13/12/2010
Annie Lennox, 56 anni portati benissimo, la solita splendida voce.
Il fuoco crepita nel caminetto, eppure da fuori
arrivano refoli di aria tiepida. La temperatura
è quasi estiva, eppure ad Annie Lennox
piace creare l’illusione dell’inverno, galeotto
il suo nuovo disco, A Christmas Cornucopia,
che ha recentemente presentato a Londra.
La cantante scozzese, ex Eurythmics, è stata
a lungo un’icona dal fascino ambiguo; la
carnagione bianchissima, occhi caustici e quel
sorriso vagamente efebico per il quale molti
colleghi andavano pazzi.
Ha compiuto 56 anni; ne sono passati quasi
35 dalla prima incisione, e questo è il sesto
album da solista, realizzato con un’orchestra
di 30 elementi: una raccolta di Christmas carol.
Ma un Cd di canzoni del Natale non stride
con i ricordi della donna di Aberdeen sul
palco mascherata da Elvis Presley o impegnata
a duettare con David Bowie al Freddie Mercury
Tribute Concert nel 1992?
«Sono le canzoni della mia giovinezza, le
cantavo a scuola o in chiesa, lasciandomi sedurre
dalla loro bellezza. Erano anni in cui
pensavo di dar voce alla ragazzina che mi
porto dentro».
– Per questo ha deciso di comporre Universal
Child, unico brano originale del disco?
«È una canzone che riassume l’identità del
disco, cioè la celebrazione dell’infanzia. Pensavo
a tutte quelle creature che crescono in
un mondo difficile come il nostro, dove amilioni
di bambini non viene riconosciuto il diritto
di diventare giovani, poiché privati di assistenza
sanitaria, diritto all’educazione, in
alcune terre persino senza cibo e acqua. L’intero
lavoro è molto condizionato da un incontro
che feci con Nelson Mandela nel
2003, infatti in cinque brani utilizzo il South
African Children’s Choir composto da bambini
di otto anni incontrati grazie alla sua fondazione
44664. I proventi dell’album andranno
nelle casse della mia fondazione (la Annie
Lennox Foundation), che si batte proprio
per sconfiggere la piaga dell’Aids in Africa.
Fu proprio un discorso di Nelson Mandela,
dall’isola-prigione di Robben Island dove fu
detenuto per 26 anni, che mi sconvolse e fece
decidere di fondare l’associazione: Mandela
definiva la pandemia dell’Aids un vero e proprio
genocidio dei nostri giorni».
– Torna il tema dei bambini, nella sua vita e
anche nel suo ultimo disco...
«Nella società dei consumi abbiamo smarrito
alcuni valori fondamentali, persino uno
dei significati più intimi e profondi per lo spirito
umano come il messaggio di pace universale
contenuto nel Natale. Così ho deciso di
rendere omaggio a questo giorno – che tra
l’altro coincide con il mio compleanno – in
cui si celebra la nascita del Figlio di Dio, ma
anche la nascita intesa come un valore simbolico
molto forte. Per questo non posso che
pensare ai bambini di tutto il mondo, proprio
cantando canzoni di Natale chemi riportano
all’adolescenza».
– Le sue due figlie come hanno reagito a
questo disco?
«Tali, che ha 17 anni, è molto presa dalla
sua attività di modella; Lola, tre anni più
grande di Tali, studia musica classica ma ancora
non sa bene dove andare a parare, però
era molto incuriosita dalle mie scelte».
– Canterete insieme le canzoni di A Christmas
Cornucopia il giorno di Natale?
«Passeremo la giornata nella mia casa, e
già mi emoziona l’idea perché, pur essendo
molto unite, le nostre professioni spesso ci
tengono a distanza, però non credo canteremo,
mi immagino delle ore trascorse in modo
normale, forse più intime. Sono una persona
comune, pensa un po’ che non mi piace
andare in tour, credo sia una cosa da maschi
e la lascio fare a loro, io preferisco trascorrere
tempo in casa».
Federico Scoppio