05/11/2010
I Kings of leon fra gli studenti di una scuola americana.
Strana storia quella dei tre fratelli Followill, alias Kings of Leon. Cresciuti sulle polverose strade del Sud degli States seguendo gli spostamenti del padre, pastore pentecostale. Vita ruvida e precaria, ma verace, che ancora fa capolino nelle loro canzoni, segnandone indelebilmente lo stile.
Una carriera iniziata una decina d’anni fa insieme a un loro cugino, e segnata da una costante crescita, fino al gran botto del precedente Only by the night (6 milioni di copie) cui fa seguito questo Come around sundown, l’album della definitiva consacrazione.
Saranno in Italia a dicembre: attesissimi, poiché questo loro quinto lavoro è concepito proprio per confermarli tra le realtà più solide (in tutti i sensi) del nuovo rock americano. Il quartetto del Tennessee ha levigato gli spigoli vagamente punk degli esordi per approdare ad un mainstream rock che mostra parentele evidenti coi Pearl Jam e Neil Young ed ora anche col l’epica ben strutturata degli U2: chitarre al vento, atmosfere ruspanti che coniugano pancia, cuore e cervello. Come ha da essere per una band stradaiola che mira al bersaglio grosso, ma senza rinnegare il proprio vissuto e la propria essenza.
Franz Coriasco