15/03/2012
Alcuni professori d'orchestra de "I Pomeriggi Musicali" in un salone affacciato sul Duomo di Milano.
Ha fruttato a Toni Servillo il "51° Grand Prix come migliore attore" al Festival Internazionale di Sarajevo. E al compositore Giorgio Battistelli una menzione speciale. Dal 16 al 18 marzo torna a Milano al Piccolo Teatro per una nuova serie di rappresentazioni, prima di un tour al Sud d'Italia. Parliamo di Sconcerto, un evento scenico che è al tempo stesso musica, teatro, monologo e dialogo, scritto da Franco Marcoaldi. Un concerto "acefalo e mancato", racconta l'attore, che dà voce al "disagio morale, ideologico e politico di un Paese che sembra ormai sotto narcosi". Inevitabile il confronto a distanza con Prova d’orchestra, il famoso film di Fellini. Perché anche in Sconcerto il protagonista-direttore ha di fronte un’orchestra, vera in questo caso, e impegnata a eseguire, seguendo il flusso delle parole e dei gesti di Servillo, la musica di Battistelli, ma anche echi di Brahms e onomatopee tratte dalla vita di ogni giorno.
Non è la prima volta che Battistelli si cimenta con i suoni del quotidiano. In Experimentum mundi
mise in scena gli artigiani (veri) di un paesino, impegnati nei gesti e
nei suoni del loro lavoro. E qui?, gli domandiamo: “Possiamo dire che
si tratta del rovesciamento della situazione di Prova d’orchestra
di Fellini. Qui è il direttore-attore che non vuole più suonare, che si
prende un momento di sospensione. L’orchestra lo sprona, vede in lui la
figura dell’armonizzatore del mondo, lotta perché la musica non
finisca. La musica ha una funzione salvifica ed è un segno di ottimismo
per la società, risposta alle mille domande. Non per nulla è
musica scritta d’oggi, ma anche musica che, attraverso le variazioni su
un tema di Brahms, celebra il passato”.
L’orchestra in Sconcerto ha un’importanza fondamentale. Ed I Pomeriggi Musicali di
Milano si trovano alle prese con una situazione molto differente dal
normale concerto: “Ce ne vorrebbero di situazioni come questa! –ci dice
Sergio Casesi, la tromba dell’orchestra – perché noi dobbiamo rispondere
in modo creativo alle provocazioni verbali di Servillo. E’ un po’ come
il jazz: partiamo dalla partitura, ma il nostro ritmo lo misuriamo anche
sui tempi e le emozioni dell’attore”. A dare al tutto un senso,
espressivo e teatrale, la bravura di Servillo.
Reduce dalla drammatica esperienza in Grecia, che lo ha visto assistere alla morte del regista Theo Angelopolus durante le riprese di un film,
Servillo è ancora sotto choc, ed ha difficoltà a parlare con i
giornalisti. Ma non con il pubblico, e non per inseguire i pensieri
inquietanti di un direttore che è metafora del nostro presente.
Giorgio Vitali