05/12/2012
I giovani mentre entrano alla Scala, ieri sera, per la prima a loro riservata (Ansa).
Se si guardano i calendari o i comunicati stampa del Teatro alla Scala di Milano la data del 4 dicembre è scritta in rosso, o è seguita da un asterisco. E la ragione è molto semplice: l’inaugurazione “ufficiale” della più attesa stagione lirica del mondo è sempre stata e rimane il 7 dicembre: giorno della festa del patrono della città, Sant’Ambrogio. E si tratta di un evento mondano, riservato a personalità di varia provenienza, a molti personaggi che si vogliono fare notare e basta, e alla così detta “alta società” (il Comune però ha deciso di mettere in vendita i posti invito ai quali ha diritto): “Nessuna città al mondo chiude il proprio centro storico per uno spettacolo inaugurale. Solo a Milano per la Scala succede”, sottolineava Jonas Kaufmann, protagonista maschile del Lohengrin wagneriano di quest’anno, fra il divertito e l’orgoglioso.
Ma da qualche anno Stephan Lissner, il sovrintendente scaligero venuto dalla Francia (e destinato presto a ritornarci, alla testa dell’Opéra de Paris) ha voluto creare una serata diversa. Ed ha aperto la Scala ai giovani: “Rigorosamente fino a 30 anni di età”, come specificato sul sito del Teatro. Con 3 giorni di anticipo su Sant’Ambrogio, e con una recita tutta per loro. Autentica, e con lo stesso cast e lo stesso allestimento della “prima”. Daniel Barenboim, il direttore musicale della Scala, disse una volta in occasione di un’altra “primina”, come viene chiamata: “Sono stato nominato “Maestro scaligero” (fu la prima sua “carica”, ndr), ma solo ora ho capito cosa significasse: la possibilità di essere qui, in mezzo a voi, per questa serata speciale”.
Serata speciale dunque, che si è ripetuta ieri sera, con Lohengrin, l’opera scelta (non senza qualche polemica da parte dei verdiani) per avviare un percorso musicale che, in vista del doppio bicentenario del 2013 (Wagner nacque nel maggio del 1813, Verdi in ottobre) è dedicato ai due sommi. Solo giovani dunque, coinvolti in quel rito della musica e dell’opera che per tanti di loro è una novità.
Jonas Kaufmann in una scena del "Lohengrin" (Ansa).
Lohengrin non è opera “di repertorio”. Ma i giovani, si sa, del
repertorio se ne fanno un baffo. Sono aperti alle novità, visto che
tutto per loro è “novità”. Di brani noti a tutti nel Lohengrin ce n’è
uno solo: ed è la Marcia nuziale. Ma poiché nessuno si è ancora sposato,
anche quella passa nell’inedito. C’è eleganza, addirittura qualche
smoking, molti vestiti da sera per le ragazze, e anche qualcuno che
vuole imitare a tutti costi le ostentazioni del Sant’Ambrogio.
Ma non
manca chi si presenta come alla festa di un amico. Certo, la Scala e
l’opera vengono vissuti come situazioni fuori dall’ordinario. E
all’inno nazionale che Barenboim ha voluto suonare prima dell’attacco
del preludio tutti si alzano in piedi. Negli intervalli i ragazzi
parlano fra di loro, commentano moltissimo, si scambiano idee, e sono
contenti per le molte televisioni che chiedono loro un parere. Un
orchestrale passeggia nel foyer e a sua volta commenta: “Èil più
grande cast wagneriano di sempre”.
“Il coro è stupefacente”, è il parere
di molti. Ed hanno ragione. Mentre qualcuno si improvvisa critico per
non fare la figura del debuttante. Per molti viene anche il momento
della foto ricordo: a fianco del manifesto dell’opera, o della statua di
Rossini. Ma quello che stupisce è il silenzio durante lo spettacolo:
mai udito alla Scala. Le quasi 4 ore di musica tengono il pubblico col
fiato sospeso. Per musicisti e cantanti è una gioia: e quando Kaufmann
svela a tutti di essere il figlio di Parsifal, con filati da brivido,
sembra che il pubblico penda dalle sue labbra e si emozioni.
Alla fine
il successo è grande. I ragazzi applaudono convinti. Ma non è un
pubblico né prevenuto, né di bocca buona. Sentite cosa ci ha detto
Francesco, 20 anni e una grande passione per gli studi classici ed il
latino, dello spettacolo e della regia di Claus Guth.
Giorgio Vitali