19/04/2013
Peppino di Capri, 72 anni (Ansa).
A Capri, nella sua isola, e a Napoli è per tutti il “Maestro”. Nel mondo, un raffinato ambasciatore della musica melodica, lo chansonnier che ha saputo inventare un genere che sposa tradizione e modernità. Sulla breccia da 55 anni, Peppino di Capri riempie ancora i teatri rivelando una vitalità che lo ha da sempre contraddistinto.
Le sue canzoni fanno parte della storia della musica italiana. Intere generazioni hanno cantato e ballato Let’s twist Again, Champagne e decine di altri successi. I classici del suo repertorio, insieme a brani internazionali cantati in inglese, francese e spagnolo sono i protagonisti di “Magnifique Tour”, una serie di concerti che Peppino di Capri ha deciso di regalare al suo pubblico in Italia e all’estero. Sabato e domenica sarà al Teatro Sistina di Roma dove, di recente, si è già esibito ma, a grande richiesta, concede il bis. Ad accompagnarlo un’orchestra di trenta elementi, rigorosamente in smoking, diretta dal figlio Edoardo.
E così Peppino di Capri è tornato in versione live. Una notizia accolta con grande gioia dai fan che non aspettavano altro di rivederla dal vivo nei teatri italiani. Per applaudire Peppino, negli ultimi tempi, c’era infatti solo una possibilità: raggiungerlo nel suo locale di Capri, il Number One.
«Da un po’ coltivavo il desiderio di ritrovare il mio pubblico e di fare uno show stile "Las Vegas". Ora che ho iniziato difficilmente mi fermerò. Dopo Roma, sarò a Napoli e in Canada. E poi, in estate, ancora in Italia anche se i posti dove esibirsi con un’orchestra come la mia non sono molti nel nostro Paese.
Difficile rimanere seduti e non ballare le sue canzoni anche a teatro.
«È vero. È capitato che molti fan non abbiano resistito e si siano messi a ballare. Soprattutto negli ultimi posti».
Sono innumerevoli i riconoscimenti ricevuti nella sua lunghissima carriera. Commendatore della Repubblica, per aver dato lustro alla cultura musicale, le chiavi di Saint Tropez per aver contribuito allo sviluppo del turismo grazie a St. Tropez Twist. E ciliegina sulla torta è arrivato anche un premio alla carriera negli Stati Uniti. A Los Angeles, si è esibito sul palco dei Grammy Museum. Un onore che spetta a pochi eletti.
«Ho provato un’emozione fortissima, indimenticabile. Mentre ero al pianoforte ho ripercorso, come in un film, la mia carriera a partire dal primo grande successo Malatia. Era il 1958. Quanti anni sono passati… Durante il mio soggiorno a Hollywood, ho scoperto che i miei dischi sono i più falsificati al mondo dopo Elvis Presley e Michael Jackson. Ma voi non fatelo. La discografia è in crisi e la pirateria deve essere combattuta».
Detiene con Milva il record di partecipazioni a Sanremo. Ben 15. E’ ancora importante il Festival per la musica italiana?
«Sanremo è sempre Sanremo, ma le canzoni degli ultimi Festival si dimenticano in fretta perché, da un po’ di tempo a questa parte, si privilegia lo show alle canzoni».
C’è un cantante di oggi che stima particolarmente?
«Apprezzo molto Tiziano Ferro. Mi piace sia come timbrica vocale, sia
come compositore. Credo sia una delle voci più originali degli ultimi
tempi. I veri artisti, sono tali, quando si distinguono dagli altri per
stile e personalità. Non basta saper cantare bene».
Come spiega il fatto che la musica degli anni ’60 sia ancora di moda,
mentre molti brani di oggi si dimenticano praticamente subito?
«Perché era semplice. La potevi fischiettare e cantare in qualsiasi
momento. Le canzoni erano orecchiabili e raccontavano storie di vita in
cui ognuno poteva riconoscersi».
Ogni scarrafone è bello mamma soja ma c’è un brano che ama più degli
altri?
«Il sognatore. Sono io in tutto».
Si ricorda quanti album ha fatto?
«Circa 50».
Anche i suoi figli hanno intrapreso una carriera artistica. Edoardo è
musicista, Dario ha scelto di fare l’attore. Ha approvato da subito la
loro decisione?
«Non ho mai cercato di indirizzare le loro scelte. I genitori non
dovrebbero mai interferire nelle decisioni dei loro figli o
condizionarli, solo aiutarli e stare loro vicini»
C’era una sua canzone preferita dai suoi figli?
«Quando erano piccoli, ballavano sulle note delle canzoni di Raffaella
Carrà… E poi a casa non tengo i miei dischi. Sono tutti nello studio di
registrazione che ho a Napoli. Neanche mia moglie conosce tutti i miei
pezzi. Non si porta mai il lavoro a casa. Questo vale anche per gli
artisti».
Anche lei sarà tra gli artisti che domenica a Roma renderanno omaggio a
Franco Califano?
«Non potevo mancare. Canterò il pezzo che abbiamo scritto insieme nel
’73, con cui vinsi il Festival di Sanremo, Un grande amore e niente
più».
Peppino di Capri, Il Sognatore ha ancora sogni nel cassetto?
«Vorrei poter continuare a fare questo lavoro il più a lungo possibile e
conquistare anche il pubblico dei più giovani».
Ed ecco Peppino di Capri a Domenica in nel 2010.
Monica Sala