03/12/2010
La spettacolare scenografia di "Moïse et Pharaon" a Roma.
Mosè di Rossini è giunto per la prima volta all’Opera di Roma nella versione originale francese, Moïse et Pharaon. L’importanza di questa “prima”, che ha coinciso con la prestigiosa inaugurazione della stagione lirica, è consistita soprattutto nella rinnovata presenza sul podio romano di Riccardo Muti, guida assolutamente indispensabile per un’opera siffatta, già da lui presentata con grande successo nel 2003 a Milano.
Muti, refrattario al versante belcantistico rossiniano, trova dunque in Moïse, come pure in Guglielmo Tell, le circostanze più propizie per imporre la propria visione rigorosamente unitaria che associa orchestra e coro in un tutto organico che coinvolge anche i solisti di canto. A cominciare dal protagonista: il basso Ildar Abdrazakov possiede sì intelligenza di canto (ma il trillo che costò mesi di studio al grande De Angelis sarà per un’altra volta) e sensibilità d’interprete, ma forse non l’autorevolezza vocale richiesta. Quella che senza dubbio hanno i suoi avversari egizi, impersonati da Nicola Alaimo (Faraone) e Riccardo Zanellato (Osiride).
Sul versante femminile spicca la prestazione esemplare di Sonia Ganassi, mentre la georgiana Anna Kasyan è apparsa in evidente difficoltà nella grande aria del quarto atto. Completavano decorosamente il cast i tenori Eric Cuttler e Juan Gatell. Sugli scudi il magnifico coro, addrestrato da Roberto Gabbiani. La parte visiva, culminata nello spettacolare attraversamento del Mar Rosso, si è valsa dell’esperienza e della professionalità di Pier’Alli.
Giorgio Gualerzi