22/01/2013
Un libro più un Cd per ribadire che la guerra alle mafie, al malaffare e alla corruzione si combatte anche con la forza della cultura, delle parole e delle canzoni.
Musica contro le mafie è un’iniziativa originale ed intelligente, l’ultima fuoriuscita dal sempre gravido cilindro della Associazione Libera (alla quale i proventi verranno devoluti), dei curatori Gennaro De Rosa e Marco Ambrosi, di Gennaro Sangiorgi, e di tre editori: la casa editrice Rubettino, l’etichetta discografica Mk Records, e l’associazione AudioCoop.
Un’idea semplice: chiedere ad alcune della firme più significative del pop-rock italiano un libero contributo sull’argomento.
Hanno aderito una sessantina di artisti, assai diversi fra loro per stile e opinioni, ma assolutamente concordi sulla necessità di inviare nuovi segnali alle coscienze degli italiani (giovani in primis) in questa lotta ormai plurisecolare contro il peggiore dei crimini sociali.
Ne è scaturito un mosaico decisamente intrigante e variegato. C’è chi come i Marlene Kunz, ha risposto all’appello proponendo una canzone costruita su un testo di Peppino Impastato (uno dei tanti martiri di questa battaglia) e chi, come Eugenio Finardi, Simone Cristicchi e Roy Paci, s’è limitato a inviare un telegramma di sostegno. C’è chi s’è lanciato in analisi para sociologiche e chi si ha preferito cantare soltanto, chi ha riesumato ricordi privati e chi ha scelto di offrire scampoli di poesie autografe.
Teresa De Sio (Agf).
In ogni caso poca retorica, ma parole alte e appassionate per un
“integratore culturale” in difesa della legalità.
Anche se mancano all’appello i veri big (e certe assenze, dati i fini
dell’iniziativa indubbiamente lasciano l’amaro in bocca), tra i solchi e
le pagine c’è davvero di tutto: molti eroi del rock odierno (oltre ai
succitati anche i Sud Sound System, The Gang, i Perturbazione e molti
altri), grandi firme del rap come Frankie Hi-Nrgy e Raiz, cantautori
intimisti come Cammariere e Roberto Angelini, e stelle del folk d’autore
come Teresa De Sio; barricadieri come i Modena City Ramblers e Andrea
Satta dei Tetes de Bois, sperimentatori come gli YoYo Mundi e Giulio
Casale, perfino goliardi giullareschi come Er Piotta e Paolo Belli.
Ad aggiungere peso e spessore all’iniziativa s’aggiungono anche le
riflessioni dell’antropologo Vito Teti, del giallista Carlo Lucarelli, e
quelle sferzanti dell’instancabile don Luigi Ciotti: “Le mafie creano
il deserto sociale, spogliano i cittadini della dignità della
cittadinanza, dei loro diritti e delle loro responsabilità, non lasciano
altra scelta che l’asservimento intimidito o il silenzio complice. Ecco
allora la bellezza di questi giovani che usano la musica – il più
universale e potente dei linguaggi – quello che un giovane sente
istintivamente proprio – per veicolare messaggi profondi, per cantare e
suonare desideri di giustizia, per scuotere dall’indifferenza,
dall’apatia e dalla rassegnazione”. Pensieri più che condivisibili che
qui s’incarnano in un gran pinzimonio parole e note dove s’intersecano
rabbia e speranza, voglia di riscatto e passione civile. Ma tutto il
campionario di questa iniziativa coopera davvero al bene, giacché, come
già ricordava lo striscione che nel ’78 accompagnava l’ultimo viaggio di
Peppino, “La mafia uccide e il silenzio pure!”.
Franz Coriasco