta la voce e abbassa gli strumenti. Ma io sono un
musicista e per me tutti gli elementi hanno la stessa importanza. È una
questione di gusto».
A nostro gusto, allora, la vetta del disco si raggiunge con “Valzer
per un amore”, un valzer che l’orchestra rende ancora più struggente e
dove la voce di Fabrizio si alterna e, in alcuni punti si sovrappone, a
quella di Vinicio Capossela che per una volta rinuncia al suo
birignao offrendo un’interpretazione di grande eleganza. C’è un altro
duetto, quello con Franco Battiato in “Anime salve”. Il cantautore
siciliano interpreta la parte che nella versione originale era cantata
da Ivano Fossati. Il risultato è buono, ma inferiore come intensità a
“Valzer per un amore” e anche alla precedente versione di Battiato di un
altro classico di Fabrizio, “Amore che vieni, amore che vai”.
Un altro punto a favore del disco è la scelta dei brani. Westley ha
detto di aver scoperto De André solo pochi anni fa, grazie a un suo
vicino di barca: «Ogni volta che lo vedevo, mi dava un disco. Ma io non
sapevo quale canzone aveva avuto più o meno successo e comunque, per
questo progetto, la scelta è caduta su quelle che secondo me potevano
rendere meglio con un’orchestra». Il risultato è che dalla scaletta
mancano classici come “La canzone di Marinella” o “La guerra di Piero”,
ma si possono apprezzare in una nuova veste gemme meno note. Una su
tutte, “Tre madri”, dove Fabrizio dà voce allo strazio di Maria e delle
madri dei due ladroni crocifissi con Gesù: davvero da brividi.
«Probabilmente in Italia avrebbero scelto altre canzoni», ha aggiunto
Dori Ghezzi, «ma è anche vero che a Fabrizio si è sempre data più
importanza ai testi rispetto alle musiche. Questa è un’ottima occasione
per valutare il suo operato sotto un altro punto di vista». E infine, la
voce. Tra “Preghiera in gennaio” e “Anime salve” ci sono trent’anni di
differenza, ma le canzoni sembrano incise tutte nello stesso momento: il
lavoro di restauro sui nastri originali è stato dunque davvero
pregevole.
Dori Ghezzi ha aggiunto che le piacerebbe dare un seguito a questo progetto: «C’è
la volontà di far conoscere De André anche all’estero. Pensiamo a un
“Dream n. 2”, con canzoni eseguite da artisti internazionali». La
bellissima copertina di “Sogno n. 1” va in questa direzione: il profilo
di Genova si riflette in quello di Londra, formando una lunga onda
sonora.
Eugenio Arcidiacono